BRINDISI - Dopo trent’anni di attesa, il pontone “Tenax”, che giace semiaffondato di fronte alla ex spiaggia di Marimisti, nel porto medio, sarà smantellato. Ad eseguire l’operazione, che avrebbe dovuto essere portata a termine all’inizio degli anni Novanta, sarà il Consorzio cantieri navali riuniti del Mediterraneo. L’azienda, da poco insediatasi nel porto di Brindisi, è stata infatti l’unica a rispondere alla richiesta dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale, che si è rivolta proprio ai tre cantieri navali concessionari nello scalo brindisino delle rispettive aree demaniali: Damarin, Danese e, per l’appunto, Ccnrm.
L’Authority, in particolare, aveva richiesto che l’eventuale offerta tecnica per l’esecuzione dei lavori di rimozione, demolizione, caratterizzazione e smaltimento del pontone contenesse una serie di elementi per facilitare la valutazione. Tra questi, oltre al vero e proprio programma dei lavori (con eventuale possibilità di demolire in loco), anche un piano per la prevenzione dell’inquinamento.
Il pontone “Tenax”, dal quale in sostanza è nata la ultradecennale storia dell’impresa Fratelli Barretta, risale agli anni Quaranta del secolo scorso e, come detto, avrebbe dovuto essere smantellato già una trentina di anni fa. Fu ceduto infatti alle Officine Fiume all’inizio degli anni Novanta. La stessa azienda avrebbe dovuto provvedere regolarmente al suo smaltimento, su autorizzazione della Capitaneria di porto, perché all’epoca non era ancora stata istituita l’Autorità portuale, nata poi nel 1994. Ma al momento di tirare in secca il pontone, questo si incagliò a circa 50 metri dalla riva della spiaggia di Marimisti, sito per il quale le Officine Fiume avevano ottenuto proprio dalla Capitaneria la concessione. E da allora, il relitto è rimasto esattamente in quel punto.
Tra la fine del Novecento e l’inizio degli anni Duemila, l’allora presidente dell’Autorità portuale Mario Ravedati provò ad inserire lo smaltimento del Tenax insieme a quello dei relitti delle navi che avevano portato a Brindisi migliaia di albanesi, rimaste anch’esse incagliate nel porto.
La svolta
A febbraio di quest’anno, tuttavia, la Capitaneria di porto ha manifestato una serie di preoccupazioni riguardo alla presenza dello scafo, chiedendo all’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale di provvedere a ripristinare la fruibilità dello specchio acqueo interessato dalla presenza del relitto ed allo stesso tempo di eliminare un potenziale rischio per la sicurezza della navigazione. E così, come detto, l’Authority si è rivolta a tre cantieri navali chiedendo loro di presentare un’offerta tecnica, nel caso in cui fossero interessati ad occuparsi della rimozione e dello smaltimento.
Unico a rispondere come detto, nello scorso mese di marzo, è stato il Consorzio cantieri navali riuniti del Mediterraneo, il cui progetto è stato approvato dopo tutta la trafila burocratica della conferenza dei servizi, nell’ambito della quale si sono espressi tutte le istituzioni e gli enti coinvolti nell’operazione. A questo punto, appena qualche giorno fa, l’Autorità di sistema, con una determina a firma del segretario generale Tito Vespasiani, ha confermato che la conferenza dei servizi si è conclusa in maniera favorevole, seppure con alcune prescrizioni, ed ha dato mandato al responsabile unico del procedimento di richiedere al Consorzio cantieri navali riuniti del Mediterraneo “la formale offerta economica per l’esecuzione delle attività”, dunque per la rimozione, lo smontaggio e lo smaltimento del relitto.