Molti, secondo il dirigente del settore Ambiente della Provincia di Brindisi Pasquale Epifani. Proprio lui, sulla base dei rilievi dell’Arpa, chiese a marzo dello scorso anno la chiusura della discarica comunale di contrada Autigno, allora gestita dalla Nubile Srl il cui ex amministratore Luca Screti è coinvolto in diverse inchieste, tra le quali quella che vede l’ex sindaco di Brindisi Mimmo Consales accusato di tangenti. Le analisi, infatti, evidenziavano un’eccessiva contaminazione da metalli pesanti, che già rendono insalubre l’area in un raggio di diversi chilometri. Tant’è che appena due mesi dopo la chiusura, a maggio, i carabinieri del Noe sequestrarono l’impianto, che ad oggi è ancora sotto sigilli.
Ora, a completare il quadro della compromissione ambientale nell’area, arriva la diffida e l’avvio del procedimento di sospensione dell’Autorizzazione integrata ambientale ai danni della discarica per rifiuti speciali non pericolosi di Formica Ambiente. A dare il via all’iter è stato, ancora una volta, il dirigente del settore Ambiente della Provincia, che dopo avere preso atto delle risultanze delle analisi dell’Arpa e delle autoanalisi effettate dal gestore, ha parlato di «perdurante stato di contaminazione della falda» determinato «dal rilascio di percolato nella discarica in quanto riscontrato quasi esclusivamente nei pozzi di monitoraggio posti a valle della direzione di flusso della falda».
Dopo un lungo botta e risposta su varie risultanze di analisi, andato avanti per un anno, nelle autoanalisi di Formica, nel pozzo 5A, sono emersi [FI]superamenti di dicloretilene ma anche di tricloretilene, organoalogenati, dicloropropano. In uno dei sopralluoghi, ad ottobre, è emerso inoltre che il gestore non avrebbe provveduto a ridurre la quantità di percolato presente. Ad aggravare la situazione, sostiene tra l’altro la Provincia, le ordinanze del presidente della Regione che hanno autorizzato, in deroga, lo smaltimento del rifiuto tal quale non biostabilizzato con “aumento della produzione di percolato”, “emissione di sostanze maleodoranti” e infine “potenziale aumento della produzione di biogas”.
Una situazione che, si legge ancora nella comunicazione a firma di Epifani, inviata anche alla Procura della Repubblica di Brindisi, «impone oltretutto anche un immediato intervento di messa in sicurezza di emergenza della stessa per attenuare la diffusione di sostanze pericolose nell’area più estesa della pianura di Brindisi, con conseguenti gravi ed irreparabili danni sia sull’ecosistema naturale che sulla salute umana, attesa la natura pericolosa e tossica delle sostanze presenti».
Non basta. Circa un anno fa, infatti, lo stesso dirigente del settore Ambiente della Provincia, ascoltato a Taranto dal presidente della commissione Ecomafie Alessandro Bratti, aveva paventato il possibile coinvolgimento anche dell’oasi di Torre Guaceto. «L’ambito territoriale in cui insistono queste discariche - diceva infatti Epifani di fronte al parlamentare, a Taranto, a dicembre del 2014 - è abbastanza compromesso e si potrebbe determinare un aggravamento di una zona molto più vasta che si trova a ridosso della linea di costa, dove sono presenti anche aree naturali protette, a partire da quella di Torre Guaceto, che potrebbe diventare il bersaglio di contaminazioni della falda freatica che si possono verificare a causa di questi impianti di discarica».
Grave rischio di contaminazione, dunque, per almeno parte del parco naturale. E contaminazione già esistente, invece, per un’area ancora non precisata della pianura brindisina a valle di Autigno e Formica. Se Brindisi ha la sua “Terra dei fuochi”, si trova proprio qui.