Falcone: «Lecce, quanto ti amo»/L'intervista al portiere giallorosso ospite nella redazione di Quotidiano/Video

«La città mi piace moltissimo. E poi, sono di buona forchetta»

Falcone: «Lecce, quanto ti amo»/L'intervista al portiere giallorosso ospite nella redazione di Quotidiano
Falcone: «Lecce, quanto ti amo»/L'intervista al portiere giallorosso ospite nella redazione di Quotidiano
di Lino DE LORENZIS
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Giovedì 21 Dicembre 2023, 06:59 - Ultimo aggiornamento: 22 Dicembre, 14:36

Falcone, il Lecce in estate ha fatto di tutto per riprenderla dalla Sampdoria. Anche lei sperava di tornare nel Salento dopo la bella esperienza dello scorso anno?

«Sì, volevo tornare al Lecce, non ho mai avuto dubbi. Anche quando la Samp mi ha riscattato ho sempre sperato di poter indossare nuovamente la maglia giallorossa. A me piace moltissimo la città: la vivo bene sin dal primo giorno in cui sono arrivato, sento il calore della gente».


Cosa apprezza di più del Salento?

«Diciamo che sono di forchetta buona... quindi anche il cibo mi fa stare bene qui a Lecce. Poi ho la fortuna di abitare in centro e di conseguenza vivo a tutto tondo la città. Per non parlare poi del clima... fino a poche settimane fa andavamo ancora in giro con le t-shirt a maniche corte».

In una stagione e mezza con il Lecce lei ha già totalizzato 54 presenze, praticamente ha giocato tutte le partite, mentre in tanti anni con la Samp ha messo insieme appena 10 presenze. Ha qualcosa ha rimproverare al suo vecchio club?

«No, non rimprovero nulla alla Sampdoria. Probabilmente la situazione poteva essere gestita un po' meglio. Per anni ho avuto davanti a me Audero, un bravissimo portiere, però forse avrei meritato un po' più di spazio. L'ho avuto soltanto quando lui si è infortunato e per fortuna mi sono messo in mostra tant'è che nella stagione successiva mi sono trasferito al Lecce, in serie A. Forse sì, meritavo qualcosina in più ma sono contento di come è andata».

Quanto è stato importante per lei incontrare il Lecce nel momento in cui era ormai pronto per giocare da titolare in serie A?

«Devo ringraziare il direttore Trinchera che mi conosceva sin dai tempi di Cosenza...».

Quando parava i rigori calciati dai giocatori del Lecce...

«Esattamente, all'epoca ancora li paravo... Devo ringraziare Trinchera perchè mi ha dato sempre fiducia. A dire la verità lui mi voleva già nell'anno della B solo che c'era Gabriel per cui mi disse "se il prossimo anno Gabriel andrà via farò di tutto per portarti al Lecce". Io, chiaramente, gli avevo dato subito la disponibilità. Il direttore è stato di parola, ricordo di aver ricevuto la sua telefonata all'indomani della promozione in serie A e mi disse: "Wladimiro, Gabriel ha deciso di andare via per cui ti vogliamo al Lecce. Dissi subito di sì perché Lecce è una piazza importante e poi perché con Trinchera avevo già lavorato bene a Cosenza. Non potevo fare scelta migliore, il Lecce mi ha dato l'opportunità di giocare titolare in serie A e di dimostrare il mio valore, quindi sarò per sempre grato a questa società».

Nel corso delle sue 54 presenze in serie A con la maglia del Lecce lei avrà sbagliato forse tre, al massimo quattro partite dopodiché ha sempre avuto un rendimento altissimo. Se lo aspettava?

«Posso dire che questa è una cosa fondamentale per un portiere perché poi gli errori gli facciamo tutti.

Io ho sbagliato e sicuramente capiterà di sbagliare ancora però è importante mettere da parte l'errore, non farsi condizionare e lavorare per migliorare. Sono contento di avere avuto fin qui una buona continuità di rendimento, è la cosa più importante per chi fa il mio ruolo, e spero di continuare così perché abbiamo bisogno del cento per cento di tutti i componenti dell'organico per raggiungere l'obiettivo finale. In questo gruppo siamo tutti protagonisti e penso ad esempio a chi, come Faticanti, non ha ancora giocato e lavora sodo in attesa che arrivi il suo turno».

Falcone, dopo aver assistito al rigore conquistato contro il Bologna, viene naturale chiederle a quale attaccante si ispira.

«Il mio idolo da piccolo era Totti, mi sono sempre ispirato a lui quando mi capitava di giocare sotto casa con i miei amici. Posso dire che durante gli allenamenti con i portieri capitano delle situazioni per certi versi simili e ogni tanto mi capita di far gol. E comunque, a pensarci bene, è una cosa che aiuta perché se ti trovi lì, in area di rigore all'ultimo secondo e che stai perdendo, magari ti riesce di fare ciò che ho fatto io col Bologna. Nel calcio serve un po' tutto».

