Dai lavori a tempo di record allo stadio al riequilibrio finanziario: i primi cinque mesi di Marchionna tra emergenze e decisioni

Il sindaco Giuseppe Marchionna
Il sindaco Giuseppe Marchionna
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Domenica 5 Novembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 11:35

Continuità amministrativa su quanto di buono fatto in passato, trasparenza, chiarezza ma anche la giusta dose di flessibilità, necessaria per gestire una coalizione variegata. Con questo approccio si muove e intende continuare a muoversi il sindaco di Brindisi Giuseppe Marchionna.

Qual è il risultato di questi cinque mesi del quale siete più fieri?

«In questi cinque mesi abbiamo dovuto affrontare praticamente solo una marea di emergenze, cominciando dalla prima, non appena arrivati, ovvero assicurare uno stadio alla squadra di calcio che aveva appena vinto il campionato e aveva bisogno di uno stadio per iscriversi.

Ho girato mezza Puglia prima di ottenere dal sindaco di Taranto l’autorizzazione ad utilizzarlo come secondo stadio. Poi abbiamo dovuto individuare i fondi per garantire i lavori in modo da dare la possibilità al Brindisi di giocare in casa. Un obiettivo che sembrava impossibile ma che abbiamo raggiunto rimodulando una serie di vecchi mutui parzialmente utilizzati. Poi, è andata come tutti sanno. Non è forse quella di cui vado più fiero ma sicuramente è stata la più difficile perché è stata una corsa contro il tempo. Un risultato del quale ci hanno dato merito in tutta Italia, a parte qualche piccola frangia di dissenzienti a Brindisi».

E la cosa che, invece, avreste potuto fare meglio?

«Avremmo potuto comunicare meglio la vicenda della pista ciclabile, che è molto complicata. Ma da un lato è condivisibile la protesta della gente per come è stata pensata, più che realizzata. Dall’altro però noi avevamo il vincolo del finanziamento assunto. Ora che ci abbiamo perso un po’ di tempo, penso e spero che in settimana riusciremo a proporre una soluzione che tenga conto della necessità di completarla, perché non farlo sarebbe un bagno di sangue, ma anche delle esigenze della gente e della sicurezza e fluidità stradale».

Quali saranno le scelte sul fronte della pianificazione urbanistica?

«Di recente abbiamo fatto il punto con il Politecnico di Bari, la struttura incaricata, anche dalla precedente giunta, dell’elaborazione dell’adeguamento al Pptr, che è stato consegnato ed è al vaglio dell’ufficio Urbanistica, e dello studio dei dati per la parte strutturale del Pug. Tutti incarichi sviluppati seguendo le scelte dell’amministrazione Rossi. Personalmente, infatti, sono per la continuità amministrativa - come dimostrano per esempio le vicende del Campionato europeo di scherma o il Pinqua Centro - quando le scelte sono condivisibili e opportunamente organizzate. E questo tengo a sottolinearlo, considerato che c’è una piccolo gruppo di giapponesi che continuano a fare la guerra nonostante questa sia finita. Per quanto riguarda invece la parte programmatica del Pug, sarà attivato un Ufficio di piano interno, con tecnici dell’amministrazione, al di là del rapporto di sostegno che cercheremo di continuare ad avere col Politecnico».

È soddisfatto di come è stata gestita la vicenda dell’accordo col governo sul piano di riequlibrio?

«Assolutamente sì. Intanto perché ho riscontrato, soprattutto nelle strutture tecniche, anche di vertice, del ministero dell’Economia, la condivisione rispetto alla mia valutazione della criticità estrema di quel ticket sui passeggeri, che avrebbe causato gravi problemi. E del resto ha complicato molto le cose a Napoli e Venezia. Personalmente pensavo di trovare una certa resistenza ed invece ho avuto la conferma, al di là delle convinzioni politiche, della criticità di questa variabile innanzitutto dal punto di vista tecnico, visto che se tu ipotizzi un certo gettito fondato su un certo numero di passeggeri, non puoi poi essere sicuro che quei numeri proprio a causa di quell’aumento non diminuiranno, riducendo il gettito».

