«Da Lecce a Roma in 4 ore. Treni più veloci anche prima del 2026»: la promessa delle Ferrovie

«Da Lecce a Roma in 4 ore. Treni più veloci anche prima del 2026»: la promessa delle Ferrovie
di Pierpaolo SPADA
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Martedì 16 Marzo 2021, 08:59 - Ultimo aggiornamento: 10:43

«L'alta velocità abbraccia il Salento. E tra qualche anno consentirà di raggiungere Roma in 4 ore. Stiamo lavorando per connettere e ripopolare tutto il Mezzogiorno». Parola di Roberto Pagone, responsabile della Direzione Investimenti Area Sud di Rete Ferroviaria Italiana e indicato (ma non ancora nominato) come commissario per la Napoli-Bari dall'ex premier Conte. Il top manager salentino di Rfi sgombera il campo dagli equivoci e svela i futuri scenari.
Direttore Pagone, in occasione della pubblicazione del bando per l'ultimo lotto della Hirpinia-Orsara Rfi comunicava: Entro il 2023 partirà il primo collegamento diretto tra Napoli e Bari con successiva estensione dell'itinerario fino a Lecce e Taranto. Quando e come avverrà tale estensione?
«La Napoli-Bari è il primo lotto di un programma di potenziamento complessivo della rete meridionale e, in particolare per il territorio salentino, della rete adriatica. Due gli interventi principali. Il primo è la Napoli-Bari, con raddoppio e velocizzazione dei binari tra Foggia e Napoli. Il secondo lotto è la velocizzazione della direttrice Adriatica Bologna-Lecce: è già stato realizzata la prima parte tra Brindisi-Lecce velocizzata a 200 km/h e si sta procedendo verso nord. Torno alla sua domanda e le rispondo così: l'estensione fino a Lecce avrà, pertanto, effetto con questi due interventi».
L'Adriatica è il naturale prolungamento della linea Av/Ac Napoli-Bari fino a Lecce e Taranto?
«Sì. Lo standard di velocità sulla Napoli-Bari e sulla Bologna-Lecce sarà comune. Su entrambe le linee si viaggerà a 200 km/h, con punte di 250 km/h in alcuni tratti di nuova costruzione, in galleria, tra Napoli e Foggia».
Ma se l'effetto è lo stesso, qual è allora la differenza tra alta capacità/velocità e velocizzazione?
«L'alta capacità consiste nel raddoppio della linea e contestuale velocizzazione. Sull'Adriatica la linea è già raddoppiata perciò parliamo solo di velocizzazione».
Cosa risponde a chi dice che l'alta velocità si fermerà a Bari?
«Guardi, il potenziamento complessivo della rete meridionale investe le tratte Bari-Lecce e Bari-Napoli. È un ammodernamento complessivo di cui la Napoli-Bari è un tassello. Ci sono anche la Salerno-Reggio Calabria e la Battipaglia-Potenza-Metaponto-Taranto, per citare altre due tratte».
Quando sarà fruibile la nuova percorrenza veloce da e per il Salento?
«Nel 2023 prevediamo il completamento dei primi lotti appaltati, in particolare della Cancello-Frasso, e dunque l'attivazione del collegamento diretto Bari-Napoli. A regime, la Napoli-Bari sarà conclusa nel 2026. La velocizzazione dell'Adriatica, al momento, è prevista nel 2024. Quindi, già qualche anno prima del 2026 i treni potranno viaggiare più veloci sulla Foggia-Bari-Lecce e su un tratto tra Foggia e Napoli. Questo vuol dire che raggiungeremo Roma in tempi più rapidi rispetto agli attuali, circa un'ora e 20 minuti, già prima del 2026. Tra Lecce e Brindisi si va già a 200 km/h».
In che modo l'alta velocità cambierà il modo di viaggiare da e per il Salento?
«Facciamo due calcoli. Se, ultimata, la Napoli-Bari sarà percorribile in 2 ore. Da Bari a Lecce - linea da 200 km/h per 149 chilometri - ci vorrà meno di un'ora. Quindi nel 2026 andremo da Lecce a Napoli in meno di 3 ore e, soprattutto, da Lecce a Roma in 4 ore».
Lecce, Brindisi e Taranto funzionali al nuovo modello trasportistico: lei ha ipotizzato al servizio di una macroregione di 15 milioni di abitanti. Cosa vuol dire?
«Il concetto base è connettere tutto il Sud attraverso la velocità di rete, nei limiti dei 200-250 km/h. Per intenderci, con il completamento della Napoli-Bari e dell'Adriatica, potremo prendere da Lecce un treno e andare direttamente a Salerno. Idem dalla Campania verso il Salento. Potremo muoverci nelle aree interne o sui versanti tirrenico e adriatico. In questo modo daremo anche la possibilità al territorio interno di ripopolarsi. Usufruendo di linee veloci, frequenti e cadenzate quasi a livello di metropolitana, le persone potranno pensare di ritornare a vivere nei territori che attualmente sono in fase di spopolamento e spostarsi verso i maggiori poli urbani. Abbiamo decine di cantieri aperti».

Quali sono i più importanti?
«Penso ai collegamenti ferroviari con gli aeroporti: raggiungeremo l'aeroporto di Brindisi dal centro di Lecce in 20 minuti e in meno di 45 minuti da Taranto. Stiamo collegando l'aeroporto di Bari a Bari Centrale, così anche gli aeroporti di Salerno, Capodichino e quelli di Catania e Trapani. E, poi, i porti: stiamo collegando il porto di Taranto e stiamo progettando il collegamento al porto di Brindisi. Non interventi-spot ma, come la Napoli-Bari, interventi ramificati in tutto il Sud, affinché tutte le infrastrutture di trasporto siano collegate attraverso dorsali ferroviarie veloci alle aree interne che, turisticamente, sono meravigliose ma poco valorizzate. È il caso di Orsara lato-Puglia o Telese lato-Campania, che già si stanno attrezzando con progetti di riqualificazione e sviluppo».
Cosa può ostacolare questa strategia? La reperibilità dei finanziamenti?
«No, perchè avevamo quelli nazionali e ora avremo anche quelli del Recovery Fund».
La stabilità politica vi preoccupa?
«Neanche quella perché gli ultimi governi si stanno muovendo abbastanza in linea gli uni con gli altri. Il problema è riuscire a incidere sulle procedure amministrative e burocratiche. Presidiando la fase realizzativa, sicuramente ci riusciremo. Anche per la Termoli-Lesina. Dobbiamo procedere rapidamente perché oggi abbiamo gli strumenti per farlo».
E per consentire alle persone di viaggiare a 300 km/h anche al Sud, come avviene già nel Centro-Nord, cosa ancora manca?
«Una linea a 300 km/h è necessariamente una linea nuova, come la Milano-Roma.

Occorre fare una scelta. Rfi sta facendo un altro discorso che non è alternativo al primo e che porterà benefici immediati nel giro di 4-5 anni: è quello che serve al Sud, in prima battuta. Se, poi, ci sarà una scelta politica, e istituzionale anche per linee nuove, le due cose non saranno in contrasto».

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