Prima di percorrere tutto il campo per andare nell'area bolognese ha avuto l'ok di D'Aversa? Ci vuole dire come è andata?

«Devo essere sincero, me lo sentivo. Nei minuti finali speravo arrivasse una palla inattiva in zona d'attacco per noi perché sentivo di poter essere utile alla squadra. Lo giuro. Quando l'arbitro ha concesso il calcio d'angolo ho rivolto lo sguardo verso la nostra panchina solo che in quel momento il mister guardava da un'altra parte. Ho visto però Gigi Sassanelli, il preparatore dei portieri, che si è alzato e da lontano mi ha fatto cenno di andare. A quel punto ho incrociato lo sguardo di mister D'Aversa e per paura che mi potesse fermare ho abbassato lo sguardo e sono andato di corsa verso l'area del Bologna. Il resto ormai è storia».

A quale portiere si ispira?

«Il mio idolo è sempre stato Buffon. Ma mi piace tantissimo Courtois del Real Madrid, mi ispiro a lui».

Le cito una frase: "Nei rigori, tu non avrai nulla da perdere. Alleggerisciti. Se ti fanno gol, non potevi farci niente".

«La conosco benissimo perché mi fu detta da un mio vecchio dirigente ai tempi delle giovanili della Vigor Perconti. All'inizio dell'anno partecipavamo spesso a tornei per cui capitava di doversi giocare la vittoria ai rigori. Ricordo che lui mi ripeteva sempre questa frase perché, avendo un figlio portiere, capiva le nostre difficoltà. Mi diceva però di stare tranquillo "tanto se ti fanno gol non è colpa tua". E devo confessare che questo consiglio nel corso della carriera mi ha aiutato tantissimo, sin da quando ho cominciato a parare i rigori nei tornei giocati con la Vigor Perconti. Quella frase mi ha cambiato la vita».

Sta facendo un pensierino agli europei della prossima estate?

«Devo essere sincero, non ci sto pensando. So che ci sono portieri che probabilmente meritano più di me. Poi c'è  Di Gregorio che sta facendo benissimo e sono contento per lui».

Il portiere come vive l'errore?

«Io personalmente sto malissimo. L'anno scorso, dopo l'errore fatto contro il Napoli, mi sono rinchiuso in casa. Le vera forza di un portiere è sapere accantonare l'errore in fretta perché se ti rimane in testa rischi di fare altri danni».
Qual è la parata tecnicamente più bella che ha fatto in questa stagione e quale la più efficace?
«La più bella probabilmente l'ho fatta a Verona sul tiro di Duda, non l'avevo visto partire. Quella più efficace invece penso sia sta quella di piede sul tiro di Immobile contro la Lazio».

Quanto è stata dura non vincere per quasi tre mesi?

«Abbiamo sentito il peso della vittoria che non arrivava e poi forse ci siamo anche lasciati prendere dalla paura di vincere. A Roma ad esempio siamo stati in vantaggio fino al 92' dopodiché abbiamo perso. Ci serviva una vittoria, anche sporca, ed è arrivata con il Frosinone».

Nella passata stagione il Lecce girò con 20 punti in classifica, gli stessi che ha già conquistato in questa stagione a tre giornate dal termine del girone di andata. Avete la percezione di poter fare meglio?

«Sì, quest'anno siamo partiti decisamente meglio. Secondo me la squadra è anche più forte, senza nulla togliere al gruppo dell'anno scorso, l'organico è più ampio e di conseguenza abbiamo più cambi. Speriamo di chiudere il girone di andata almeno con 23 punti e nel girone di ritorno ci auguriamo di conquistare al più presto i punti che servono per la salvezza».

Lei a Lecce è amato da tutti al punto da meritare anche una canzone scritta ad hoc da Giampaolo Catalano del gruppo "The Lesionati". Nel video ci sono anche presenze a lei molto vicine...

«Sapevo che stavano preparando una canzone per me, non sapevo però che nel video ci sarebbero stati anche Baschirotto e Strefezza. È stata una bellissima sorpresa, molto gradita. Quando ho visto per la prima volta il video mi sono fatto una risata e subito dopo ho mandato un messaggio ad entrambi».

Parliamo della sua carriera cinematografica, nella veste di comparsa, iniziata all'età di tre mesi con Carlo Verdone nel film Viaggi di nozze e proseguita fino all'età di 14 anni: come è nata questa passione?

«Una mia zia, sorella di mia nonna, ha una agenzia cinematografica molto conosciuta a Roma. Quando serviva la presenza di bambini mi chiamavano spesso per andare sul set anche se io ho sempre detto che era una cosa che non mi piaceva fare se non per non andare a scuola. Il motivo? Mi dovevo svegliare presto e poi mi toccava aspettare ore e ore prima di girare la scena. So però che il cinema paga bene e alla mia famiglia servivano quei soldi per cui lo facevo. Però quante gliene ho dette a mia madre. Verdone? L'ho rivisto dopo venti anni ma solo di sfuggita. Mi piacerebbe incontrarlo anche perché è un mio idolo».

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