Mafia, «Imprenditori per conto del clan»: a sette anni dal blitz Baia Verde arrivano le condanne a dieci anni/I nomi

Mafia, «Imprenditori per conto del clan»: a sette anni dal blitz Baia Verde arrivano le condanne a dieci anni/I nomi
di Erasmo MARINAZZO
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Giovedì 1 Dicembre 2022, 20:12 - Ultimo aggiornamento: 20:23

Imprenditori al servizio del clan Padovano di Gallipoli. Con questa accusa sono stati condannati a dieci anni di reclusione a testa Amerigo Liaci e Luca Tomasi, 40 e 49 anni, l’uno di Gallipoli e l’altro di Carpignano Salentino (difesi dagli avvocati Pantaleo Cannoletta e Luigi Rella), nello stralcio del processo dell’operazione Baia Verde sulla rinascita del gruppo mafioso gallipolino guidato da Angelo Padovano, figlio del boss storico Salvatore ammazzato a settembre del 2008 per volontà del fratello Rosario.

La sentenza


La sentenza dei giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce (presidente Cinzia Vergine, relatore Edoardo D’Ambrosio, a latere Bianca Maria Todaro) ha inoltre inflitto tre anni a Giovanni Rizzo, 54 anni, di Taviano (avvocato Luigi Suez) e Dieci mesi ad Ubaldo Leo, 58 anni, di Lecce (avvocatessa Mariangela Calò).
Prescrizione per una parte dei reati, anche perché la sentenza è arrivata a sette anni dal blitz dell’inchiesta dell’allora procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia, Antonio De Donno (attuale procuratore di Brindisi) e dei carabinieri del Ros. Gran parte degli imputati aveva scelto il rito abbreviato ed avrà scontato anche una buona fetta delle condanne. Chi ha scelto il dibattimento in aula ha dovuto attendere sette anni, per il processo con il dibattimento in aula che ha raccontato quello spaccato di vita tra economia del turismo e criminalità che aveva caratterizzato Gallipoli sopratutto nel 2014. Quell’anno l’imprenditore della security, Gianluca De Giorgi, subì diversi attentati. Fra questi anche una raffica di colpi di arma da fuoco nella sua casa: il clan voleva indurlo a farsi da parte per prendere il suo pacchetto clienti dei locali notturni e degli stabilimenti balneari, sosteneva l’inchiesta ed ha sostenuto anche la sentenza dell’altro ieri sera


Secondo l’accusa originaria, Tomasi mise a disposizione la sua agenzia per consentire al clan padovano di prendere il monopolio della security dei lidi e delle discoteche, Liaci la cooperativa di gestione dei parcheggi.
Non è stato di questo avviso, tuttavia, il pubblico ministero Alberto Santacatterina che per Liaci e Tomasi ha sostenuto di non avere avuto dal processo la prova che facessero parte del clan. Per gli altri imputati ha chiesto invece l’assoluzione per prescrizione. Anche per la tentata estorsione contestata a Ubaldo Leo.
Tre mesi il termine indicato per il deposito delle motivazioni della sentenza che spiegheranno il diverso orientamento del collegio giudicante rispetto al rappresentante della Procura e rispetto alle tesi esposte dalle difese.


Gianluca De Giorgi testimoniò in aula il 4 aprile del 2018. E concluse raccontando di avere comunque provato a contattare i gestori dei locali e degli stabilimenti balneari. E siccome non chiuse nemmeno un contratto, si trasferì in Spagna. «Ho lavato montagne di piatti. Piangendo. Perché mi ricordavo di essere stato imprenditore».
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