Il clan e il consenso sociale: punirono i responsabili dopo la rapina a casa dell'imprenditore

Il clan e il consenso sociale: punirono i responsabili dopo la rapina a casa dell'imprenditore
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Mercoledì 17 Maggio 2023, 14:00 - Ultimo aggiornamento: 14:02


Il consenso sociale del clan. Altro capitolo dell'inchiesta sulla Sacra Corona Unita e sfociata all'alba di lunedì nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 16 persone, è il "consenso sociale" di cui godeva l'organizzazione e l'elevata forza di intimidazione nei riguardi della collettività, soprattutto all'interno dei territori di operatività. Il clan finito sotto la lente degli investigatori è quello riconducibile secondo le indagini a Saulle Politi, con influenze principalmente su Monteroni e Carmiano, ma estensioni anche su Porto Cesareo, Gallipoli, Arnesano, San Pietro in Lama, Veglie. 

Le richieste di tutela


Nell'ordinanza emergono fatti che danno conto della singolare, ma significativa, iniziativa di persone comuni di rivolgersi ad alcuni indagati per ottenere "tutela".

In particolare, uno degli episodi, è riferito alla ricerca e punizione dei responsabili della rapina presso l'abitazione di Daniele Carrozzo, a Carmiano, compiuta il 13 febbraio 2017 secondo la ricostruzione degli inquirenti - da due soggetti travisati con passamontagna ed armati di pistola.  I due rapinatori, dopo essersi introdotti all'interno dell'abitazione dell'imprenditore e presidente del Consiglio Comunale di Carmiano, presero di mira la moglie e la figlia minore dell'uomo, e sotto la minaccia delle armi, le due donne venivano legate e imbavagliate dai malviventi i quali si facevano consegnare 10mila euro in contanti ed oggetti in oro. Gli autori della rapina si sarebbero poi dileguati a bordo di una Renault Clio di colore bianco.


Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, il fatto non passò inosservato, e dall'attività di intercettazione a carico di Manuele Sperti, emergeva il suo interessamento al fine di individuare i responsabili della rapina, rivolgendosi ai partecipi del clan e recandosi direttamente da Saulle Politi per informarlo del grave episodio accaduto. Il 14 febbraio 2017 i fratelli Manuele e Raffaele Sperti si confrontarono sulle modalità con le quali era stato consumato il delitto e le indicazioni fornite dalla moglie di Carrozzo, in merito alle caratteristiche fisiche degli autori e rappresentando la circostanza che la donna sarebbe stata in grado di riconoscerli tanto che ne dava una descrizione, indicandone uno come alto e magro e un altro più basso e robusto. Successivamente sarebbe poi avvenuto l'incontro tra Sperti e Politi, a casa di quest'ultimo a Monteroni.

Le intercettazioni

Appena due giorni dopo, il 16 febbraio, gli autori della rapina erano stati individuati, e dalle intercettazioni degli inquirenti, emergeva che Sperti, in una conversazione con un altro uomo, riferiva di sapere che i responsabili della rapina fossero noti e che uno di essi fosse addirittura il cugino della vittima. Sperti, secondo gli investigatori, a questo punto aveva dato il permesso a Carrozzo di intervenire nei confronti dei responsabili: "a Daniele ... ah ... imprecazione ... () io gli ho detto... gli ho detto di prenderli ... prendili, prendi tuo cugino, gli ho detto ... lo prendi e lo metti in ginocchio e gli dici io so tutto ... la prossima volta che ...". Emergeva inoltre, nell'occasione, un particolare inedito: il denaro rubato ammontava a 50mila euro e non a 10mila così come denunciato dalle vittime. A distanza di un mese dal fatto, Carrozzo e la moglie, si presentarono dai carabinieri e denunciarono quelli che secondo loro erano i responsabili della rapina. Poi, a distanza di circa un anno, l'11 febbraio 2018 - come emerso dagli atti - nei pressi dell'abitazione di uno dei sospetti autori della rapina, venne fatto esplodere un ordigno. Fatti e atteggiamenti del clan, non isolati secondo la narrazione degli investigatori, che come evidenziato nell'ordinanza avrebbero interessato tra il 2017 e il 2019 anche altre persone e alcuni casi di furti d'auto.

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