Foibe, nuova provocazione del sindaco Mellone: «Chiudiamo l'Anpi». Fiume di reazioni, ma sotto tiro finisce Emiliano

Foibe, nuova provocazione del sindaco Mellone: «Chiudiamo l'Anpi». Fiume di reazioni, ma sotto tiro finisce Emiliano
di Paola COLACI
10 Minuti di Lettura
Martedì 11 Febbraio 2020, 11:49 - Ultimo aggiornamento: 12 Febbraio, 12:14
«Rendiamo onore ai martiri delle foibe. Chi rifiuta di riconoscere le dimensioni di questa tragedia deve solo vergognarsi. Anpi Lecce deve essere chiusa perché rappresenta un pericolo per la democrazia». E Pippi Mellone ci ricasca. Il sindaco di Nardò finisce nuovamente nell'occhio del ciclone per le sue esternazioni troppo assimilabili, secondo i più, al pensiero di quella destra estrema dalla quale proviene e che non ha mai rinnegato. Questa volta a scatenare la valanga di polemiche e indignazione è un post pubblicato sulla sua pagina Facebook. Una nota nella quale, oltre a ricordare il massacro delle Foibe, Mellone chiede a gran voce la chiusura dell'Associazione nazionale partigiani italiani. Il primo a prendere le distanze da questa istanza è Michele Emiliano, in ottimi rapporti (anche d'alleanza) con Mellone. «L'Anpi si è guadagnata il diritto all'esistenza perenne col sangue dei partigiani», ricorda il governatore al suo alleato. Poi in campo scende la stessa Anpi: «I fascisti vorrebbero difendere la democrazia: una cosa mai vista in natura e nella storia». Ed è bufera.
Il post incriminato è apparso lo scorso lunedì sulla pagina social del sindaco. «La comunità di Nardò rende onore ai martiri delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata ha scritto Mellone - Chi ancora oggi rifiuta di riconoscere questa tragedia e reclama l'oblio per Norma Cossetto e altre vittime dei comunisti titini deve solo vergognarsi». Dunque, l'affondo all'Anpi: «Mi riferisco all'anonima Anpi Lecce, una sigla dietro la quale si nascondono uomini e donne fuori dal tempo e dalla civiltà. L'Anpi Lecce dev'essere chiusa al più presto, perché rappresenta un pericolo per la democrazia». Infine, la chiosa patriottica: «Onore all'Italia, onore a chi è morto nel nome della bandiera, onore a tutte le vittime dell'odio». Esternazioni perfettamente in linea, a detta di molti, con il saluto romano con cui Casapound nel 2017 proprio a Nardò commemorò Sergio Ramelli, giovane di estrema destra ucciso nel 1975. Iniziativa alla quale prese parte proprio Mellone. Ora, a distanza di quasi tre anni, il nuovo capitolo. E la richiesta di chiusura dell'Anpi. Istanza che nei giorni scorsi aveva avanzato il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri a seguito dell'intitolazione - decisa dal Comune di Lecce - di una strada di Lecce a Norma Cosetto. Medaglia d'oro che Anpi aveva definito «presunta vittima delle foibe».
A replicare per primo a Mellone nelle scorse ore è stato il presidente Emiliano. Pur senza mai fare il nome del sindaco che lo aveva sostenuto alle primarie di gennaio e con cui nel corso degli ultimi anni ha stretto una alleanza di ferro, il governatore ha bacchettato: «L'Anpi si è guadagnata il diritto all'esistenza perenne col sangue dei partigiani di tutti gli orientamenti politici che lottarono e vinsero la guerra di Resistenza».  Poi, il riferimento al caso Anpi: «L'espressione da parte di chiunque e quindi anche di Anpi Lecce di una opinione libera non può avere mai come conseguenza la negazione della libertà di opinione. Non si chiude la sede e non si spegne la voce di chi non si condivide, ma solo di coloro che ricostituiscono il partito fascista e usano la violenza come metodo di lotta politica». «Ritorno al fascismo» a cui ha fatto riferimento anche Anpi Lecce sottolineando come «la scorsa notte siano apparsi in quel paese striscioni proditori degli amichetti di Mellone di CasaPound in pieno centro. Questo sindaco è proprio andato oltre. Che dire? Non risponderemo con l'odio ma con la cultura, la conoscenza, i valori di solidarietà, la crescita civile». Nel pomeriggio di ieri, infine, la sottolineatura di Mellone per meglio specificare il suo pensiero: «Era solo una provocazione» ha dichiarato in un'intervista al sito Primato nazionale. Ma ormai la miccia è stata accesa. Sempre nella stessa intervista Mellone ha così descritto i suoi rapporti con Emiliano: «Ho rapporti di tenore istituzionale, continuerò ad averne fino al voto in primavera, e lo farò con i prossimi governatori negli anni a venire. Non sono mancate occasioni in cui ho condiviso più le posizioni di Emiliano rispetto a quelle di esponenti del presunto centrodestra. Nel corso di questi quattro anni il governatore è stato un interlocutore importante. Poi sull'Anpi come su altre questioni non abbiamo identità di vedute».

