Il colosso Lidl chiede maxi risarcimento al comune di Lecce: oltre 7 milioni di euro. Palazzo Carafa nomina un consulente

Lidl di viale della Libertà
Lidl di viale della Libertà
di ​Stefania DE CESARE
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Mercoledì 31 Gennaio 2024, 21:31 - Ultimo aggiornamento: 2 Febbraio, 15:15

Una tegola a sei zeri. Un maxi risarcimento tra i 7 e i 9 milioni di euro che potrebbe pesare nelle casse di Palazzo Carafa e dunque sui leccesi. È ancora in corso la diatriba tra il Comune di Lecce e la Lidl, il colosso tedesco della grande distribuzione organizzata, proprietario del discount di viale della Libertà, chiuso dal 2019 a causa di autorizzazioni edilizie non in regola. Una questione che si trascina da anni e che oggi si discute nelle aule giudiziarie: i giudici hanno avviato l’iter per la quantificazione del danno mentre l’amministrazione, con delibera di Giunta, ha nominato il consulente tecnico d’ufficio (Ctu) per espletare la propria perizia tecnica.

Cosa è successo 


La vicenda è ormai nota e ha inizio con il ricorso presentato dalla società Discoverde, a capo di una serie di supermercati in città uno dei quali a poca distanza da quello della Lidl, contro la decisione del Comune (anno 2015, giunta bis di Paolo Perrone) di vendere i suoli alla società tedesca: l’allora dirigente del settore Gino Maniglio firmò un parere di compatibilità tra gli strumenti urbanistici vigenti e la destinazione commerciale che, però, non ha retto alla verifica in sede di giustizia amministrativa. 
A seguito di alcune sentenze (la prima nel 2019), l’amministrazione Salvemini ha dovuto prima annullare in autotutela il titolo edilizio della Lidl e, in un secondo momento, dando seguito alla pronuncia del Consiglio di Stato, notificare alla stessa società una ordinanza di demolizione dell’immobile del quartiere Stadio.

Da parte sua il colosso commerciale ha sempre sostenuto di essere nel giusto, avendo avuto le autorizzazioni da parte del Comune per procedere all’apertura del punto vendita. Negli ultimi anni il governo Salvemini ha dialogato più volte con Lidl - che nel frattempo ha presentato 6 ricorsi per l’annullamento dei titoli edilizi di 6 supermarket della città, autorizzati tra il 2004 e il 2014 e che risulterebbero incompatibili rispetto alla zona urbanistica in cui si sono sviluppati - per vagliare le strade possibili e individuare una soluzione che ammorbidisca il contenzioso e che soddisfi tutte le parti in causa. Cosa niente affatto facile. 

La prima richiesta: un'area equivalente


In un primo momento, infatti, il colosso tedesco aveva chiesto la disponibilità di un’area equivalente a quella di viale della Libertà (diecimila metri quadrati) dove poter riaprire il punto vendita (ma il Comune non possiede una superficie commerciale di questa estensione). L’altra possibilità era quella di procedere a una variante urbanistica (che dovrebbe passare al vaglio del Consiglio comunale): un intervento che, però, potrebbe rappresentare un rischio. Non è da dimenticare, infatti, che la partita si gioca a tre con Lidl, Comune e Discoverde che, in caso di adozione della variante, potrebbe avanzare pretese risarcitorie. 

La richiesta di risarcimento


Al momento, come detto, la vicenda si è spostata nelle aule giudiziarie. Ed è da qui che si apre il capitolo più doloroso per Palazzo Carafa. La richiesta di risarcimento avanzata dal colosso commerciale si aggira tra i 7 e i 9 milioni di euro. Cifre al momento indicative. Il tribunale di Lecce, con ordinanza dell’1 agosto 2023, ha disposto la consulenza tecnica d’ufficio al fine di quantificare il danno da lucro cessante, ovvero il risarcimento per la perdita patrimoniale, a cui si aggiunge quello emergente, cioè il mancato guadagno per ogni anno di inattività (l’udienza per il conferimento dell'incarico ed il giuramento del Ctu è fissata per oggi). Da parte sua l’amministrazione, considerata l’onerosità della controversia, ha deciso di nominare un proprio consulente di parte affinché possa espletare la perizia tecnica. L’incarico è stato affidato al consulente Maurizio Renna per un importo di 19mila euro.
Si apre quindi un nuovo capitolo della diatriba che è destinata ad andare avanti ancora a lungo. Una questione che tiene il governo cittadino con il fiato sospeso e le dita incrociate.

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