Delitto Afendi, analisi sui telefoni. Ora una donna indagata per favoreggiamento

I carabinieri con il procuratore Guglielmo Cataldi
I carabinieri con il procuratore Guglielmo Cataldi
di Roberta GRASSI
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Sabato 23 Marzo 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 25 Marzo, 22:03

Si allarga il giro degli accertamenti nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Antonio Amin Afendi, il 33enne freddato il 2 marzo scorso, a Casarano, in pieno giorno e in pieno centro. 
C’è una terza persona indagata, con l’accusa di favoreggiamento personale: si tratta di una donna, di origini albanesi, indicata come la compagna di Andrea Sabato, l’uomo (indagato a piede libero) che era alla guida dell’Audi A3 sulla quale viaggiava anche Lucio Sarcinella, 28 anni, reo confesso del delitto e ora in carcere. Colui il quale, secondo la narrazione offerta, avrebbe premuto tre volte il grilletto di un revolver 357 magnum colpendo Afendi davanti a un bar. 

L'analisi sui cellulari

L’iscrizione della donna è atto dovuto per l’espletamento di accertamenti tecnici irripetibili sui cellulari. L’incarico è stato conferito ieri dalle pm Giovanna Cannarile (Dda) e Rosaria Petrolo, della procura ordinaria. 
Il compito di procedere con la consulenza è stato assegnato dalla Procura alla consulente Tania Anastasia De Benedittis. Per Sarcinella, l’avvocato Simone Viva si è affidato a Luigina Quarta. La richiesta è quella di effettuare copia forense degli apparecchi telefonici sequestrati il 2 marzo scorso, il giorno dell’omicidio. I dati dovranno essere estratti in chiaro e spostati su un supporto digitale. Agli esperti anche il compito di estrapolare le immagini di una telecamera. 
Tornando all’omicidio, l’unico punto ancora non del tutto chiarito è il movente, su cui il gip Anna Paola Capano, in sede di convalida del fermo di indiziato di delitto si è espressa giudicandolo poco credibile, perché affidato a una ricostruzione ritenuta troppo generica. La versione di Lucio Sarcinella, il 28enne reo confesso del delitto, è stata resa ai carabinieri in questi termini: «Ho ricevuto la chiamata da mia moglie (che riferiva di aver ricevuto minacce da Afendi, ndr). A questo punto, non capendo più nulla, mi sono diretto insieme ad Andrea Sabato (indagato in concorso, in stato di libertà, ndr), verso una campagna sulla via per Taurisano, dalla quale passa la via ferroviaria e dove già in precedenza avevo occultato una pistola da me acquistata sei sette mesi addietro a Casarano per l’importo di 400 euro con incluso il relativo munizionamento. Il mio amico non era a conoscenza del fatto che io avessi la disponibilità di un’arma. Durante il tragitto, lo stesso era fortemente agitato atteso che io in più circostanze ho ripetuto, “Basta, questa volta lo ammazzo”». 
Il delitto è contestato con l’aggravante della premeditazione, ma non con quella del metodo o della finalità mafiosa.

Tuttavia a coordinare l’inchiesta è la Direzione distrettuale antimafia, al fianco della procura ordinaria. 

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