Scamarcio: «Figli di coppie gay? Quello che conta è trasmettere i valori»

Scamarcio: «Figli di coppie gay? Quello che conta è trasmettere i valori»
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Giovedì 10 Settembre 2015, 17:49 - Ultimo aggiornamento: 11 Settembre, 09:45
VENEZIA - «Per un figlio? Sarebbe preferibile ci fossero entrambi i genitori, ma sono convinto che anche uno solo possa crescerli bene lo stesso. Anche pensando alle coppie omosessuali, non conta il sesso, stiamo parlando di essere umani. Le cose che contano e da trasmettere sono l'amore l'affetto, la sensibilità, i valori su cui si basano la cultura e la società».



Lo dice Riccardo Scamarcio, oggi al Lido come protagonista di La prima Luce di Vincenzo Marra (Giornate degli Autori), storia di un figlio conteso tra padre italiano, Marco e una madre cilena, Martina (Daniela Ramirez), tornata nel suo Paese portando via il loro bambino Mateo. Il film sarà nelle sale dal 24 settembre in 70 copie con Bim.




«Ho incontrato Vincenzo prima di leggere la sceneggiatura e mi sono reso conto, che mi stava studiando, osservando, analizzando - dice l'attore -. Ho capito che aveva una necessità autentica importante nel raccontare questa storia e mi è piaciuto anche il suo approccio non convenzionale, molto diretto. Con lui sul set c'è stato un lavoro intenso, di grande ricerca e libertà allo stesso tempo. Vincenzo mi ha spinto ai limiti estremi, da ricovero - scherza - mi ha fatto mettere in gioco, come amo fare ad ogni nuovo progetto».



Scamarcio, non essendo papà nella vita, ha costruito il ruolo, soprattutto
«pensando al mio di padre, al nostro bel rapporto, a quando da piccolo andavamo al mare, facevamo le cozze, e m'aggrappavo al suo collo.... Guardavo Gianni (Pezzolla, il bambino che nel film interpreta suo figlio, ndr) attraverso gli occhi di mio padre. Poi quella di essere genitore è una sensazione che si può provare anche in altre situazioni? Un film può essere considerato come un figlio?».



Per prepararsi poi
«ho parlato a lungo con Vincenzo, ho incontrato padri che hanno vissuto un'esperienza simile a quella del film».



Marra, autore rigoroso e versatile, qui alla sua opera più matura e intensa , spiega che il film (che ha degli elementi autobiografici, ndr) è nato quando
«stavo per diventare papà e come capita spesso ai registi, ho incontrato un ragazzo che mi ha raccontato la sua storia.
Era tornato a casa non aveva più trovato moglie e figlio; ci mise un anno per rintracciarli. Li sono nate due cose dentro di me: il prurito cinematografico per una storia appetibile, in cui c'era il germe di un tema moderno non esplorato e la paura che una cosa del genere potesse accadermi?. Il tema è quanto mai attuale:
«Secondo i dati ufficiali, ogni anno ci sono 1000 bambini sottratti in Italia, l'85% dalle madri ai padri e un 15% dai padri e alle madri. A me non interessava prendere le parti di uno dei genitori, volevo solo affrontare il problema, perché per me il bene supremo è il bambino».



Nel film
«dissemino i motivi per cui il rapporto tra i protagonisti è finito, calcare la mano mostrando motivazioni scatenanti, è da cinema di serie B ? aggiunge il cineasta, che ha avuto il supporto dell'associazione 'Figli sottratti' -. Si può essere un cattivo marito, o una cattiva moglie,ma è una cosa diversa essere un cattivo genitore. Io li mostro entrambi nell?amore per il figlio dall?inizio». Secondo Daniela Ramirez, la protagonista infatti «è una donna depressa che ha deciso di andare via, pensando di fare la cosa migliore per se? e per il figlio».



Scamarcio sarà protagonista nella prossima stagione anche con
«Io che amo solo te» di Marco Ponti, a fianco di Laura Chiatti e ha girato con Bradley Cooperla commedia paradossale Burnt, di John Wells, dove interpreta un cuoco italiano nella cucina di uno chef pazzoide (Cooper) che aspira ad avere ad ogni costo la terza stella.