Praja chiusa: risse e disordini in Baia Verde, stop del questore alla discoteca. Paradiso: «Pronti a impugnare»

Praja chiusa: risse e disordini in Baia Verde, stop del questore alla discoteca. Paradiso: «Pronti a impugnare»
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Mercoledì 24 Agosto 2022, 18:20 - Ultimo aggiornamento: 27 Agosto, 11:07

La discoteca Praja, a Gallipoli, chiusa per 15 giorni. Due risse di notte nel giro di poche settimane: una in zona Baia Verde, l'altra fuori dal parcheggio della discoteca. Infine, il caso di un ragazzino minorenne finito in ospedale dopo aver assunto notevoli quantità di alcol all'interno del locale. Per queste ragioni il Questore di Lecce, Andrea Valentino ha disposto la chiusura immediata della della discoteca "Praja" in Baia Verde per 15 giorni. Un provvedimento assunto in base all'articolo 100 del Testo unico delle leggi di Pubblica sicurezza che dispone "che la misura di pubblica sicurezza della sospensione della licenza può intervenire in caso di tumulti o gravi disordini, oppure “qualora il locale sia abituale ritrovo di persone pregiudicate o pericolose” o, comunque, se il comportamento costituisca un pericolo per l'ordine pubblico.

 

Gli episodi contestati

"Dalle indagini è stato rilevato che tali episodi, gravemente pregiudizievoli per l’ordine e la sicurezza pubblica, siano stati, se non causati, quanto meno favoriti dallo stato di alterazione psicofisica dovuto all’abuso di bevande alcoliche, somministrate in alcuni casi, all’interno della discoteca, anche a minorenni e infra quattordicenni, in violazione della normativa vigente - si legge nella nota - Tali condotte, che costituiscono oggettivamente un pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica, hanno indotto il Questore di Lecce ad adottare il provvedimento inibitorio in questione al fine di evitare il verificarsi di ulteriori avvenimenti pregiudizievoli per la sicurezza pubblica, rivestendo le violazioni accertate carattere di gravità ed allarme per i cittadini".

Il primo episodio risale all'inizio di agosto quando nei pressi della discoteca in Baia Verde, alle 5 del mattino un gruppo di giovani romani, tra cui un minorenne, tutti portati in commissariato per i dovuti accertamenti, si sarebbero scontrati con un gruppo di giovani campani, armati di bastoni e spranghe di ferro. Il bilancio è stato di tre feriti. Poi ancora un'altra rissa tra giovani nel reticolo di strade che collega la zone turistica di Baia Verde. Infine il caso di un minore accompagnato dal padre in discoteca. Lo stesso genitore che era andato poi a riprenderlo l'avrebbe trovato ubriaco e in stato di semi-incoscienza, secondo la ricostruzione delle forze dell'ordine. Il ragazzino è stato poi accompagnato in ospedale a Gallipoli.

L'amministratore di Praja, Paradiso: «Ricorso contro il provvedimento, non possiamo pagare per ciò che accade fuori dai locali»

Pierpaolo Paradiso non ci sta. In qualità di titolare e amministratore della nota discoteca di Baia Verde, punta i riflettori su una normativa a suo avviso, «ormai superata e da rivedere» che non tutela gli imprenditori del mondo della notte da episodi di violenza e degenerazione che si verificano fuori dai locali. «Da sempre abbiamo improntato la nostra attività all'insegna della massima collaborazione con le forze dell'ordine per garantire sicurezza ai nostri clienti - rileva Paradiso - Quello che ci lascia perplessi, ed è poi la motivazione per la quale ricorreremo contro l'articolo 100, è che la responsabilità oggettiva del gestore non può non essere rilevata rispetto allo stato dell'arte della società moderna. Proprio come avviene per gli stadi, anche i gestori dei locali non possono essere sotto scacco di baby gang, soggetti violenti e minorenni fuori controllo. Se con coscienza gestori e imprenditori mettono in campo tutte le misure di sicurezza previste dalla normativa, e come nel caso di Praja anche ulteriori provvedimenti, una rissa a due chilometri dal locale o lo stato di ebrezza di un ragazzino non possono essere attribuiti alla responsbailità del gestore del locale. Il problema dunque sta nella norma da rivedere. E su questo fronte siamo pronti a dare battaglia in tutte le sedi, portando la questione anche in Parlamento se necessario».

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