Brindisi, cinque mesi di Marchionna: dal contestato NO a tutto al NI pronunciato sempre

Brindisi, cinque mesi di Marchionna: dal contestato NO a tutto al NI pronunciato sempre
di Nicola QUARANTA
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Mercoledì 1 Novembre 2023, 15:43

Da cinque mesi alla guida della città: per il sindaco Giuseppe Marchionna, la sua giunta e la maggioranza di centrodestra, la fase di rodaggio è terminata. Sull’attività svolta, le difficoltà incontrate e i risultati ottenuti in avvio di mandato, sarà lo stesso primo cittadino a esprimersi. Una prima analisi è già possibile. Che la strada sia stata, e continui ad essere, in salita è un dato oggettivo. Perché oggettive sono le problematiche e le contraddizioni che caratterizzano, e da tempo, la città e la sua classe politica, divisa sul modello di sviluppo da seguire e inchiodata al bivio: da una parte l’orizzonte di un futuro industriale messo a rischio da un processo di transizione energetica ancora vago e nebuloso, di cui non se ne comprendono né la forma, né i contorni né le reali potenzialità; sulla sponda opposta, le ambizioni di una città d’arte, con vista sul mare, che mira al mercato del turismo. Un quadro complesso, certo. Ma dinanzi al quale la politica non dovrebbe difettare, come sembra, di identità.
Vi è un confine tracciato, ad oggi: il phase out del carbone della centrale di Cerano a far data dal 2025. Passaggio a più riprese confermato dai vertici di Enel, nonostante il contesto internazionale, tra una guerra e l’altra, non offra alcuna garanzia sotto il profilo dell’approvvigionamento energetico, tanto da spingere il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, in più occasioni, a frenare sulla chiusura degli impianti di Civitavecchia e Brindisi.

L'energia

Poco o niente di concreto, invece, sul futuro green che verrà: ipotesi di investimento tante, ma neppure uno straccio di progetto di peso, tale da rappresentare, da qui ai 24 mesi che ci separano dall’addio al fossile, una via di uscita alternativa, capace di garantire sviluppo economico, sociale e occupazionale al territorio. Lo denunciano a gran voce i sindacati di categoria, lo sanno bene i lavoratori diretti, così pure le imprese e il personale dell’indotto che ruota attorno alla centrale in dismissione. Tra le proposte di Enel, la realizzazione di impianti fotovoltaici, impianti eolici, sistemi di accumulo, un centro ricerche e diversi stabilimenti produttivi di terzi legati alle rinnovabili: le pale eoliche ultraleggere di Act Blade ed i moduli per impianti fotovoltaici in plastica riciclata di Standex. Stop. Nel frattempo, tante battaglie: a partire dal caso Edison.
Partiamo da una premessa. Chiusa la competizione e vinte le consultazioni amministrative, gli ostacoli andrebbero comunque affrontati. Per “andare oltre”, come recitava lo slogan dello stesso Marchionna, sceso in campo a capo di uno schieramento il cui obiettivo era quello di imporsi sull’amministrazione comunale uscente, battezzata del “No a tutto”. Alla fine il centrodestra ha vinto. Ma quello che sta emergendo è un carico di “NI”, più che di “SÌ”. A dimostrazione che il confronto con i colossi va sempre e comunque negoziato, evidentemente. La società nei giorni scorsi ha detto la sua, sottolineando come non esista alcuna limitazione per gli altri traffici portuali, alcuna interferenza con le linea ferroviaria presente in banchina e con l’aeroporto. E come le procedure autorizzative, compresa l’esclusione della Valutazione d’impatto ambientale, siano perfettamente a norma di legge.
Sul deposito costiero di Gnl che dovrebbe sorgere a Costa Morena Est le uniche posizioni chiare, a torto o a ragione, sono quelle dell’Autorità portuale, che spinge e difende il progetto, e delle associazioni ambientaliste, sulle barricate contro l’insediamento.

Viceversa, i primi centocinquanta giorni dalla proclamazione del sindaco Marchionna, hanno messo a nudo sull’argomento i mille volti della maggioranza di centrodestra, divisa al suo interno, così da partorire, durante il consiglio comunale monotematico, una mozione artatamente ambigua, attraverso la quale si sollecita la revisione del percorso autorizzativo da parte del governo, sottintendendo anche la sospensione dell’iter già avviato, ma senza chiederlo esplicitamente. La prova di un’assenza di visione unitaria sul futuro del porto, che rappresenta un campanello d’allarme.

Le emergenze

E non è l’unico, al netto delle emergenze che l’esecutivo è stato chiamato a gestire. E lo ha fatto, sino ad oggi, alla giornata: dalla stagione estiva (contraddistinta dal balletto delle ordinanze sulla movida) ai lavori di adeguamento dello stadio “Fanuzzi” (segnati da una frenetica e confusa corsa contro il tempo), sino alla gestione delle opere in corso. Un esempio su tutti: la pista ciclabile in viale Aldo Moro tuttora non si comprende se abbia ragione di esistere o meno. Per programmare ci vuole del tempo, certo. Ma delle tracce dovrebbero già vedersi. Per comprendere dove ci stia portando il mare.

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