"Rendiamo onore ai martiri delle foibe chiudiamo l'Anpi Lecce". Un post del sindaco di Nardò, Pippi Mellone, è finito al centro della polemica sulla ciclicamente dibattuta questione delle Foibe.
Mellone, che non ha mai nascosto la sua provenienza politica e le sue simpatie per l'estrema destra, torna alla carica con un post sulla sua pagina Facebook in cui oltre a rendere onore ai martiri delle Foibe chiede la chiusura dell'Anpi, Associazione nazionale partigiani italiani: "La comunità di Nardò rende onore ai martiri delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata. Chi ancora oggi rifiuta di riconoscere le dimensioni di questa tragedia e reclama l'oblio per Norma Cossetto e altre vittime dei comunisti titini deve solo vergognarsi. Mi riferisco, in particolare, all'anonima Anpi Lecce, una sigla dietro la quale si nascondono uomini e donne fuori dal tempo e dalla civiltà".
 
Il post incriminato è apparso lo scorso lunedì sulla pagina social del sindaco. «La comunità di Nardò rende onore ai martiri delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata ha scritto Mellone - Chi ancora oggi rifiuta di riconoscere questa tragedia e reclama l'oblio per Norma Cossetto e altre vittime dei comunisti titini deve solo vergognarsi». Dunque, l'affondo all'Anpi: «Mi riferisco all'anonima Anpi Lecce, una sigla dietro la quale si nascondono uomini e donne fuori dal tempo e dalla civiltà. L'Anpi Lecce dev'essere chiusa al più presto, perché rappresenta un pericolo per la democrazia». Infine, la chiosa patriottica: «Onore all'Italia, onore a chi è morto nel nome della bandiera, onore a tutte le vittime dell'odio». Esternazioni perfettamente in linea, a detta di molti, con il saluto romano con cui Casapound nel 2017 proprio a Nardò commemorò Sergio Ramelli, giovane di estrema destra ucciso nel 1975. Iniziativa alla quale prese parte proprio Mellone. Ora, a distanza di quasi tre anni, il nuovo capitolo. E la richiesta di chiusura dell'Anpi. Istanza che nei giorni scorsi aveva avanzato il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri a seguito dell'intitolazione - decisa dal Comune di Lecce - di una strada di Lecce a Norma Cosetto. Medaglia d'oro che Anpi aveva definito «presunta vittima delle foibe».
 

