Fatture false per lavori edili mai realizzati: indagate sei persone, sequestro da 4 milioni di euro

Fatture false per lavori edili mai realizzati: indagate sei persone
​Fatture false per lavori edili mai realizzati: indagate sei persone
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Lunedì 29 Gennaio 2024, 11:18 - Ultimo aggiornamento: 31 Gennaio, 07:06

La Procura della Repubblica di Brindisi ha concluso le indagini preliminari nei confronti di sei persone, indagate per emissione di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti, indebita percezione di erogazioni pubbliche, costituite da crediti di imposta illecitamente ottenuti.

Le indagini

Sono sei le persone indagate, tra cui i titolari due imprese, un commercialista e altri tecnici, nell'ambito di un'indagine della Procura di Brindisi su una presunta truffa legata a bonus edilizi, per la quale è stato disposto anche un sequestro di quattro milioni di euro tra crediti d'imposta, beni immobiliari e disponibilità finanziarie sui conti correnti. L'attività investigativa è stata avviata nel 2022 dalla Guardia di finanza a San Pietro Vernotico, in provincia di Brindisi. I sei sono indagati a vario titolo per indebita percezione di erogazioni pubbliche, emissione di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti e reati di falso in concorso. In particolare si trattava di lavori per il rifacimento delle facciate degli edifici che decine di clienti avevano appaltato a due imprese (una costituita come ditta individuale e l'altra come società a responsabilità limitata) entrambe riconducibili alla stessa persona. Secondo l'accusa le due imprese avrebbero emesso, fatture false per documentare i lavori che in realtà non sarebbero mai stati eseguiti.

Avvalendosi di false attestazioni (visti di conformità di regolarità formale della documentazione rilasciati da un commercialista) e false asseverazioni sulla congruità di spese non sostenute, rilasciate da geometri, il titolare delle due imprese, concedendo ai propri clienti lo sconto in fattura si sarebbe fatto cessionario, accettandoli, dei crediti di imposta maturati da questi clienti committenti dei lavori.

In questa maniera l'imprenditore indagato, sempre secondo l'accusa, avrebbe ottenuto liquidità mediante la cessione a banche, intermediari finanziari ed altri soggetti, di crediti di imposta illecitamente ottenuti per lavori non eseguiti. Dagli accertamenti è emerso che parte dei crediti di imposta sarebbe stata utilizzata da una delle imprese per fare una indebita compensazione con i crediti vantati del fisco per il pagamento di imposte indirette.

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