Duecento chilometri di corsa sotto la pioggia battente: due salentini conquistano la leggendaria “Nove Colli”

Duecento chilometri di corsa sotto la pioggia battente: due salentini conquistano la leggendaria “Nove Colli”
4 Minuti di Lettura
Giovedì 23 Maggio 2019, 13:32 - Ultimo aggiornamento: 24 Maggio, 08:55

Un passo dopo l'altro. Abbracciati alla fatica, alla paura di non farcela, all'orgoglio di tentare il tutto per tutto, tagliando poi uno dei traguardi più prestigiosi e ambiti dai corridori di tutto il mondo. Andrea Morrone (di professione giornalista, ndr) e Dario Della Pace hanno scritto il loro nome fra quelli - 400 in tutto, per 22 edizioni - che hanno affrontato vittoriosi la Nove Colli Running, una delle gare sportive più ardue del pianeta. Duecentodue chilometri e mezzo, 90 dei quali in salita, tremila e 200 metri di dislivello e nove colli da scalare in un tempo massimo di 30 ore, superando otto cancelli di eliminazione e tre traguardi diversi.
 

 

La Nove Colli Running - sorella minore della Gran fondo di ciclismo - è una gara leggendaria con partenza e arrivo a Cesenatico. In mezzo, un viaggio che profuma di impresa e si snoda fra i borghi della Romagna. 

Quest’anno a complicare ulteriormente la gara ci ha pensato il maltempo, con pioggia e freddo a flagellare gli ultramaratoneti. Partenza il sabato 18 maggio, alle 12 in punto e i primi 20 chilometri si corrono in gruppo, dietro la bici del giudice di gara. Ad attendere gli atleti all’inizio della prima salita (lunga circa 4 chilometri) e del primo colle, il Polenta, un temporale fortissimo, che ha subito complicato i piani. Dopo il Polenta altri due colli, Pieve di Rivoschio e Ciola, prima del mitico Barbotto, in cui si sale per 5 chilometri e mezzo con una pendenza media quasi del 7 per cento e una punta massima del 18. Lì in cima l’atmosfera è da brividi, sembra una grande festa, mentre la notte avvolge il cuore della Romagna.

Con il passare delle ore e dei chilometri crescono la fatica e la stanchezza, dopo la salita di Monte Tiffi, breve ma insidiosa, i podisti affrontano i due colli più difficili: Perticara e Pugliano, che ha una salita lunga 9 chilometri e arriva a 507 metri sul livello del mare, da cui si può ammirare l’incanto della rocca di San Leo (il più bel borgo d’Italia secondo Umberto Eco), la fortezza in cui fu rinchiuso e morì Cagliostro. Poi il Passo del Grillo, tra rocce e calanchi, prima di affrontare l’ultimo colle, il Gorolo, quattro lunghissimi chilometri con la famigerata rampa finale al 18 per cento di pendenza, preludio agli ultimi 30 chilometri verso l’arrivo a Cesenatico, con una nuova insidia, i migliaia di ciclisti della gran fondo che giungono a tutta velocità alle spalle degli ultramaratoneti. L’arrivo è da brividi, corpi e volti trasfigurati dalla fatica e dalla stanchezza, ma pieni di felicità e orgoglio.

«E’ stata una fantastica avventura – spiega Andrea Morrone, che ha chiuso la partita in poco più di 28 ore –, questo traguardo e questa medaglia mi ricompensano dei sacrifici e della fatica, dei lunghi mesi di allenamento e di tutta la strada percorsa per giungere all’arrivo di Cesenatico. La Nove Colli è molto più di una corsa, è un lungo viaggio, anche dentro se stessi, ti porta a sfidare i propri limiti e a superarli, un insieme di ostinazione e forza di volontà, la potenza immensa della mente che sconfigge il dolore del corpo, il saper rifiutare la tentazione del riposo per proseguire nella stanchezza, chilometri che scorrono e che amplificano la percezione del mondo”. “Il momento più bello è stato correre di notte, nel silenzio e nella solitudine, con la strada illuminata appena da una piccola lampada. Dedico questa medaglia alla mia famiglia e a chi mi ha sostenuto in questo progetto: la Maratona della Grecìa Salentina, Immobiliare Leuca, Fonudito, Il BarRito e Artedo».

«E’ stata una delle sfide più difficili – commenta Dario Della Pace, autentica leggenda dell’ultramaratona, capace di percorrere gli oltre 490 chilometri della Atene/Sparta/Atene –, anche per la pioggia battente che ci ha accompagnati lungo tutto il percorso.
Ho gestito la gara e mi sono goduto il bellissimo paesaggio e gli scenari che abbiamo attraversato, correndo in autosufficienza. Sono contento di aver rappresentato il Salento e la Podistica Copertino in una delle competizioni più belle e più dure al mondo. Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito e hanno fatto il tifo per me».

© RIPRODUZIONE RISERVATA