A replicare per primo a Mellone nelle scorse ore è stato il presidente Emiliano. Pur senza mai fare il nome del sindaco che lo aveva sostenuto alle primarie di gennaio e con cui nel corso degli ultimi anni ha stretto una alleanza di ferro, il governatore ha bacchettato: «L'Anpi si è guadagnata il diritto all'esistenza perenne col sangue dei partigiani di tutti gli orientamenti politici che lottarono e vinsero la guerra di Resistenza».  Poi, il riferimento al caso Anpi: «L'espressione da parte di chiunque e quindi anche di Anpi Lecce di una opinione libera non può avere mai come conseguenza la negazione della libertà di opinione. Non si chiude la sede e non si spegne la voce di chi non si condivide, ma solo di coloro che ricostituiscono il partito fascista e usano la violenza come metodo di lotta politica». «Ritorno al fascismo» a cui ha fatto riferimento anche Anpi Lecce sottolineando come «la scorsa notte siano apparsi in quel paese striscioni proditori degli amichetti di Mellone di CasaPound in pieno centro. Questo sindaco è proprio andato oltre. Che dire? Non risponderemo con l'odio ma con la cultura, la conoscenza, i valori di solidarietà, la crescita civile».

Nel pomeriggio di ieri, infine, la sottolineatura di Mellone per meglio specificare il suo pensiero: «Era solo una provocazione» ha dichiarato in un'intervista al sito Primato nazionale. Ma ormai la miccia è stata accesa. Sempre nella stessa intervista Mellone ha così descritto i suoi rapporti con Emiliano: «Ho rapporti di tenore istituzionale, continuerò ad averne fino al voto in primavera, e lo farò con i prossimi governatori negli anni a venire. Non sono mancate occasioni in cui ho condiviso più le posizioni di Emiliano rispetto a quelle di esponenti del presunto centrodestra. Nel corso di questi quattro anni il governatore è stato un interlocutore importante. Poi sull'Anpi come su altre questioni non abbiamo identità di vedute».

LE REAZIONI


Una valanga di reazioni e indignazione. Bordate bipartisan e attacchi frontali sui social e a mezzo note stampa che per tutta la giornata di ieri sono piovuti all'indirizzo del sindaco di Nardò Pippi Mellone. Dal ministro Bellanova al sindaco di Lecce Salvemini, passando per i vertici pugliesi del Pd e i consiglieri regionali democratici, gli esponenti del Movimento 5 Stelle e i civici del Nuovo Ulivo per la Puglia e il centrodestra, con Forza Italia in testa. E anche la Provincia di Lecce con il presidente Minerva. Sono in molti, e a tutti i livelli istituzionali, a puntare il dito contro le esternazioni del sindaco di Mellone e la richiesta di chiusura della sede leccese dell'Anpi.

Tra le prime risposte quella della ministra alle Politiche Agricole, Teresa Bellanova. Stigmatizzando le esternazioni di quello che lei stessa definisce «un sindaco di estrema destra», l'esponente renziana non si lascia sfuggire l'occasione per sferrare un attacco anche al governatore Michele Emiliano. Pubblicando l'sms con il quale il sindaco di Nardò lo scorso 12 gennaio in occasione delle primarie del centrosinistra invitava i suoi elettori a votare per il presidente uscente, Bellanova commenta: «E ci si chiede conto del no ad Emiliano? Come si può appoggiare un presidente di Regione che un mese fa accettava di buon grado l'appoggio alla sua candidatura nelle primarie da un sindaco di estrema destra e oggi si imbarazza, invocando l'antifascismo, quando il suo sostenitore definisce i partigiani dell'Anpi un pericolo per la democrazia? Proprio vero: al peggio non c'è mai un limite. E neanche al peggior opportunismo».

