Lotta alle mafie, la ricetta del prefetto: "Basta sottovalutare e basta silenzi"

Il prefetto Claudio Palomba
Il prefetto Claudio Palomba
di Paola ANCORA
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Venerdì 18 Novembre 2016, 08:27 - Ultimo aggiornamento: 16:19
Controlli, lavoro, partecipazione civica. Le tre colonne portanti della lotta alle mafie. Ed è proprio su queste basi che il prefetto Claudio Palomba intende organizzare la lotta alla criminalità organizzata nel Salento, dopo l’omicidio del boss Augustino Potenza a Casarano. «Ci si è adagiati per troppo tempo» riflette il prefetto. Un tempo durante il quale i clan si sono riorganizzati, hanno diviso il Salento in zone di primazia, hanno sfruttato la crisi economica che ha affamato famiglie e imprese per costruire consenso sociale: lo ha detto il procuratore capo Cataldo Motta, lo ribadisce oggi anche Palomba.
Più che le sventagliate di kalashnikov che hanno ucciso Potenza e risuonato come l’annuncio che la pax mafiosa, nel Tacco d’Italia, è ormai finita, «a fare paura - continua Palomba - è il silenzio. Mi rendo conto che può non essere facile, ma il silenzio complice deve terminare. Dall’episodio tragico di Casarano deve arrivare una risposta della società civile, dei cittadini. Il radicamento nel territorio e la gestione familistica degli affari da parte dei clan ha consentito alla criminalità di proseguire nelle varie attività illecite nonostante gli sforzi intensissimi di magistratura e forze dell’ordine: bisogna scuotere tutti. La sicurezza non è più compito esclusivo delle forze dell’ordine e delle autorità, serve collaborazione, ad ogni livello. O questa sarà una partita persa. E io, da buon sportivo, non vorrei perdere».
 
Primo passo, quindi, sarà “esportare” a Casarano il protocollo sicurezza già operativo a Gallipoli, ma con una novità: «I controlli sulle attività imprenditoriali, le società e gli immobili andranno a ritroso: faremo partire le verifiche dal 2013-2014». Una scelta significativa. Perché è vero, lo chiarisce il prefetto, che «le attività di verifica previste dal protocollo saranno attuate a scopo preventivo», ma è vero anche che «l’ultima relazione della Direzione distrettuale antimafia - aggiunge Palomba - cita anche Casarano come città dove agiscono presenze criminali e cita Potenza. Questo non vuol dire che Casarano sia una città mafiosa, ci sono tanti imprese e tante persone oneste e le generalizzazioni fanno sempre un danno alla comunità, ma ci sono presenze che esercitano un certo controllo del territorio ed è lì che dobbiamo colpire».
Isolare il marcio, estirparlo e intanto coltivare la passione civica, la fiducia nello Stato, la legalità.

«Controlleremo i passaggi di proprietà e di gestione, la costituzione di nuove società, i loro rappresentanti e tutte le situazioni che possono essere rischiose, sintomatiche di infiltrazioni. Ho sentito anche oggi (ieri, ndr) il sindaco Stefàno - spiega Palomba - ed è d’accordo. Gli uffici comunali dello Sportello Unico Attività Produttive passeranno carte e segnalazioni all’ufficio antimafia della prefettura. Ogni foglio verrà esaminato dal gruppo interforze e, se emergessero casi di un certo tipo, questi arriverebbero poi sul tavolo del Comitato per l’ordine e la sicurezza e su quello dell’autorità giudiziaria. La lotta alle infiltrazioni non si combatte mai da soli, richiede lavoro di squadra».
Un lavoro al quale il prefetto lavora senza tregua sin dal giorno del suo arrivo a Lecce da Rimini. E al quale non si sottrae nemmeno in questa occasione, accogliendo l’appello del sindaco di Casarano, Gianni Stefàno. Un appello ruvido, che guardava ben oltre i confini del Comune e del Salento: «Ai Comuni non servono solo forze dell’ordine e controlli - ha detto il primo cittadino due giorni fa in Consiglio comunale - ma servono lavoro e welfare». Tanto più necessari in un territorio dove la zona industriale e l’area periurbana sono costellate di capannoni vuoti, monumenti ad una economia industriale abortita, che ha regalato promesse, prosciugato incentivi, lasciato vecchie e nuove povertà.

Per scongiurare «il welfare mafioso - dice Palomba - tanto più grave quando attrae giovani, che vivono disagi abitativi e occupazionali. I ragazzi non devono trovare più semplice rivolgersi ai clan che allo Stato o alle forze dell’ordine. E allora dobbiamo lavorare su due livelli: quello della prevenzione, che è di nostra competenza. E quello dello sviluppo. Da questo punto di vista, oltre agli strumenti e ai progetti pilota che potrebbero essere attivati nell’ambito del Distretto turistico anche per Casarano, cominceremo a lavorare al Distretto industriale - conclude il prefetto - con agevolazioni specifiche per chi vorrà investire. Chiamerò a collaborare la Regione e il ministero dello Sviluppo economico». La partita si può vincere.
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