L'Inps nazionale boccia la sede locale e restituisce la Cassa a 372 operai

L'Inps nazionale boccia la sede locale e restituisce la Cassa a 372 operai
di Pierpaolo SPADA
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Martedì 13 Dicembre 2022, 15:37 - Ultimo aggiornamento: 16:21

Quasi 400 lavoratori salentini appartenenti a 8 aziende del Tac hanno diritto a ricevere la Cassa integrazione che - per il periodo febbraio-maggio 2020 - l'Inps di Casarano e, per riflesso, quello di Lecce negarono. Lo ha stabilito il Comitato amministrativo della gestione per le prestazioni temporanee ai lavoratori dipendenti di Inps nazionale, con la delibera firmata dal segretario Claudia Guerrieri e dal presidente Paolo Carraro che, accogliendo i ricorsi delle aziende interessate, ha disposto l'annullamento del provvedimento di reiezione delle domande di ammissione al trattamento salariale.

Somme anticipate dalle imprese


Un verdetto atteso per i tanti lavoratori che patirono gli effetti della prima ondata pandemica, ma anche dalle imprese che anticiparono le somme ai propri dipendenti durante il lockdown. La decisione del Comitato si tradurrà nella liquidazione del milione di euro circa, corrispettivo degli importi di Cigo (2.500 euro circa) spettante a ciascuno dei 372 dipendenti distribuiti tra le seguenti 8 imprese del Tessile, abbigliamento e calzaturiero: Body Blu di Montesano Salentino srl (11), Aprile Confezioni srl di Supersano (21), New Star srl di Taurisano (50), Lab srl di Matino (26), Fvf srl di Matino (40) - vittoriosa anche al Tar Lecce -, Manuf srl di Ruffano (161), Cravattificio Alba srl di Corsano (47) e Cravatte & Co srl di Corsano (16).

La decisione del Comitato nazionale

Il Comitato nazionale non ha condiviso la scelta del direttore della sede di Lecce che, a fronte della comunicata mancanza di ordini commesse e lavori, respinse le domande delle aziende nel ritenere la causale non integrabile configurandosi come sosta ricorrente riconducibile all'organizzazione aziendale. Esaminato il ricorso, il Comitato afferma che si eccepisce in primo luogo la non corretta applicazione da parte della sede del messaggio 2176/2017 e la mancata attivazione del soccorso istruttorio». Poi, lo organo riferisce di aver valutato «gli elementi esposti nella relazione redatta dagli uffici dai quali emerge che la sede non ha condotto l'istruttoria in maniera esauriente e in coerenza con le istruzioni fornire dall'Istituto in materia.

Infine, prima di deliberare, il Comitato prende atto che «la sede non ha attivato idoneo soccorso istruttorio volto ad accertare i motivi delle cicliche contrazioni dell'attività produttiva dell'azienda se legate a profili organizzativi o se imputabili alle caratteristiche intrinseche del processo produttivo e de mercato di riferimento».

I sindacati

«È una vittoria della Cisl, che mai ha abbandonato la sollecitazione, l'impegno, la battaglia perché i ricorsi delle 8 aziende coinvolte fossero accolti e, conseguentemente, pagata la Cigo ai lavoratori aventi diritto. Il Comitato ha espresso forti perplessità e pesanti critiche all'operato della sede di Casarano, e, per competenza, di Lecce. Abbiamo vinto una giusta causa», afferma il segretario di FemcaCisl, Sergio Calò. Che aggiunge: «Fosse stata dipendente di un'azienda privata, anziché pubblica (Inps), la persona che ha istruito la pratica e respinto indebitamente le domande di Cassa, molto probabilmente, sarebbe punibile con licenziamento, visto il danno cagionato sia a Inps ma, soprattutto ai quasi 400 lavoratori coinvolti che hanno visto negato un loro diritto per oltre due anni e mezzo».
Attiva nella vicenda anche Uiltec, unica sigla in 2 delle 8 aziende interessate: «È un ottimo risultato - afferma interpellata la segretaria Fabiana Signore - perché quello riservato all'epoca fu un comportamento poco diplomatico ai fini delle buone relazioni con le organizzazioni sindacali. Era un periodo di estrema difficoltà, quindi, forse, l'Inps provinciale si sarebbe dovuto attenzionare rispetto al caso».
P.Spa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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