Ma all'asse Mellone-Emiliano fa riferimento anche Fabiano Amati. Il consigliere regionale del Pd e diretto avversario del governatore alle primarie, bollando come «idiozia incommentabile» l'esternazione del sindaco di Nardò, aggiunge: «Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa Emiliano di queste affermazioni. Alla luce dei fatti, però, mi solleva sapere che i 900 voti di Mellone sia stati destinati a lui e non a me». Duro affondo all'indirizzo del leader di Andare Oltre anche da parte del consigliere regionale democratico Sergio Blasi: «È il solito cabaret dell'orrore che ogni anno il sindaco di Nardò ci ripropone. Continua ad alzare i toni di una polemica insensata che vale quanto chi la sostiene. E non vorrei che ci prestassimo tutti a questo gioco. Lo dico da iscritto all'Anpi, presidio imperituro dei valori fondanti della nostra Repubblica. Ricordo, inoltre, a Mellone che lui giura su una Costituzione antifascista».

Secondo Blasi, tuttavia, ad avere una responsabilità maggiore in questa vicenda sono la Regione e il centrosinistra che fa parte del suo esecutivo cittadino. «La sua è una esperienza amministrativa fallimentare. E se non ci fosse stato il persistente sostegno della Regione che ha finanziato una serie di opere, la sua attività sarebbe inesistente». Duro Federico Massa, ex deputato Pd: «Il negazionismo sulle foibe si condanna, senza se e senza ma. Però solo un fascista come Mellone può chiedere la chiusura di una sezione Anpi», perciò «Mellone è incompatibile con la coalizione di cui è parte il Pd».

Ma punta il dito contro Emiliano anche il consigliere regionale di Fratelli d'Italia Saverio Congedo: «Nel suo equilibrismo cerchiobottista, non scioglie un dubbio: per lui Norma Cossetto e tutti i martiri delle Foibe sono presunti o lascia spazio al beneficio del dubbio?».
Difesa d'ufficio del governatore della quale si incarica la segreteria regionale del Pd: «Spiace riscontrare che questa sia una nuova occasione per attaccare il candidato del centrosinistra alla Regione da parte di figure che hanno scelto di non partecipare alle primarie». Poi, però, l'affondo su Mellone e la presa di distanza dalle sue «gravi esternazioni».

Ferma condanna al sindaco anche da parte del leader regionale di Articolo Uno Ernesto Abaterusso: «Le sue parole sono raccapriccianti e disonorevoli perché offendono la storia del nostro Paese e la memoria di quanti hanno lottato per la nostra libertà. Piena solidarietà e vicinanza all'Anpi». Tranciante l'assessore regionale Loredana Capone, Pd e vicina a Emiliano: «Nessuno può permettersi frasi così gravi come quelle di Mellone. E soprattutto non può farlo un sindaco. Meno che mai può farlo nel nome di chi ha perso la vita combattendo per difendere la sua patria. Chiedo a Mellone di portare rispetto» per l'Anpi.
Associazione a cui secondo il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Cristian Casili «ora Mellone dovrebbe chiedere scusa»: «Nessuno può permettersi di chiedere la chiusura di un presidio di democrazia come l'Anpi di Lecce».

E dalla parte di Anpi si schierano anche il consigliere regionale di Italia in Comune Paolo Pellegrino e Aldo Aloisi di Forza Italia che punta il dito contro «un sindaco avvezzo alla polemica e votato al trasformismo». «I valori di Anpi sono i miei valori», rilancia il presidente della Provincia di Lecce Stefano Minerva in una nota. Mentre il sindaco di Lecce Carlo Salvemini prima richiama alla memoria di Mellone l'articolo 21 della Costituzione, poi affonda il colpo: «Polemizzi con Anpi quanto vuole ma non ne invochi la chiusura e chieda scusa. Evidentemente non gli è ancora chiara la differenza tra democrazia come libertà di espressione e fascismo come oppressione del dissenso».

Intanto l'esponente melloniano a Palazzo Carafa Massimo Fragola accusa Salvamini «di non aver pubblicato neppure un post sulle Foibe». Nelle stesse ore in cui l'ex sindaco di Racale e candidato del Pd alle regionali, Donato Metallo, pubblica una foto delle celebrazioni del 25 aprile E archivia la faccenda: «Da Racale è tutto. Alle idiozie rispondiamo così».
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