Rifiuti non consegnati e sversati: undici arresti in tutta Italia, due sono salentini

Rifiuti non consegnati e sversati: undici arresti in tutta Italia, due sono salentini
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Martedì 10 Ottobre 2023, 21:05 - Ultimo aggiornamento: 12 Ottobre, 11:56

Due intermediari, uno di Gallipoli ed un altro di Trani, due imprenditori di Cellino San Marco ed un uomo di Muro leccese indicato con il ruolo di organizzatore dei carichi, coinvolti nell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Roma e dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Salerno sullo smaltimento illecito e l’abbandono in Puglia e nel Lazio di 7.000 tonnellate di rifiuti, anche pericolosi, prodotti in Campania. Stiamo parlando dell’inchiesta uscita allo scoperto ieri mattina con undici arresti ed il sequestro di due aziende. 

Traffico di rifiuti: undici arresti


Fra le persone colpite dall’ordinanza di custodia cautelare della giudice per le indagini preliminari del Tribunale capitolino, Rosalba Liso, c’è anche Vincenzo Calcagnile, 38 anni, di Gallipoli: «È una figura centrale, costantemente presente, procaccia gli affari, organizza mezzi e uomini, utilizza società schermate», le valutazioni sulla sussistenza delle esigenze cautelari riportate nell’ordinanza. «È un soggetto spregiudicato, non vi è stato un solo segmento delle indagini che non lo vedesse coinvolto, è stato riconosciuto come il factotum dell’affare da pressoché tutti gli ignari produttori che hanno conferito rifiuti. È un soggetto che ha fatto della gestione illecita dei rifiuti il proprio modus vivendi e tale condotta, certamente ancora in atto, può essere fronteggiata con la custodia in carcere».


Misura adottata anche per Luigi Maggio, 31 anni, di Muro Leccese, indagato nel ruolo di complice di Giannelli: «Anche Luigi Maggio riveste un ruolo centrale, è un soggetto pregiudicato come Calcagnile», dice di lui l’ordinanza. «È colui che insiste affinché il carico di rifiuti venga trattenuto oltremodo sul fondo del...e che non si preoccupa di scaricare in un parcheggio ed abbandonare il carico». Carcere anche per Vittorio Favellato, 35 anni, di Fornelli (Isernia); Antimo Sollazzi, 54 anni, di cardito (Napoli); e Morgan Meluzio, 47 anni, di Battipaglia (Salerno). Gli arresti domiciliari sono stati invece disposti per Bruno Giovannetti, 39 anni, di Frosinone; Angelo Bevilacqua, 55 anni, di lentella (in provincia di Chieti); Paolo Migliaro, 26 anni, di san Marzano sul sarno 8in provincia di Salerno); Armando Paolacci, 69 anni, di Marino (Roma); Andrea D’Avino, 48 anni, di marino; e Generoso Roma, 76 anni, di Aversa (Caserta). 

Più di 50 gli indagati


Compaiono nell’elenco dei 53 indagati, fra persone fisiche e persone giuridiche, Antonio Leo e Katia Greco, 58 e 48 anni, di Cellino San Marco, con la loro azienda Gk. Michele Giannelli, 58 anni, di Trani, indicato come l’intermediario con l’autorimessa di Andria dove avrebbero sostato i camion carichi di rifiuti sversati poi nel parcheggio del commerciale della zona industriale di Mesagne ((sequestrati dal Noe di Lecce il 20 aprile del 2020). 
Al centro degli accertamenti del Noe di Salerno e della Dda di Roma l’azienda Newlab di Isernia (gestita di fatto da Calcagnile e Favellato, secondo l’accusa) che avrebbe dovuto conferire in una azienda specializzata i rifiuti prodotti da due centri di Caserta ed uno di Avellino.

Ed avrebbe, inoltre, dovuto occuparsi del trasporto di rifiuti pericolosi prodotti a Giulianova (in Campania) e destinati a una impresa di Portogruaro. Secondo quanto accertato dagli inquirenti per tutti questi conferimenti il Consorzio Was effettuò un bonifico alla Newlab, salvo poi verificare la mancata consegna dei rifiuti.

L'inchiesta


Nelle carte dell’inchiesta si sostiene che quasi 126 tonnellate finirono nei camion in sosta nell’autorimessa di Andria, per essere abbandonati in parte a Mesagne, a Salerno e in altri luoghi non individuati.
Inoltre viene sostenuto che Calcagnile, Maggio Leo e Greco (questi ultimi nelle vesti di titolari della Gk), con trattori della Gk avrebbero caricato rifiuti da una impresa del Basso Salento per abbandonarli poi nelle campagne di San Donaci. Viene contestato l’impiego di documentazione falsa per dimostrare l’avvenuto conferimento, come anche la sostituzione delle targhe con quelle riportanti i dati dei mezzi di un consorzio di trasporto rifiuti. Gran parte dei quali rifiuti urbani misti ed anche rifiuti speciali pericolosi come i bitumi dei vecchi asfalti. Contestato l’ingiusto profitto per un importo di un milione di euro, tuttavia la giudice dell’ordinanza ha rigettato la richiesta del sequestro del profitto destinato alla confisca.


«È elevatissimo il pericolo di reiterazione delle condotte criminose del tipo di quelle per cui vi sono indagini in ragione del “modus operandi, della professionalità dimostrata nel reiterato compimento delle condotte criminose», le valutazioni dell’ordinanza. Si tratta tuttavia di una ordinanza, per tutti gli indagati vale la presunzione di non colpevolezza fino al pronunciamento dell’ultimo grado di giudizio».

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