Mafia, il summit segreto tra i due "capi": «Ragioniamo da imprenditori»

Mafia, il summit segreto tra i due "capi": «Ragioniamo da imprenditori»
di Roberta GRASSI
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Mercoledì 24 Maggio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18:38

Un summit clandestino, per stabilire le strategie della nuova Sacra corona unita. Un incontro segreto che sancirebbe un contatto con il clan Pepe (Briganti e Padovano secondo l’accusa erano già vicini ai Tornese - Politi) e in cui ancora una volta emergerebbe la strategia di inabissamento dei clan. E la loro propensione per la pax sociale. Una quiete in grado di risparmiare ai “sodali” il rischio di finire carcere e di subire condanne pensanti. Unica condizione per poter continuare a infiltrarsi nelle attività legali, oltre a gestire il narcotraffico senza destare scalpore. 

Il proclama contro la violenza

«La violenza l’ho sempre odiata, perché giustamente cerchi sempre alla fine... (…) quando ci vuole ci vuole, però... (…) invece di avvertirlo due volte un “cristiano” lo avverti sei! Perché quelle cose non portano mai a niente... (…) prima era diverso, cioè si vedono le persone di prima dove stanno... (…) si vede eh, le persone di prima che ragionavano poco cioè si vede dove stanno, chi ha l’ergastolo...», è l’intercettazione “chiave” per gli investigatori, una sorta di vademecum del nuovo mondo “organizzato”. L’affermazione è attribuita a un elemento di vertice. 
Il summit è recente, se si considera che le indagini hanno riguardato anche fatti più datati.

Risale al gennaio 2020. Saulle Politi, colui il quale è ritenuto al vertice del clan, è in carcere. Il suo “vice”, per gli inquirenti, Gabriele Tarantino, incontra Antonio Marco Penza, a cui viene attribuito ruolo di vertice dell’altro gruppo. I carabinieri del Ros che stanno indagando, con il coordinamento del pm della Dda, Carmen Ruggiero, riescono a conoscerne il contenuto, tramite videoriprese. 

Gli accordi 

Stando alle registrazioni, si parla del più e del meno, di stress e di tute da inviare per regalo. Poi si entra nel merito: «Come stanno le cose con Carmiano?» chiede Tarantino. Si parla poi di equilibri e della volontà di mantenere buoni rapporti. Anche di come gestire le conversazioni: «Non dobbiamo far parlare». E poi ancora: «Se un ragazzo mio o un amico mio parla di Gabriele, o di Maurizio io lo uccido, non lo sentirai mai. Un ragazzo mio non parla di nessuno, fa le cose». 
«Quante volte - proseguono - o quante volte gli dici non parlate con il telefono, lasciate il telefono, non parlate nelle macchine». I due si sarebbero confrontati anche sui telefoni criptati, nuovo metodo per “coprire” le conversazioni: «Io questi li compro a loro, mille e seicento euro». Quindi il timore di finire in carcere: «Io sto temendo questo periodo». E la volontà di evitare rischi con le forze dell’ordine: «Ho impostato la situazione - si dice - ho cercato di equilibrare il più possibile». Ci si confronta ancora sul business più redditizio, il traffico di droga. Per stabilire territori e competenze, dice l’accusa. E infine sugli altri affari. Per concludere con l’affermazione che racconterebbe del salto della Scu nell’economia legale: «Ormai - dice Tarantino - devi ragionare da imprenditore, perché se ragioni da menato, strada non ne fai». 

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