I tesori del Salento dall'alto: ripresi con i droni

Il molo di Adriano a San Cataldo
Il molo di Adriano a San Cataldo
di Ilaria MARINACI
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Mercoledì 6 Giugno 2018, 05:30

Ci sono anche due americani che vengono da New York fra i 19 partecipanti alla Summer School in Archeologia Aerea in corso di svolgimento in questi giorni a Lecce.
L’Università del Salento con il Laboratorio di Topografia Antica e Fotogrammetria fa scuola nell’uso dei droni per le indagini archeologiche, tanto da essere diventata una realtà di riferimento a livello nazionale ed internazionale. In Italia, infatti, il laboratorio è unico, non ha competitor in altri atenei e affianca spesso anche le forze dell’ordine nel monitoraggio del territorio contro gli scavi clandestini. Da qui, quattro anni fa, l’idea di promuovere una settimana di formazione per insegnare ai giovani archeologi come impiegare al meglio i Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto (comunemente noti come droni) nello studio e nella salvaguardia del patrimonio. Con il drone, a differenza di quanto avviene da un aereo, si possono avere immagini da altezze differenti, maggiormente dettagliate, da utilizzare poi per la cartografia archeologica, per documentare un’area di scavo con una visione d’insieme o per semplice monitoraggio.
 

 

Cominciata due giorni fa, la Summer School proseguirà fino a sabato con un fitto calendario di lezioni frontali nelle aule del Dipartimento di Beni Culturali, in via Birago, e di esercitazioni pratiche. Proprio oggi gli allievi – provenienti prevalentemente dalla scuola di specializzazione in beni archeologici “Dinu Adamesteanu” dell’ateneo salentino (intitolata proprio all’archeologo pioniere nel campo della fotografia aerea), ma anche da altre università in Italia e all’estero (Catania, Bologna, Pisa, Roma, Napoli e New York) - cominceranno a cimentarsi con i droni provando sul campo quanto appreso a lezione. Lo faranno andando in alcune importanti aree archeologiche nei dintorni di Lecce. Aree che sono già state indagate dal LabTAF come Rudiae con le mura e l’anfiteatro, il Molo di Adriano a San Cataldo gli scavi a Roca Vecchia e il Museo Diffuso di Cavallino. A coordinare l’iniziativa è Giuseppe Ceraudo, docente di Aerotopografia Archeologica e Topografia Antica dell’Università del Salento. «Dal punto di vista della ricerca – spiega il professore – il nostro laboratorio è l’unico in Italia a praticare la fotogrammetria e la fotointerpretazione finalizzata all’archeologia e facciamo un uso quotidiano di immagini aeree. Con i droni possiamo osservare dall’alto i territori con un punto di vista privilegiato che da terra non possiamo mai riuscire ad avere. Lo facevamo anche prima con gli aerei e gli elicotteri, ma con i droni l’operazione è diventata più veloce, immediata ed economica».
Il laboratorio è nato nel 1990 e si avvia, quindi, a festeggiare trent’anni di attività. «Siamo all’avanguardia – conclude Ceraudo – anche perché siamo stati fra i primi ad utilizzare le nuove tecnologie. Già da qualche anno salivamo sui velivoli da turismo. L’avvento delle nuove tecnologie, quindi, ci ha trovati preparati».

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