Allontanato da casa con l’accusa di avere di avere maltrattato per almeno 22 anni di fila la moglie. Vietandole di vedere i parenti più stretti, accusandola ingiustamente di tradimenti, picchiandola, insultandola continuamente, minacciandola di morte con un coltello e dopo averla fatta abortire sferrandole una calcio alla schiena.
Salento, maltrattamenti in famiglia: vittime i figli della compagna
L'ordinanza restrittiva
Il provvedimento riguarda un uomo di 40 anni, di Nardò, che risponde dell’ipotesi di reato di maltrattamenti in famiglia nell’inchiesta condotta dal pubblico ministero della Procura di Lecce, Rosaria Petrolo, con i carabinieri.
Picchiata dal marito violento perde un occhio: lui rintracciato e arrestato
Anni di silenzio. Ed il silenzio avrebbe continuato probabilmente a pesare come una cappa di piombo se il 21 febbraio scorso i carabinieri del Nucleo operativo radiomobile della compagnia di Gallipoli non fossero intervenuti dopo l’allarme arrivato alla centrale operativa di grida di terrore, urla e minaccia provenienti dalla casa dell’indagato e della vittima. L’uomo era ubriaco, per sua stessa ammissione.
E se sulle prime la donna sostenne che si fosse trattato di un episodio isolato, una settimana dopo presentò una denuncia-querela. Comprese, in altre parole, che solo l’intervento dell’autorità giudiziaria l’avrebbe potuta liberare dall’incubo di un marito violento e quasi sadico vista la tendenza a creare qualsiasi pretesto per umiliarla. Aveva provato lasciarlo quando la fece abortire con quel calcio alla schiena, ma lui l’avrebbe costretta a tornare.
A difendere l’indagato l’avvocato Massimo Muci.