Mellone, archiviata l'inchiesta per abuso d'ufficio. Il sindaco: «Denuncia grottesca»

Il municipio di Nardò e il sindaco Pippi Mellone
Il municipio di Nardò e il sindaco Pippi Mellone
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Martedì 26 Settembre 2023, 20:03

La violazione di un regolamento comunale non è una violazione di legge. E quindi il reato di abuso d’ufficio non c’è. Da qui parte il ragionamento del gip Alcide Maritati, nell’ordinanza di archiviazione del procedimento aperto nei confronti del sindaco di Nardò, Pippi Mellone, e di 19 consiglieri di maggioranza per la nomina di un revisore che era stato precedentemente candidato, scelta “vietata” appunto dal regolamento comunale. 
Non solo: «Appare del tutto inconsistente l’ipotesi accusatoria, non essendovi in atti alcun elemento da cui emerga la volontà degli odierni indagati di arrecare un danno ingiusto alla persona offesa», l’ex sindaco e avvocato Marcello Risi, oggi esponente della minoranza che aveva denunciato i fatti. Né si riscontra, «un ingiusto vantaggio patrimoniale a terzi, non emergendo la prova che gli indagati abbiano inequivocabilmente agito al solo fine di favorire» il revisore nominato.


Infine: «Le doglianze concernenti l’iter seguito dal Consiglio comunale per procedere alla modifica della norma statutaria, non assumono alcuna rilevanza penale».

Il gip si è espresso sull’opposizione dei legali alla richiesta di archiviazione che era stata formulata dallo stesso pm, Donatina Buffelli. 

Gli indagati


Erano indagati, oltre a Mellone, l’assessore al bilancio Giampiero Lupo, il responsabile del servizio economico-finanziario Pantaleo Francesco Isceri e i consiglieri comunali Antonio Tondo, Massimo Dito, Carlo Benegiamo, Daniela Bove, Anna Lisa Rita Cuppone, Gianluca Fedele, Alberto Egidio Gatto, Pierpaolo Giuri, Augusto Greco, Paolo Maccagnano, Pantaleo Manieri, Gabriele Mangione, Maria Giulia Manieri-Elia, Lucio Margarito, Francesco Plantera, Alessandra Prete, Pier Luigi Tarantino, Ettore Tollemeto, Giuseppe Verardi. Sono stati assistiti dagli avvocati Giuseppe Corleto, Silvio Verri, Simonetta Martano e Luigi Maria Vetere. 

Il commento di Mellone


Duro il commento di Mellone: «Intanto – sottolinea Pippi Mellone – basterebbe la lettura dell’ordinanza del gip per farsi un’idea molto chiara della vicenda. Marcello Risi non è legittimato, da privato cittadino, ad essere considerato persona offesa dall’eventuale reato d’abuso d’ufficio. In secondo luogo, nel merito, la stessa fattispecie di reato presuppone violazioni di legge e lo Statuto comunale è un atto di natura regolamentare. La sua grottesca denuncia, pertanto, non ha alcun senso logico prima che giuridico, una “lettura” dei fatti che fornisce Alcide Maritati prima che Pippi Mellone. Come un operatore del diritto come Risi possa incappare in clamorosi scivoloni come questi (non è il primo, peraltro), in harakiri giuridici, resterà un mistero». 


«Ancora una volta – prosegue – sono i fatti a dare ragione a me e alla mia maggioranza. Le sentenze le fanno i giudici e le persone perbene sanno aspettare, con dignità e buona educazione. Anche al cospetto di questi barbari della politica e della vita civile». 
«Ai cittadini di Nardò - prosegue - oltre a questo verdetto eloquente, mi preme spiegare in più che io e la mia maggioranza ci siamo difesi nelle aule giudiziarie con i soldi delle nostre tasche e non con quelli dell’ente, come accadeva con altri sindaci e altre maggioranze. Un altro fatto che ci distingue da un passato oscuro, dal Medioevo che questa città ha conosciuto con la vecchia politica». 


«Questa vicenda – tira le somme il primo cittadino – ha una verità giudiziaria, elementare, e una politica, magari non immediatamente intuibile. Ma è il caso di spiegarla. L’obiettivo di questi signori dagli esposti facili, non è tutelare l’ente, l’interesse pubblico o i neretini (del resto, non lo hanno mai fatto quando governavano loro), ma solo e soltanto mettere fuori gioco gli avversari con la complicità della Legge Severino. Tentare di dare una spallata giudiziaria al mellonismo, non riuscendo a farlo politicamente e nelle urne. Una strategia vomitevole, che sa di muffa, che ha lugubri echi nel passato della peggiore sinistra. Ma sia chiaro a Risi e a chi ancora ha il fegato di andargli dietro, che il mellonismo non morirà con Pippi Mellone». 

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