Lecce, dopo la chiusura di Lidl a rischio altri sei market: ecco perché

Il nodo è nella validità delle concessioni edilizie

Lecce, dopo la chiusura di Lidl a rischio altri sei market: ecco perché
di Stefania DE CESARE
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Venerdì 15 Ottobre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Ottobre, 19:59

La chiusura del supermercato Lidl potrebbe non essere un caso isolato: a “rischio” chiusura  altri 6 supermarket di Lecce. La Provincia ha avviato le procedure di verifica di alcuni titoli edilizi relativi a sei strutture della grande distribuzione realizzate su aree destinate alla fruizione pubblica. A chiamare in causa la Provincia è stata la società Lidl, dopo il rigetto delle istanze di revoca delle concessioni ricevuto dal Comune. L’avvio dell’iter di verifica potrebbe essere una nuova grana per Palazzo Carafa che potrebbe ritrovarsi al centro di nuove vicende giudiziarie, tra annullamento dei titoli edilizi e chiusure “forzate” di punti vendita. I provvedimenti di controllo sono l’ultimo atto di una vicenda iniziata poco più di due anni fa quando la società Discoverde, a capo di una serie di supermercati, è ricorsa alla giustizia amministrativa contro la decisione del Comune (anno 2015, giunta bis di Paolo Perrone) di vendere i suoli alla Lidl. A seguito di alcune sentenze, l’amministrazione Salvemini ha dovuto prima annullare in autotutela il titolo edilizio della Lidl e, in un secondo momento, notificare alla stessa società una ordinanza di demolizione dell’immobile. 

 

La richiesta di annullamento da parte di Lidl

Ed è qui che si apre un nuovo capitolo.

Lo scorso maggio il colosso tedesco ha avanzato al Comune 6 richieste di annullamento dei titoli edilizi posseduti da altrettante medie strutture di vendita, autorizzate dall’amministrazione tra il 2004 e il 2014 e realizzate in zona urbanistica classificata come F12 (ovvero suoli destinati dal Prg ad attrezzature civili di interesse comune). Ad agosto 2021, il settore Urbanistica ha comunicato i motivi ostativi che sostanziano il diniego: secondo gli uffici il “caso” Lidl, scaturito da una sentenza della giustizia amministrativa su istanza di un concorrente (e quindi sussiste un diritto leso) sarebbe diverso dalle 6 autorizzazioni rilasciate nel 2004 al 2014: in questo caso il Comune avrebbe agito secondo una interpretazione del Prg, consentendo l’apertura di punti vendita la cui attività economica si è consolidata negli anni senza dare luogo a istanze che per lesione di diritti altrui. Davanti ai “no” del Comune, la società Lidl ha controdedotto, rivolgendosi alla Provincia (delegata alle funzioni dalla Regione) e chiedendo l’attivazione del potere di annullamento dei titoli edilizi. 

Miglietta: «Non c'è alcun motivo per interrompere queste attività»

A settembre l’ente provinciale ha avviato un procedimento di verifica, richiedendo a Palazzo Carafa la documentazione relativa alle strutture commerciali oggetto dell’istanza. «Nei confronti di Lidl c’è sempre stata una disponibilità concreta al dialogo per giungere a una soluzione condivisa sul futuro dell’area di viale Giovanni Paolo II – dichiara l’assessore all’Urbanistica, Rita Miglietta –. Una vicenda che non può essere risolta guardando indietro a vicende di più di un decennio fa e rivalendosi su altre sei strutture di vendita della città, la cui attività è oggi consolidata e per le quali non esiste nessuna ragione di interesse pubblico, né alcuna sentenza, né alcun motivo razionale per interromperne le attività. Da parte dell’amministrazione ci sarà un diniego alle istanze di Lidl, fermo restando un altro procedimento in corso alla Provincia. E che mi auguro porti alle stesse conclusioni raggiunte dal Comune».

La notizia dell’avvio dell’iter di verifica, discussa mercoledì mattina in commissione Urbanistica, ha messo in allarme i consiglieri di Palazzo Carafa, a partire dalla maggioranza. Per il gruppo Coscienza Civica la situazione «potrebbe avere conseguenze devastanti» in quanto «un’eventuale chiusura di altri 6 punti porterà a coinvolgere tanti lavoratori leccesi. Abbiamo il dovere di affrontare il problema». Attacchi dall’opposizione. Per Gianpaolo Scorrano «fatto grave non essere stati informati. Se con Lidl rischiamo un risarcimento di 9 milioni immaginiamo cosa può accadere con 6 strutture».

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