Due giovani furono uccisi 14 anni fa: le famiglie risarcite ora con un milione di euro

Due giovani furono uccisi 14 anni fa: le famiglie risarcite ora con un milione di euro
di Claudio TADICINI
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Venerdì 4 Marzo 2016, 06:36 - Ultimo aggiornamento: 14:38
Un milione di euro di risarcimento per un duplice caso di “lupara bianca” risalente a 14 anni fa. Si tratta dell’efferato omicidio di due giovani, Salvatore Musarò e Roberto Cortese, entrambi di Taviano, uccisi nel gennaio 2002 all’età di 21 anni e ritrovati poi sepolti in una discarica, dopo essere stati legati e rinchiusi in alcuni grandi sacchi di plastica. 
Lo ha stabilito nei giorni scorsi il giudice civile Maria Gabriella Perrone, che ha condannato gli autori dell’atroce delitto - Giorgio Manis, 42enne di Matino, Alessandro Marino, 40enne di Melissano, Antonio Rizzo, 50enne di Racale, e Luigi De Matteis, 38enne di Taviano - a risarcire i familiari delle due vittime: duecentomila euro per ognuno dei quattro genitori, cinquantamila euro ciascuno per i loro quattro fratelli.Musarò e Cortese sparirono nel nulla il 5 gennaio 2002, quando nel primo pomeriggio di quel sabato d’inverno si allontanarono a bordo della Fiat Punto di colore blu di Cortese, con la quale - in serata - avrebbero poi dovuto raggiungere lo stadio “Via del Mare” di Lecce, per assistere alla partita di calcio tra i giallorossi ed il Milan. Allo stadio, tuttavia, i due giovani non arrivarono mai. 
Mentre di loro si persero le tracce fino al rinvenimento dei loro corpi, la vettura fu recuperata carbonizzata qualche giorno dopo la loro scomparsa, in una cava abbandonata in località “Li Sauli”, poco distante da Taviano, ma in territorio di Gallipoli. 
I cadaveri dei due giovani, invece, furono ritrovati due mesi e mezzo più tardi, il 23 marzo, in una discarica alla periferia di Casarano. 

La loro fu una spietata esecuzione. Condotti in un luogo appartato da De Matteis e Marino, i due 21enni furono presi a bastonate da Manis (Musarò fu raggiunto anche da una pistolettata alla gamba), per poi essere entrambi uccisi dallo stesso con un colpo di pistola alla testa, arma che era stata procurata dal Rizzo.
Le vittime, dunque, furono legate, avvolte in sacchi di plastica e sepolte nella discarica, dove sarebbe stato difficile ritrovare i loro corpi a meno che, come effettivamente avvenne, qualcuno non avesse parlato.
Il primo dei quattro ad essere arrestato fu De Matteis, riconosciuto insieme a Marino da alcuni testimoni, che quel giorno li videro sulla Punto in compagnia dei due giovani tavianesi. Il ritrovamento dei corpi, però, fu favorito dalle dichiarazioni di Marino, che subito dopo l’arresto vuotò il sacco, permettendo agli inquirenti anche di stringere il cerchio sugli altri due complici, arrestati la stessa sera in cui fu scoperto che quella discarica era stata trasformata in un cimitero.
Dall’importo stabilito dal giudice Perrone saranno detratte le somme già corrisposte dal Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso. Le famiglie Cortese e Musarò erano assistite dall’avvocato Angelo Valente.
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