è autrice pluripremiata di celebri romanzi, opere teatrali, racconti, saggi e sceneggiature. Una voce, la sua, da anni tra le più attive nel nostro panorama culturale.
Reduce da una serie di appuntamenti nel nord della Puglia, la scrittrice è stata ospite ieri di un incontro a Leverano, promosso da Lions, Leo Club e Fidapa di Copertino, dove ha parlato del suo libro “Lettere d’amore” (Giulio Perrone Editore), che raccoglie le lettere di Gabriele D’Annunzio alla giovane amante Barbara Leoni.
Questa mattina, ultima tappa, la Maraini ha incontrato le studentesse dell’istituto Morvillo-Falcone di Brindisi, la scuola oggetto dell’attentato in cui il 19 maggio scorso rimase uccisa Melissa Bassi.
«Un D’Annunzio innamorato, ma anche contraddittorio perché lui ama in modo molto suo, persino un po’ egocentrico. Le sue lettere sono proprio belle e appassionate».
«Il mio scopo, quando ho scritto testi teatrali, è sempre stato quello di far riflettere il pubblico, di portarlo a ragionare. Oggi il teatro è la sola cosa che funziona. Anche se hanno ridotto i finanziamenti, le sale sono piene. In un mondo dello spettacolo che è sempre più virtuale e mediato da uno schermo, è rimasto l’unico luogo dove lo spettatore si incontra con l’attore, dove il rapporto non è virtuale, appunto, ma reale. In questo risiede tutta la sua importanza».
«Sì, perché le leggi si cambiano facilmente, ma la mentalità non altrettanto. Qui si tratta, appunto, di mentalità antiche, tradizionali, che fanno parte di una cultura atavica, legata all’idea dell’amore che dà diritto al possesso dell’altro. Un’idea sbagliata che porta come conseguenza la violenza, perché il possesso, quando viene messo in discussione dalle legittime richieste di libertà fatte dalle donne, scatena il finimondo. In Italia, nel 2012, abbiamo assistito a 120 casi di delitti in famiglia, perpetrati da uomini che hanno ucciso la propria compagna semplicemente perché se ne voleva andare».
«La cultura dovrebbe essere trattata come altrove trattano i loro beni maggiori. Il nostro petrolio è la cultura, quindi andrebbe difesa, coltivata e andrebbero fatti degli investimenti. Parlo ovviamente di territorio, ambiente, paesaggio, delle città, delle architetture, dei musei. Poi c’è un altro aspetto, quello della cultura in movimento, più propriamente legata al vivere insieme e al rispetto dell’altro. Come dicevamo prima, appunto, bisogna insegnare ai bambini che, se una donna non ama più il proprio uomo, non bisogna ucciderla».
«In controtendenza con la crisi economica e politica del Paese, la letteratura va avanti a testa bassa e propone, per esempio, grandi temi etici, di cui la politica non si occupa più. Nei libri che escono, scritti anche dai giovani, si parla di amianto, di scioperi, di immigrazione, del rapporto con la malavita. Tutte emergenze di cui non mi risulta che si preoccupino i politici».
«Non lo fa per compensare, ma è importante che lo faccia».