L’agguato a Carbonara e l’ipotesi: «Uno scontro tra giovani leve dei clan Strisciuglio e Capriati»

L’agguato a Carbonara e l’ipotesi: «Uno scontro tra giovani leve dei clan Strisciuglio e Capriati»
di Luigi LUPO
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Giovedì 4 Aprile 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 09:32


Nel quadro di rivalità tra giovani rampolli dei clan, spesso spinti da facili e pericolosi entusiasmi, si inserisce la sparatoria della notte di giovedì scorso a Carbonara (Bari). Due i feriti, di 19 e 20 anni, incensurati, colpiti uno alla gamba e uno all’addome, probabilmente al termine di una discussione per la gestione degli affari nelle discoteche del territorio. I colpi sono partiti intorno alle 4 nella centralissima piazza Umberto, snodo centrale del quartiere dove comandano gli Strisciuglio, con il sottogruppo dei Baresi, e gli ex Di Cosola. Ma che è sempre terreno di conquiste per i clan. Uno scontro tra la “paranza” delle due cosche degli Strisciuglio e Capriati degenerato. Secondo la ricostruzione della Dda, Raffaele Capriati si sarebbe inserito nella discussione e avrebbe cercato di mettere una pezza tra le tensioni della mafia giovanile. Un episodio che potrebbe avere un collegamento con la sua morte.

Le giovani leve

E sono proprie le giovani leve delle cosche a preoccupare gli inquirenti.

Senza un vertice comune ma con forti tensioni tra le fazioni: così si presenta il frastagliato panorama della criminalità organizzata a Bari nell’ultima relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia. Che ha tracciato, relativamente all’ultimo semestre del 2022, una mappa della mafia barese che conta 10 grandi clan, con all’interno sottogruppi composti perlopiù da grandi famiglie. Ognuno ha il controllo di uno o più quartieri della città ma spesso i loro tentacoli si estendono fino a coprire la provincia. Un quadro di cosche in uno stato di tregua tra di loro ma che spesso vengono alle mani.

Lo aveva ribadito all’antimafia nazionale anche il comandante provinciale dei carabinieri: «Le forti tensioni e i conflitti tra i vari clan periodicamente, sfociano nella commissione di omicidi finalizzati a contrastare le consorterie avversarie. I fatti di sangue che si sono verificati sono infatti sintomatici dei diversi accesi contrasti tra le fazioni, la causa dei quali deve ritrovarsi proprio nell’attuale assenza di organizzazioni verticistiche e nella presenza, invece, di gruppi criminali che si contendono il territorio per il controllo e la gestione delle più importanti piazze di spaccio e delle estorsioni. In questo ambito, si inserisce l’azione criminale di soggetti anche di giovane età, meno professionali ma più pericolosi, che tentano di insinuarsi nelle aree di influenza di altri sodalizi, oppure di conquistare nuovi spazi di intervento in seno a quelle di appartenenza». Parole che sembrano rimarcare quanto sta emergendo dalle indagini per l’uccisione di Raffaele Capriati, freddato a Torre a Mare lo scorso lunedì di Pasquetta. Ma è a San Paolo che le fibrillazioni sono più intense.

I conflitti tra clan

Gli Strisciuglio sarebbero in conflitto con i Vavalle ma anche con un altro gruppo. «Sempre nel contesto criminale del quartiere San Paolo, l’attività investigativa conclusa il 27 settembre 20222 ha messo in luce i conflitti esistenti tra il sodalizio egemone degli Strisciuglio e il clan Misceo-Montani». I Montani sono citati nelle carte dell’inchiesta “Codice interno”: a loro, tramite l’intermissione della “zia Bruna”, Giacomo Olivieri avrebbe chiesto voti per far eleggere la moglie, Maria Carmen Lorusso, in cambio di favori. Il clan Montani, sodale dei Misceo, avrebbe perso la costola dei Telegrafo, schieratisi con gli Strisciuglio prima che i due fratelli boss, Donato e Arcangelo, decidessero entrambi di collaborare con la giustizia. E così il 19 marzo 2022 due presunti appartenenti ai Telegrafo sarebbero stati uccisi dagli ex “colleghi”. I Misceo, dal canto loro, devono anche fronteggiare «le conflittualità con i Mercante e con i Diomede»: al centro della contesa sempre il controllo e la supremazia nel rione San Paolo.

Le costole degli Strisciuglio sono in fermento. «I diversi gruppi subordinati – spiega la relazione della Dia al Parlamento – sono spesso in competizione tra loro, nutrono persistenti mire espansionistiche. Basti pensare all’annosa e perdurante criticità relativa ai rapporti con il gruppo criminale, egemone nel più volte citato quartiere San Paolo, che già in passato aveva appoggiato l’ala scissionista del gruppo Di Cosimo – Rafaschieri, intenzionata a sottrarsi all’egida dei Parisi-Palermiti nel controllo del rione Madonnella». Dal rione San Paolo i percorsi mafiosi baresi si spostano al quartiere San Girolamo, zona litoranea a nord della città: qui gli Strisciuglio comandano, tramite il gruppo dei Campanile, dopo una lunga contesta con i Capriati, i “leader” del borgo antico. I Capriati, nati dalle scorribande del leader Tonino, sono federati con i Diomede – ex Mercante: vivono di forti tensioni interne ma devono anche guardarsi le spalle dagli attacchi degli Strisciuglio e dei Parisi-Palermiti, che hanno la loro base operativa a Japigia.

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