Iter di divorzio troppo lungo, lui muore. Mogli in lite per la pensione: «Reversibilità a entrambe»

Iter di divorzio troppo lungo, lui muore. Mogli in lite per la pensione: «Reversibilità a entrambe»
di Roberta GRASSI
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Giovedì 3 Ottobre 2019, 09:04 - Ultimo aggiornamento: 13:03
Il marito è morto, ma le sue due mogli (una delle due è la ex) hanno continuato a litigare a processo, convinte entrambe di avere diritto a percepire tanto la pensione di reversibilità quanto il Tfr.
La questione è finita dinanzi alla Corte di Cassazione che ha deciso che la ex avrà comunque diritto a una quota di denaro mensile perché titolare di un assegno divorzile, sebbene determinato dopo il decesso.

La vicenda ha origine nel 2013 e si è trascinata a lungo. E' simile a molte altre storie analoghe, in cui vedova ed ex moglie dibattono a giudizio per ragioni economiche. Ma ha una particolarità: in questo caso la sentenza di divorzio è intervenuta in ritardo. Il secondo matrimonio era stato infatti possibile in virtù di una pronuncia sullo status che risaliva a qualche anno prima del triste epilogo.
Partendo all'inizio: il primo matrimonio era stato celebrato nel 1967, poi nl 2001 c'era stata la separazione con la previsione di un assegno di mantenimento di un milione e mezzo di lire.

Nel 2005 era iniziata la causa per il divorzio, nel 2009 era intervenuta la pronuncia sullo status divorzile e così l'uomo aveva potuto risposarsi nel 2012. Nell'aprile dell'anno successivo è morto, solo nel giugno successivo è stato riconosciuto dal Tribunale un assegno divorzile di 900 euro alla prima moglie.
Da qui la causa fra le due donne. Il Tribunale di Brindisi aveva inizialmente rigettato la richiesta della ex, ritenendo che non vi fossero i presupposti per frammentare in due parti la pensione di reversibilità e l'ammontare complessivo del trattamento di fine rapporto. La Corte d'Appello di Lecce ha esaminato la questione, in particolare ha risposto al seguente quesito: se il provvedimento che riconosce la titolarità dell'assegno divorzile debba essere precedente alla morte del coniuge divorziato o se invece è sufficiente che sussista al momento in cui il coniuge divorziato proponga domanda di attribuzione di una quota della pensione di reversibilità.

Fatti i dovuti conteggi la Corte ha riconosciuto il diritto della ex a ottenere il contributo nella misura del 35 per cento del totale, il resto dovrà essere versato invece alla vedova.
Ma la vicenda non è finita così. Una delle due donne si è rivolta agli Ermellini per ottenere una quota superiore al 35 per cento, calcolata sulla base dlla durata del matrimonio, l'altra pure ha battuto il pugno ritenendo che la prima moglie non avesse alcun diritto.
L'assegno divorzile ha sentenziato la Corte di Cassazione era stato chiesto da B. (prima moglie, ndr) sin dall'introduzione del giudizio. La sentenza non definitiva di divorzio era stata pronunciata nel 2009 e cioè ben prima del decesso, e il giudizio era proseguito per le determinazioni economiche.

La donna era di fatto titolare dello stesso, che è stato solo quantificato in seguito.
Alla stessa conclusione era giunta la Corte d'Appello di Lecce: Il fatto che l'uomo fosse deceduto, non osta all'attribuzione di una quota della pensione di reversibilità, perché il riconoscimento giudiziale di un assegno di mantenimento si pone come presupposto alla prosecuzione del sostegno economico in favore del coniuge debole.
La controversia è così chiusa, dopo anni e anni di lotta. Protagonista secondario, ma non poco importante in tutta la narrazione, anche l'Inps, l'istituto nazionale di previdenza sociale che dovrà erogare l'assegno frammentato in due parti. Storia chiusa, a distanza di sei anni dalla morte del marito conteso, per lo meno in relazione agli stipendi e ai contributi previsti.

Le donne dovranno dividersi anche le spese di giudizio della sentenza le cui motivazioni sono state depositate qualche giorno fa dalla Suprema Corte. I principi fissati sono stati ritenuti di grande interesse dai giuristi esperti di diritto di famiglia. Si tratta senza alcun dubbio di una novità, del resto il caso è del tutto singolare, la questione è peculiar, ma simile a molte altre su cui si guerreggia nei Tribunali d'Italia, in materia di divorzio.
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