Brindisi diventa attrattiva: 18 aziende chiedono di poter insediarsi nella Zona economica speciale

L'incontro sulla Zes Adriatica nella sede di Confindustria Brindisi
L'incontro sulla Zes Adriatica nella sede di Confindustria Brindisi
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Martedì 21 Febbraio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 21:51

Brindisi comincia a dimostrarsi attrattiva per gli investimenti grazie alla Zona economica speciale. Ad oggi, infatti, sono diciotto le richieste di insediamento nelle aree attualmente incluse nella perimetrazione. Il dato è emerso nei giorni scorsi, durante l’incontro organizzato da Confindustria Brindisi nella propria sede sul tema “Zes Adriatica: un’opportunità per le imprese. Le agevolazioni fiscali e amministrative per le Zes”. Al tavolo, il presidente di Confindustria Brindisi Gabriele Menotti Lippolis, il direttore dell’associazione degli industriali Angelo Guarini, il commissario Zes Manlio Guadagnuolo, la presidente dell’Ordine dei commercialisti Barbara Branca ed il presidente dell’Asi Vittorio Rina.

Nuove aziende in arrivo nella zona industriale e non solo

«Investire a Brindisi in area Zes: se non ora, quando?», sintetizza con una battuta il presidente, che si dice soddisfatto non solo dell’attenzione degli investitori su Brindisi proprio grazie alla Zona economica speciale ma anche ottimista rispetto alle ulteriori prospettive di crescita. «Le richieste di insediamento - riferisce - sono attualmente 18». Di queste, sei hanno l’iter già avviato mentre altre 12 sono ancora in fase preliminare. «Un ottimo risultato - commenta - considerato che partivamo da zero». I settori di riferimento delle aziende che vorrebbero insediarsi in città sono i più svariati: si va da quello dei materiali legati all’automotive e non solo fino ai servizi portuali. «Tra l’altro - aggiunge - ci si può insediare, utilizzando l’autorizzazione unica, anche con un codice Ateco non previsto dalla Zes. Non si avranno, certo, i vataggi legati al credito d’imposta ed allo sconto sull’Ires ma per il resto si può usufruire della sburocratizzazione delle procedure autorizzative. Che già di per sé è un grande risultato: ci vogliono 30 giorni o al massimo 45 in caso di necessità di verifica dell’impatto ambientale. Tempi così brevi non ce li saremmo aspettati e dunque viva la burocrazia amica delle imprese».

L'interesse del territorio tra imprenditori e commercialisti

L’incontro non era un semplice convegno ma un confronto operativo, che ha messo in contatto gli iscritti di Confindustria con i commercialisti del territorio. «Ci sono stati - riferisce il presidente Lippolis - undici one to one. Una formula per la quale i commissari della Zes Adriatica e di quella Ionica ci hanno ringraziato». Quello di venerdì scorso, infatti, non è stato l’unico incontro sulle Zone economiche speciali organizzato da Confindustria. Qualche giorno prima, infatti, a Francavilla Fontana se ne era tenuto un’altro sulla Zes Ionica (la Città degli Imperiali rientra infatti nella perimetrazione di quest’ultima Zona economica speciale) con la commissaria Floriana Gallucci.

In quel caso, gli incontri one to one sono stati sei o sette.

Confindustria al lavoro per migliorare le condizioni e l'attrattività

Per il momento, chiarisce poi Lippolis, non stanno emergendo particolari problematicità. «La situazione - dice - è tutta positiva. E stiamo lavorando per migliorarla ulteriormente». Il credito di imposta, che va dal 45 per cento per le piccole imprese fino al 25 per le grandi, è infatti assodato ma lo sconto decennale del 50 per cento sull’Ires ha alcuni limiti che per Confindustria andrebbero superati. «Il conteggio - spiega infatti il presidente - si cumula al de minimis. E se hai già utilizzato il plafond, non si può andare oltre. Dunque, stiamo lavorando su una comunicazione al ministro ed al governo perché si possano trovare somme utili per abbattere anche questo ostacolo del de minimis». Lippolis ricorda che «i finanziamenti agevolati di Puglia Sviluppo e Invitalia sono cumulabili». Confindustria, conclude, «è al lavoro, anche con le sedi del Nord Italia, dove molte zone industriali sono sature, per attrarre ulteriori investimenti».

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