Omicidio dei due "padellari”: processo in Assise per i due fratelli Morleo

Omicidio dei due "padellari”: processo in Assise per i due fratelli Morleo
di Erasmo MARINAZZO
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Mercoledì 14 Dicembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:09

Processo in Corte d’Assise per i fratelli Cosimo ed Enrico Morleo, 57 e 55 anni, per difendersi dall’accusa di essere stati uno il mandante e l’altro l’esecutore degli omicidi dei “padellariSalvatore Cairo e Sergio Spada. Prima udienza il 21 febbraio dell’anno prossimo davanti al collegio presieduto dal giudice Maurizio Saso, ha stabilito ieri la giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Lecce, Simona Panzera, accogliendo la richiesta del pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia, Milto De Nozza

I familiari parte civile in Aula


A chiedere giustizia ci saranno anche i familiari delle due vittime, “cold case” per oltre 20 anni e fino al 3 marzo scorso quando i presunti responsabili della loro morte furono fermati con il blitz dei poliziotti della Squadra mobile di Brindisi: nell’udienza di ieri si sono costituiti parte civile i parenti di Spada con gli avvocati Oreste Nastari ed Emanuela Borgia, mentre i familiari di Cairo si sono affidati a Maurizio Scardia e Vincenzo Farina. 
Pende intanto la richiesta di sequestro conservativo dei beni dei due imputati, presentata dall’avvocatessa Sborgia.

La giudice Panzera ha dato un termine di 20 giorni per consentire alle parti di prenderne atto, fra questi gli avvocati Giacinto Epifani e Luca Leoci nelle vesti di difensori degli imputati. 

Il capo d'imputazione

Omicidio volontario pluriaggravato dalla premeditazione e dal metodo mafioso, l’accusa che dovrà essere accertata nel dibattimento in aula. Cairo, 36 anni, fu ucciso e fatto a pezzi in un capannone della zona industriale di Brindisi - questo dice l’accusa - il 6 maggio 2000. Spada, 46 anni, fu abbandonato con un colpo di arma da fuoco alla testa la sera dell’11 novembre del 2001, lungo la “tangenziale” della superstrada Brindisi-Lecce
L’alone di mistero calato su questi due omicidi, e la “lupara bianca” nel caso di Cairo, fu spazzato via dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Massimiliano Morleo, fratello dei due imputati. L’impulso dato alle indagini, i nuovi sopralluoghi e gli ascolti ruppero anche la cappa di omertà: un ex dipendente di Cosimo Morleo svelò agli investigatori di avere visto fare a pezzi Cairo dalla porta di ingresso del capannone della legna della zona industriale. Ventidue anni prima aveva riferito invece di non saperne nulla, fu poi la moglie a sollecitarlo a liberare la coscienza di quell’orribile peso - sostengono le carte dell’inchiesta - con queste parole: «Amò, con calma ti devi ricordare tutto quello che è successo. Quello che ti puoi ricordare dillo, ok?».
Il movente? Prendere il monopolio della vendita porta a porta delle padelle, sostiene l’accusa. Un business fiorente dagli anni 80. Il metodo, quello mafioso: un messaggio rivolto a tutta la città, quel duplice omicidio a distanza di un anno e mezzo l’uno dall’altro.

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