Monteroni, l'interesse del clan per la politica: la partita dei voti

Monteroni, l'interesse del clan per la politica: la partita dei voti
di Roberta GRASSI
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Martedì 23 Maggio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 19:48

Il capitolo è quello dedicato al cosiddetto “controllo del territorio”. Si parla di politica, in particolare dell’interesse degli esponenti Scu alle dinamiche locali, così come evidenziato più volte, in generale, dagli inquirenti anche in riferimento ad altri casi.


Salto di qualità: la Scu sbarca nell’economia legale, si è ribadito nei report annuali, ma guarda anche alle questioni “amministrative” per tentare di condizionarle. Non è detto, poi, che ci riesca. Secondo quanto emerso dagli accertamenti dei carabinieri del Ros di Lecce, coordinati dal pm Carmen Ruggiero, Gabriele Tarantino, il “vice” di Saulle Politi nel territorio di riferimento (Monteroni - Carmiano - Arnesano e dintorni), avrebbe seguito, mentre era agli arresti domiciliari, gli sviluppi delle elezioni comunali del 20 e 21 settembre 2020. 

Le fonti di prova non permettono di dimostrare interferenze

Le fonti di prova acquisite, tuttavia, non permettono di dimostrare alcuna interferenza reale nel libero esercizio del voto sulla base di un accordo pregresso. Si tratta di uno scenario ritenuto comunque «inquietante» da chi ha indagato, un quadro in cui alcuni candidati avrebbero ricercato il contatto con l’organizzazione competente sul territori. Si discute nelle intercettazioni di richieste di voto avanzate da qualcuno anche direttamente a persone detenute agli arresti domiciliari. 
II clan, poi, è riportato negli atti di indagine, avrebbe stabilito a chi destinare il proprio consenso. E avrebbe in qualche caso censurato alcune affermazioni fatte in pubblico. Ad esempio la dichiarazione resa in precedenza da altri esponenti politici che avevano definito provocatoriamente Monteroni «paese mafioso». 
Nelle chiacchierate private, comunque ascoltate nel corso delle indagini, Gabriele Tarantino avrebbe rivelato la sua intenzione di voto.

Impossibile comprendere se la manifestazione di intenti si sia poi tradotta in fatti. Dovendo per altro aggiungere che, qualora così fosse, non ci sarebbe alcun illecito da rilevare. 

Gli apprezzamenti espliciti ai politici

Gli investigatori tuttavia non hanno potuto fare a meno di cogliere alcuni apprezzamenti rivolti ai politici locali o aspiranti tali. E di attestare alcune “visite private” fatte al presunto capo clan in periodo elettorale. 
«Speriamo che andate voi», era stata la risposta. «Tutti - ribatte il candidato - ripeto ci siamo messi contro la politica degli ultimi 40 anni, tutti i vecchi volponi di una volta, tutti contro li teniamo, abbiamo fatto una bella squadra, pure». 
Non ci sono gli estremi per sostenere che l’esito del voto sia stato condizionato. Nessun elemento per asserire che vi siano state irregolarità. Quanto basta per affermare, per l’accusa, che il controllo del territorio da parte dei presunti esponenti dell’associazione mafiosa passasse anche per l’attenzione verso materie che in tempi passati erano completamente estranee alle dinamiche criminali. 

I report e il condizionamento sulle elezioni locali 

A riprova di quanto affermato, ad esempio, nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario dal procuratore generale Antonio Maruccia, che si è soffermato sul punto nella sua relazione, sottolineando come dalle inchieste sia spesso emerso il «tentativo - si legge - da parte delle organizzazioni criminali di influenzare l’esito delle elezioni comunali, soprattutto nei comuni di piccole dimensioni, al fine di assicurarsi appoggio politico amministrativo al clan». 
Se la politica non risponde, non si può parlare di «scambio elettorale politico mafioso», come invece avvenuto altrove, sempre nel Salento. E se non risultano condizionamenti diretti, non è il caso di attivare controlli sull’operato amministrativo, come successo in altre municipalità (Neviano, per dirne una) laddove i campanelli d’allarme hanno portato all’insediamento della commissione prefettizia di accesso agli atti che ha valutato lo scioglimento del consiglio comunale.

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