Referendum costituzionale, il sindaco Salvemini dice "no" al taglio dei parlamentari: «Non risolverà i problemi del nostro Paese»

Referendum costituzionale, il sindaco Salvemini dice "no" al taglio dei parlamentari: «Non risolverà i problemi del nostro Paese»
3 Minuti di Lettura
Martedì 15 Settembre 2020, 11:45 - Ultimo aggiornamento: 12:16

«No convinto al taglio dei parlamentari. Tagliare il numero dei parlamentari non risolverà un solo problema del nostro Paese». A motivare il suo voto contario al referendum costituzionale su cui gli elettori sono chiamati a esprimersi nell'election day del 20 e 21 settembre è il sindaco di Lecce Carlo Salvemini.

Il primo cittadino del capoluogo salentino, attraverso una nota articolata, chiarisce le ragioni che lo spingono a votare contro il testo della legge costituzionale che modifica gli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione, prevedendo il taglio complessivo di 345 poltrone in Parlamento: 115 senatori e 230 deputati.

«Rendere nota pubblicamente la mia posizione è una responsabilità politica per il ruolo che ricopro. Una premessa, doverosa: si possono legittimamente avere posizioni diverse. Non c'è ragione di giudicare con argomenti liquidatori chi la pensa diversamente (anche il fronte dei costituzionalisti è diviso); non c'è in questo voto nessun scontro epocale.  Del resto, non potrei mai sentirmi avversario di tanti bravi sindaci che hanno dichiarato il proprio voto favorevole. O di chi - anche nella mia maggioranza - farà altra scelta» ha scritto il sindaco in un lungo post su Facebook.

Ciò detto non trovo sufficienti motivi per votare SÌ al referendum. Ce ne sono invece diversi a mio avviso per esprimere il mio convinto NO ad una riduzione del numero dei parlamentari.

Non mi sento un conservatore. Ritengo giusto che le forme della rappresentanza democratica possano evolvere (in senso più inclusivo). Ritengo doveroso mettere in discussione la "perfezione" del nostro bicameralismo. Ritengo necessario discutere dell'efficienza del processo legislativo, ad oggi lento, farraginoso, inadeguato alla gestione delle sfide della modernità, così come delle emergenze nazionali (la storia recente ce lo dimostra).

Fu per questo che nel 2016 sostenni convintamente la proposta di riforma costituzionale del Parlamento e del Titolo Quinto, poi bocciata dagli elettori. La differenza tra ieri e oggi è che nel 2016 c’era il tentativo di aggiornare la nostra democrazia parlamentare, in un disegno organico. Non estemporaneo - ha aggiunto Salvemini - Il quesito che ci verrà proposto domenica prossima non risponde a queste necessità. Ma è semmai funzionale al "superamento della democrazia rappresentativa". Obiettivo dichiarato dei promotori Appare, più che altro, l'espressione finale, culminante, del discorso politico che ha dominato - egemonizzato - il decennio alle nostre spalle. Il frutto di una cultura politica nella quale non mi riconosco».

Un "movimento" d'opinione (ben più largo e articolato del M5S), come lo definisce Salvemini, che partito da una critica legittima ai partiti e alle inefficienze del Parlamento, secondo il sindaco di Lecce finisce per scagliarsi contro il sistema della rappresentanza istituzionale in sé.

«Con argomenti deboli (risparmio di stipendi, taglio di poltrone) e senza proporre soluzioni per superare le criticità reali del nostro sistema istituzionale - conclude - Tagliare il numero dei parlamentari non risolverà un solo problema del nostro Paese.  Potenzialmente, nell'attuale disfacimento delle organizzazioni politiche complesse, ne creerà di nuovi, finendo per favorire quanti, singolarmente, saranno più attrezzati per affrontare sfide elettorali su basi territoriali più estese rispetto ad ora.

Per me quindi ci sono diversi motivi per votare NO. Non ne trovo di sufficienti per votare SI».

© RIPRODUZIONE RISERVATA