Lo spread vola a quota 200 poi frena: sui mercati pesano i timori sul voto

Lo spread vola a quota 200 poi frena: sui mercati pesano i timori sul voto
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Giovedì 22 Maggio 2014, 09:44
​ROMA - Il vento dei populismi spaventa i mercati a pochi giorni dalle elezioni europee.

E si dice che sul mercato sia arrivata più di una mano italiana a salvare ieri lo spread Btp/Bund dall’impennata che aveva portato in un colpo solo il differenziale da quota 190 a oltre 200 punti. Vero o no, fatto sta che altrettanto velocemente le distanze di rendimento tra Italia e Germania si sono di nuovo accorciate fino a chiudere a quota 177,7 punti.



Complice anche l’asta flop sul nuovo Bund a 10 anni che ha depresso la carta tedesca e fatto scattare l’intervento della Bundesbank. È l’ennesimo segnale del nervosismo dei mercati in vista della scadenza elettorale, un test cruciale per l’avanzata del fronte anti-euro che potrebbe mettere a rischio i bilanci Ue, dicono gli operatori. Non a caso, non è solo il rendimento dei titoli italiani a essere finito sotto pressione. C’è però un altro ingrediente che mescolato al primo alimenta già da giorni il cocktail di volatilità e tensioni sui titoli di Stato. Già, perchè i dati sulla frenata del Pil nel primo trimestre sono arrivati la settimana scorsa davvero come una doccia fredda sui mercati, proprio mentre si guardava a uno spiraglio di ripresa. Poi l’ultimo scatto dell’Ocse che fotografa l’Italia, come l’unico Paese del G7 a crescita negativa non ha certo risollevato gli umori. Così si spiega come da una luna di miele con i mercati durata fino ai primi giorni di maggio, in cui si parlava di effetto Draghi su uno spread a quota 145, si è passati in soli 12 giorni a un volo di ben 55 punti se si considera il picco negativo di ieri.



LA FIDUCIA

È presto però per parlare di allarme, avvertono gli operatori, più portati a liquidare la volatilità sullo spread tutto sommato «fisiologica» in tempi di elezioni. Senza contare il clima di attesa in vista della Bce.



Del resto, c’è anche una buona notizia in questo clima di incertezza: anche a fronte di un differenziale in aumento i rendimenti sono rimasti bassi, con il decennale fotografato ieri a quota 3,198%. Un elemento in più per valutare i movimenti in atto potrà arrivare nei prossimi mesi dalla Banca d’Italia che tiene sotto controllo la composizione degli acquirenti di titoli di Stato. Gli ultimi dati disponibili, contenuti nel supplemento al Bollettino Bankitalia conferma il forte interesse degli investitori esteri per i titoli di Stato italiani, al 36,8% oltreconfine (oltre 648 miliardi). A dicembre scorso le mani estere sui titoli italiani arrivavano al 35,7% dopo che a metà 2011, prima dell’ingresso dell’Italia nella crisi del debito sovrano, la quota di debito pubblico italiano in mani estere superava il 50%. Va detto, però, che almeno per ora gli esperti di reddito fisso non mettono in discussione la ritrovata fiducia dei mercati per i titoli italiani. Per il futuro invece molto dipenderà dall’esito elettorale e dai prossimi segnali che arriveranno dalla Bce.



Nel frattempo ieri si è chiuso senza problemi il concambio di titoli proposto dal Tesoro per alleggerire le scadenze 2015 e 2017. Ma il test delle nuove aste è fissato dopo le elezioni, a partire dal 27 maggio.