Crede che l’eterogeneità della coalizione ed in particolare le differenze – emerse tante volte – di vedute all’interno di FdI possano mettere a rischio la tenuta della maggioranza?

«Abbiamo già affrontato problemi di per sé molto laceranti, come quelli ambientali, rispetto ai quali io un po’ per convinzione e un po’ per un minimo di flessibilità, ho indicato la strada della scelta di coscienza. Mi rendo conto dell’eterogeneità culturale dell’alleanza ma da questo punto di vista l’elasticità può consentire di condurre tutte queste forze su un’azione amministrativa chiara, lineare e trasparente. Così le differenze vengono meno, perché sui problemi concreti le diversità di approccio diventano abbastanza marginali e non sono particolarmente preoccupanti. Fermo restando che tutto questo è possibile se si ha il massimo rispetto delle posizioni di tutti e la fiducia nella possibilità di trovare soluzioni condivise».

È ancora convinto che la scelta di rinunciare al ricorso sul deposito Edison sia stata quella giusta?

«No. Devo dire che se fossimo andati fino in fondo, io presumo che avremmo perso e il Comune non sarebbe stato individuato come terminale della protesta. Ma tutto questo è stato rimesso a posto dimostrando come la nostra posizione sia molto attenta alle questioni ambientali, nonostante che noi siamo su posizioni più sviluppiste. Ma mai a discapito dell’ambiente e della città».

C’è qualcosa che non funziona nell’appalto del servizio di igiene urbana?

«Intanto chiariamo che quel capitolato è stato definito dalla precedente amministrazione. Obiettivamente, anche per ammissioni esplicite di alcuni esponenti della ex maggioranza, qualche disfunzione c’è. Anche se il vero problema sta in questo obbligo di rimanere al massimo su gare da due anni più uno, che non consentono un congruo periodo di ammortamento. Cosa che non accadrebbe più se la Regione definisse una buona volta gli ambiti Aro o consentisse in alternativa gare di durata più ragionevole. Per mia esperienza, con una gara decennale è possibile richiedere alle aziende una previsione ed uno sviluppo più lineare e meno soggetto a criticità improvvise e anche inaspettate come di fatto non solo stiamo verificando ora ma si è verificato anche nei precedenti cambi di gestione».

Perché la New Basket sostiene che abbiate dirottato i fondi dei Giochi del Mediterraneo dal Palaeventi su altre opere?

«Quando ho incontrato, più volte, i rappresentanti dell’iniziativa privata, questa storia degli apporti pubblici è stata dettagliatamente sviscerata. Detto questo, quando si parla di finanziamenti pubblici e la vicenda è soggetta a particolari interpretazioni, io preferisco andare sempre sul sicuro. Però, siccome sono una persona ragionevole, non escludo che possa esserci più di una possibilità di intervenire ad accompagnare la realizzazione dell’opera privata. Ma il punto fondamentale è che se io non ho ancora chiuso la procedura per l’opera principale, come faccio a immaginare di strutturare collateralmente questo intervento? Per cui confermo grande disponibilità personale e confido che in tempi brevi si possa chiudere la procedura del project financing. Dopo di che, si potrà ragionare sulla rimodulazione del masterplan che ci attendiamo tutti, perché i 125 milioni ulteriori stanziati dal governo richiedono sicuramente una rivisitazione. Se saremo in grado di farci trovare pronti, avendo chiuso la procedura di base ed avendo le idee chiare, ci potremo confrontare su eventuali, ulteriori possibilità per fare di quest’opera una delle più importanti, significative e simboliche che resteranno dopo la celebrazione dei Giochi del Mediterraneo nel 2026».

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