Lettere di minacce alle magistrate portate a mano in ufficio: i riferimenti al demonio

Particolari inquietanti sulle intimidazioni di cui sono protagoniste da mesi due magistrate del Tribunale e della Procura antimafia di Lecce

Lettere di minacce alle magistrate portate a mano in ufficio: i riferimenti al demonio
Lettere di minacce alle magistrate portate a mano in ufficio: i riferimenti al demonio
di Roberta GRASSI
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Venerdì 24 Novembre 2023, 08:59 - Ultimo aggiornamento: 12:01

La manifesta intenzione di uccidere, con pistole e kalashnikov, riportata in due missive imbustate e recapitate nell'ufficio gip a mano, senza francobollo. Le minacce stavolta sono state inviate a mano da qualcuno che ha fatto giungere le lettere direttamente nell'ufficio del giudice per le indagini preliminari Maria Francesca Mariano. Emergono particolari inquietanti nella ricostruzione che la procura di Potenza sta compiendo sulle intimidazioni di cui sono protagoniste da mesi due magistrate del Tribunale e della Procura antimafia di Lecce: oltre a Mariano, anche la pm Carmen Ruggiero.

In calce agli scritti la firma apposta con il sangue. Riferimenti al male, al demonio.

A una sorta di "patto" fatto per giungere a provocare morte. Il nome del presunto mittente appartiene, a quanto emerge, alla stessa persona - indagata nel blitz antimafia che ha riguardato il presunto clan Lamendola - Cantanna del Brindisino - responsabile di una aggressione in danno della pm Carmen Ruggiero nel corso di un interrogatorio.

I dettagli

A seguito dell'ultimo episodio, contestualmente denunciato dalla giudice, sono state disposte misure di sicurezza più rigide per entrambe, mentre gli inquirenti cercano di capire quali siano state nel dettaglio le modalità di recapito degli scritti, per verificarne il percorso e anche con precisione la riconducibilità e la provenienza.
Non si esclude, infatti, che nella vicenda - considerato che il presunto mittente è detenuto - possa aver avuto un ruolo qualche altra persona, se non altro per il "trasporto". Di sicuro c'è che dalla scorsa estate le due magistrate sono nel mirino, e con loro lo è naturalmente tutta l'istituzione che rappresentano.
La ricostruzione come si diceva parte da quanto accaduto tre mesi fa: il sostituto procuratore Carmen Ruggiero è stata destinataria nell'agosto scorso di alcune lettere intimidatorie contenenti frasi inequivocabili. Lettere, anche in questo caso firmate, in uscita dal carcere di Lecce e bloccate dai poliziotti della penitenziaria. Stessa sorte, poi, per il gip distrettuale Maria Francesca Mariano che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare della stessa indagine, quella che ha riguardato il clan mesagnese della Scu. Per Ruggiero, in piena estate, a istituire una misura di tutela è stato il prefetto di Brindisi. Per Mariano, il prefetto di Lecce. A pesare, per il sostituto procuratore, anche un episodio avvenuto durante una audizione in presenza. L'indagato, dopo aver chiesto di andare in bagno, avrebbe tirato fuori dalla tasca un taglierino.
Intanto l'inchiesta, che contava quattro latitanti, è giunta a conclusione. Anche coloro che erano sfuggiti alla cattura sono finiti in carcere. Le accuse a vario titolo per tutti sono di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, tentato omicidio, detenzione e porto illegale di armi da fuoco e da guerra, violenza privata, lesioni personali, estorsione.
Le indagini sul presunto clan sono state condotte dal nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri di Brindisi e della compagnia e nucleo radiomobile di San Vito dei Normanni, coordinate dalla Dda di Lecce. Ultimo in ordine di tempo ad essere condotto in cella, proprio Gianluca Lamendola , che era ospite di una famiglia in un condominio di Correggio, in provincia di Reggio Emilia. Nel corso dell'interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari si è avvalso della facoltà di non rispondere, al fianco degli avvocati Andrea D'Agostino e Gianvito Lillo. Ma ha voluto comunque rendere dichiarazioni spontanee per dissociarsi dalle intimidazioni che erano già assurte agli onori delle cronache. Solidarietà alle vittime è giunta dal deputato leccese di Fratelli d'Italia Saverio Congedo, componente della commissione Antimafia.

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