Si erano conosciuti più o meno un anno fa sui social e avevano iniziato a scriversi. Un'amicizia, la loro, che era cresciuta nel tempo fino a trasformarsi in qualcosa di più. Sonia Di Maggio, forse stanca di quel fidanzato che - si è saputo solo dopo - non la trattava per niente bene e anzi più volte l'aveva picchiata, era alla ricerca di qualcuno che potesse amarla davvero. Ed era arrivato Francesco Damiano, 29 anni. Un ragazzo onesto, carpentiere, suo coetaneo. Ma soprattutto Francesco la trattava bene, era dolce.
Così, quando quattro mesi fa la storia con Salvatore era finita, a Sonia è sembrato quasi naturale avvicinarsi a lui. E così è nato l'amore. Stavano insieme da poco più di un mese e progettavano una vita nella stessa casa. Sonia - piccoli lavori saltuari - era arrivata nel Salento dalla sua Rimini prima di Natale per conoscere la famiglia di lui e iniziare una convivenza. Stavano preparando le carte, come si dice in questi casi, per trasferire a Minervino la residenza di lei. Sonia sarebbe partita tra qualche giorno per poi tornare, questa volta per sempre. Un progetto, però, che non è riuscita a realizzare.
Francesco non se ne fa una ragione. Non è riuscito a difendere questo amore, a salvare la sua Sonia morta dissanguata lunedì sera davanti ai suoi occhi dopo aver ricevuto venti coltellate. Alcune letali, alla gola. Ma ha messo gli investigatori sulla pista giusta: sin dall'inizio, non ha avuto dubbi sull'identità dell'aggressore che aveva visto sui social. Ha fornito il suo numero di telefono, che poi si è scoperto aver agganciato, alle 18.56, la cella di Cerfignano, che copre anche Specchia Gallone. Lo ha riconosciuto. Negli ultimi giorni, poi, come ha confermato il questore Andrea Valentino, aveva minacciato anche lui.
«Non accettava che lei lo avesse lasciato, le mandava messaggi», dice Francesco, ancora sotto choc, dopo aver raccontato tutto quello che sapeva su quella relazione malata agli investigatori.
Presi alla sprovvista, i due fidanzati non hanno avuto né il tempo né la lucidità di reagire. «Ha fatto quello che voleva fare - conclude Francesco con rassegnazione - ed è scappato».
È stato lui stesso a chiamare prima il 118, in un disperato tentativo di salvare Sonia che sanguinava, poi le forze dell'ordine e infine la mamma e il fratello che sono corsi per strada. All'arrivo dei soccorsi, per Sonia non c'era più nulla da fare: aveva perso troppo sangue ed era già morta. Francesco ha dato subito indizi precisi agli uomini del commissariato di Otranto che si sono messi sulle tracce del fuggitivo. Con la collaborazione anche dei carabinieri della compagnia di Maglie, il territorio è stato presidiato: pattuglie sulle vie di fuga, nelle stazioni, alle fermate dei bus. Sotto controllo anche gli alberghi. Solo a notte fonda, tornato a casa, Francesco ha liberato il suo dolore. «Non ci siamo detti nulla - racconta la mamma di Francesco, Maria Teresa - ma quando è tornato a casa ha pianto. Ci siamo trovati coinvolti in qualcosa di imprevedibile, grave. Qualcosa più grande di noi».