Lecce, alberi secchi e ammalati: in due anni una vera strage

Lecce, alberi secchi e ammalati: in due anni una vera strage
di Stefania DE CESARE
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Giovedì 9 Settembre 2021, 10:50 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 09:45

Due anni fa i primi segnali, poi il fenomeno si è diffuso a macchia di leopardo. E oggi il disseccamento sembra ormai inarrestabile. Moria di alberi a Lecce: ulivi, oleandri e lecci continuano a seccare. La preoccupazione degli agronomi: «Negli anni la situazione è peggiorata. Nulla è stato fatto per arginare il problema».
La maggior parte dei quartieri della città sono ormai cimiteri del verde con alberi ridotti a piccoli scheletri. Seccano gli oleandri di San Lazzaro, di Porta Napoli e di Settelacquare. Seccano gli ulivi delle rotatorie in entrata e in uscita da Lecce. Gli arbusti al centro delle aiuole comunali a pochi passi dal City Terminal e all'interno della rotonda di ingresso da Brindisi (vicino al bar Commercio) presentano da tempo i segni della malattia: alberi infetti, tra foglie verdi e rami secchi, che si mostrano sofferenti agli occhi di chi li guarda. Anche nelle marine gli oleandri hanno perduto ogni traccia di verde e degli alberelli fioriti resta solo un lontano ricordo.

Le cause


A causare i danni maggiori è stata la xylella. Dopo aver flagellato e stravolto il paesaggio rurale del Salento, da qualche anno il batterio killer ha contagiato anche le piante presenti in città stravolgendo il paesaggio del capoluogo. Ma non solo. A creare problemi è stata anche la cocciniglia (un insetto approdato in Puglia alla fine degli anni Ottanta) che ha attaccato da tempo i lecci di via Roma, via Carrara, via Agrigento, al quartiere Stadio, ma anche altre aree della città.

Negli ultimi anni il Comune ha proceduto con alcune attività di potatura e di pulizia conservativa degli oleandri e di altre piante sensibili che, però, non hanno dato i frutti sperati. E sul futuro delle essenze arboree regna l'incertezza.

Gli esperti


A confermare le criticità, il presidente dell'Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali della provincia di Lecce, Rosario Centonze: «Lo stato di salute degli alberi presenti in città è critico ed è sotto gli occhi di tutti. Continuano a morire e, rispetto a quattro anni fa, le cose sono solo peggiorate. Gli oleandri sopravvissuti sono pochissimi. La maggior parte degli alberi è morta e nel frattempo non si è provveduto a mettere a dimora nuove essenze. E, ancora peggio, la gestione delle stesse alberature è lasciata ad interventi estemporanei, senza una vera programmazione. Dimenticando che gli alberi che sono esseri viventi ed hanno determinate esigenze per la loro vita». In questi anni l'amministrazione non ha mai nascosto le difficoltà nel gestire il disseccamento a causa delle poche risorse economiche a disposizione. Per questo, in un primo momento, il Comune pareva intenzionato a bussare alle porte della Regione, e in particolare all'assessorato all'Agricoltura, per chiedere i fondi necessari per arginare il problema del disseccamento che attanaglia numerosi centri urbani, tra cui Lecce.

 


Non solo. Per contrastare la diffusione della xylella e di tutte le altre fitopatie, il Comune aveva messo in cantiere anche un Piano del Verde per procedere in tempi brevi a una mappatura e un monitoraggio delle alberature. Ma ad oggi nulla (o quasi) è stato realizzato. Di Piano del Verde se ne parla nell'atto di indirizzo del Piano urbanistico generale, in cui si prevedono investimenti anche sulla forestazione urbana. Una pianificazione che, però, avrà bisogno di tempo per concretizzarsi. Ma conoscere (subito) quali e quanti alberi ci sono in una città è indispensabile per la tutela del patrimonio arboreo. «Nel 2017 doveva essere siglato un protocollo di intesa che prevedeva, tra le altre cose, un censimento del verde cittadino, utile soprattutto dal punto di vista della conoscenza e della programmazione degli interventi aggiunge il presidente degli agronomi Centonze -. Ci sono state alcune riunioni, anche alla presenza di Arif (Agenzia regionale per le risorse idriche e forestali) e Fondazione Orto Botanico, ma dopo non si è prodotto nulla e di fatto il protocollo non è stato mai firmato. Attendiamo fiduciosi».

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