Libero dopo 25 anni il boss Giovanni Brusca, la vedova del caposcorta di Falcone: «Lo Stato ci ha voltato le spalle»

Libero dopo 25 anni il boss Giovanni Brusca, la vedova del caposcorta di Falcone: «Lo Stato ci ha voltato le spalle»
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Martedì 1 Giugno 2021, 09:03 - Ultimo aggiornamento: 3 Giugno, 08:29

Giovanni Brusca è stato liberato. Dopo 25 anni, uno degli assassini più spietati della mafia di Totò Riina è stato scarcerato, provocando un vespaio di polemiche e profonda indignazione nelle famiglie delle vittime di mafia. Brusca, 64 anni, nato a San Giuseppe Jato, nel Palermitano, e appartenente al clan dei Corleonesi, ha lasciato il carcere romano di Rebibbia e, come ha stabilito la Corte d’Appello di Milano che è stata l'ultima, in ordine di tempo, a pronunciarsi su di lui, sarà sottoposto a controlli, protezione - dopo essersi pentito - e a quattro anni di libertà vigilata. Noto anche come «’u verru» (il porco), fu colui che schiacciò il pulsante del telecomando per far saltare in aria l'auto del giudice Giovanni Falcone, con sua moglie Francesca Morvillo e i loro agenti di scorta. Ha ammesso 150 omicidi e, fra questi, quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino: il bambino fu sciolto nell'acido dopo due anni di sequestro. 

L'indignazione

Indignata la vedova di Antonio Montinaro, caposcorta di Falcone, di Calimera, nel Salento.

All'AdnKronos, Tina Montinaro ha ammesso di sentirsi «veramente indignata. Lo Stato ci rema contro. Noi dopo 29 anni - dice - non conosciamo ancora la verità sulle stragi e Giovanni Brusca, l'uomo che ha distrutto la mia famiglia, è libero. Sa qual è la verità? Che questo Stato ci rema contro. Io adesso cosa racconterò al mio nipotino? Che l'uomo che ha ucciso il nonno gira liberamente? Dovrebbe indignarsi tutta l'Italia e non solo io che ho perso mio marito - prosegue - Ma non succede. Queste persone vengono solo a commemorare il 23 maggio Falcone e si ricordano di Giovanni e Paolo. Ma non si indigna nessuno. Sono davvero indignata e amareggiata. Quando questi signori prendono queste decisioni, come la scarcerazione di Brusca, non pensano a noi familiari, non pensano alle vittime. Lo Stato non sta dando un grande esempio - conclude - Abbiamo uno Stato che ha fatto memoria per finta. Mancano le parole. Cosa c'è sotto? A noi la verità non è stata detta e lui è fuori e loro continuano a dire perché ha collaborato... E' incredibile. O ha detto una verità che a noi non è stata raccontata».

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