Assegno di fine mandato, manca l'accordo. Laricchia (M5s): «Emiliano in Consiglio»

Assegno di fine mandato, manca l'accordo. Laricchia (M5s): «Emiliano in Consiglio»
di Antonio BUCCI
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Domenica 19 Settembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 20:21

Fino a giovedì, pareva essere cosa fatta. Poi l’interrogativo: e se l’assegno di fine mandato non approdasse in Consiglio, nella seduta di martedì? Non è ancora ufficiale ma le quotazioni di uno slittamento salgono con il passare delle ore. Motivi tecnici ma anche politici, con le cosiddette “voci di dentro” che raccontano di un’ultima riunione dell’esecutivo – qualche ora fa - non poco fibrillante, anche in materia. Inutile dire che, prima di andare alla prova dei numeri con un dossier tanto scottante, vadano stretti tutti i bulloni e serrati i ranghi, in primis in maggioranza, con una blindatura piena della linea da tenere. Gli appassionati dei lavori parlamentari sanno che l’Aula può riservare sempre colpi di scena inattesi. E vale anche per il parlamentino di via Gentile.

Laricchia in pressing sul governatore: «Stavolta Emiliano sia presente in Aula»

Altra questione, sarebbe la presenza del governatore, tirato dentro dall’opposizione - e pure da Antonella Laricchia, che resta nel gruppo pentastellato, in larga parte in maggioranza – ma che un impedimento di natura non politica potrebbe tenere lontano dall’assise. «A questo punto, la battaglia continua in Assemblea. Io insisto. Sono sicura che per la prima volta sarò appoggiata in questa battaglia anche dal presidente Emiliano, che questa volta non potrà dire di non sapere», ha infatti rilanciato l’ex candidata alla poltrona più alta di Lungomare Nazario Sauro, non appena la settima commissione ha licenziato la proposta di modifica definitiva. Sul tavolo, erano arrivate due proposte: la sua e quella del lucerino Antonio Tutolo, entrambe per l’abrogazione. La formulazione della proposta di modifica che ha ottenuto il disco verde, invece, prevede che a far data dal primo gennaio 2013, a titolo di contributo a carico del consigliere venga «operata annualmente una trattenuta complessivamente pari al 24% dell’indennità di carica mensile lorda».

Vuol dire il 2% mensile, rispetto all’uno della versione precedente. Non solo: «L’indennità deve intendersi quantificata nel limite di una indennità di carica mensile lorda per anno, per un massimo di dieci anni». Insomma, niente cancellazione e retroattività che – per dirla con le parole dei detrattori - esce dalla porta per rientrare dalla finestra, pur in un arco temporale contingentato ai dieci anni. Che lo slittamento alla settimana successiva serva a tentare ulteriori smussamenti? Certo, il rischio è che una inversione ad U abbia come diretta conseguenza una pioggia di ricorsi, tanto che i beninformati parlano già di una ventina di richieste di accesso alla misura. 

Resta il nodo della copertura finanziaria

Il nodo, però, è tutto politico e la presenza del capo della Giunta pugliese, che pure si è espresso in maniera netta sul caso («I soldi dobbiamo metterli da parte per tutti i pugliesi che ne hanno bisogno, non per i consiglieri regionali») farebbe da monito, per evitare svirgolate. Senza contare che qualche giorno in più potrebbe essere prezioso anche per altre rassicurazioni tecniche sull’asse Bari-Roma: quelle sulla copertura economica del provvedimento, onde evitare la spada di Damocle dell’impugnativa. Tradotto, significa inviare “le carte” nella Capitale e farlo in tempi brevi. Lavoro ai fianchi e non strappi, s’intende. Anche perché, nel frattempo, ci si avvicina alla tornata elettorale delle Comunali e qualunque scossa può ingigantirsi con esiti imprevisti. Non si sa mai. Nel dubbio, ad alzare il tiro ci pensa la Lega ma non sul Tfm. Il capogruppo Davide Bellomo prova ad attaccare sulle nomine licenziate qualche giorno fa: «In particolare, avremmo voluto manager di chiara fama alla guida di Aqp, che è il più importante acquedotto del Sud Europa e una delle principali stazioni appaltanti d’Italia». Bocciatura? Per ora, preoccupazione: «Non ci scandalizza la matrice politica e fiduciaria della scelta, che è legittima, sebbene in qualche caso inopportuna - spiegano - tuttavia, chiediamo che gli uomini e le donne scelti siano all’altezza per qualità ed esperienze pregresse della grande responsabilità affidata loro, perché non siano ancora una volta sprecate risorse pubbliche e sviliti importanti servizi ed asset del nostro territorio».
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