Il 25 aprile, la Resistenza e i valori della memoria secondo Fausto Bertinotti

Il 25 aprile, la Resistenza e i valori della memoria secondo Fausto Bertinotti
di Luca NOLASCO
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Lunedì 25 Aprile 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 10:31

«Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate sulle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione».

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La nota affermazione del giurista e costituente fiorentino Piero Calamandrei introduce molto bene il tema della tavola rotonda “L’antifascismo e la resistenza: le radici della Costituzione repubblicana” che prevede tre ospiti d’eccezione che affronteranno il tema da angolature concettuali differenti: Fabio Pollice (rettore dell’Università del Salento), Fausto Bertinotti (presidente emerito della Camera dei Deputati) e Nicola Grasso (professore di Diritto costituzionale dell’Università del Salento).

L’iniziativa beneficia del patrocinio dell’Università del Salento e della Città di Galatina.

Presidente Bertinotti: cosa rappresenta per Lei il discorso di Piero Calamandrei del 1955?

«Le parole di Calamandrei sono un’emozione che accarezza il cuore. Il noto discorso di Calamandrei, non a caso pronunciato in un ciclo di conferenze rivolte a giovani universitari, contiene una precisa idea di fondo circa le origini, il senso e il ruolo della Costituzione italiana, ed individua quale elemento essenziale della sua legittimazione una comune esperienza storica e concreta. Si tratta sicuramente di un aspetto fondamentale, anche se non unico, del processo che portò alla stesura della Costituzione sulla base della condivisa esperienza dell’antifascismo e della lotta di liberazione. I padri costituenti avevano alle spalle le grandi speranze che la Resistenza aveva alimentato e che dovevano servire da presupposto per costruire una nuova società. E di Costituzione figlia della Resistenza si è discusso a lungo ed è fuori di dubbio il legame stretto e diretto tra i due momenti».

Qual è il rapporto, appunto, tra Resistenza e Costituzione repubblicana?

«Resistenza, antifascismo e liberazione sono il fondamento dell’ordinamento costituzionale repubblicano almeno per un motivo: si sono tradotti sul piano storico, politico e giuridico nei principi, nei diritti e nei valori che connotano il contenuto essenziale della Costituzione consistente in ciò che non è mai violabile della ‘nostra carta’.Tuttavia, vi è un ‘passo’ che mi pare sintetizzi perfettamente il rapporto che lega il 25 aprile con la Costituzione repubblicana. Si tratta di un rapporto che poggia su una memoria storica che deve sempre essere attiva, presente, costruttiva e generatrice di diritti e di giustizia sociale. Penso che quella memoria, nella sua vocazione costruttiva, risieda nella norma che maggiormente caratterizza - almeno dal mio punto di vista - il fine della Costituzione repubblicana. Penso al secondo comma dell’art.3 che, prendendo atto che la società concreta non risponde a libertà e ad eguaglianza, affida a tutta la Repubblica il compito di inverare, nella materialità, libertà ed eguaglianza sostanziale contro lo status quo: il progetto sociale di trasformazione che la Costituzione prevede. La Liberazione consegna alla Repubblica il testimone per realizzare una società libera ed egualitaria, in cui libertà ed eguaglianza si implementino reciprocamente senza rischi che l’una sia compressa per fare prevalere l’altra».

La Costituzione italiana è ancora ‘attuale’?

«Assolutamente sì! I principi fondamentali della Costituzione italiana rappresentano ancora oggi una guida salda ed imparziale a cui fare costantemente riferimento. Giuseppe Dossetti, che fu tra i costituenti, ebbe a dire che “la Costituzione repubblicana è un frutto particolarmente positivo e felice della civiltà occidentale” (riferimento alla Lezione tenuta all’Università di Parma il 26 aprile 1995)».

Quale libro consiglierebbe di leggere ai giovani?

«“Lettera a una professoressa” di Don Milani. Approfitto per invitare, i giovani in particolare, a riscoprire i testi di Aldo Capitini che - com’è noto - fu tra i primi in Italia a teorizzare il pensiero non violento ghandiano».

Lei viene invitato spesso dall’Università del Salento: come valuta questa esperienza seminariale con gli studenti?

«I docenti, il personale tecnico-amministrativo e gli studenti dell’Università del Salento mi hanno sempre accolto con grande entusiasmo. I seminari di studio organizzati hanno riscosso grande consenso ed un’ampia partecipazione di pubblico. Ricordo, davvero con molto piacere, le numerose riflessioni critiche fatte emergere, in particolare, dagli studenti. Questo implica, tra l’altro, lo straordinario lavoro dei docenti che hanno preparato in modo encomiabile i loro allievi. Rivolgo, pertanto, la mia più ampia gratitudine all’Università del Salento per avermi concesso questo privilegio».

In chiusura: cosa fare per fermare il terribile conflitto tra Russia e Ucraina? Papa Francesco sembra aver tracciato un possibile percorso…

«C’è un mondo che è purtroppo attraversato da contrasti drammatici e, come ha detto giustamente il Pontefice, dalla ‘terza guerra mondiale a pezzi’. Una previsione, quella di Papa Francesco, che si sta avverando. Tutti gli elementi tranquillizzanti, che ci diamo, bisogna metterli nel cassetto e affrontare criticamente una situazione, che è drammatica. Il Papa si è rivelato preveggente, contrariamente a tutti i leader politici degli Stati, che hanno dato solo prova di una miopia clamorosa. Una lungimiranza, che il Papa dimostra anche adesso, parlando esclusivamente il linguaggio della pace. Contro la guerra si può solo impugnare la pace».

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