Scuole senza riscaldamenti, ragazzi con le coperte in aula: «Ora basta, scioperiamo»

In molti istituti vengono segnalati disagi, lezioni al gelo: i termosifoni funzionano male

Scuole senza riscaldamenti, ragazzi con le coperte in aula: «Ora basta, scioperiamo»
di Antonella FAZIO
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Giovedì 16 Febbraio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 20:26

Con coperte e cappotti in aula. La scorsa settimana tre giorni di astensione dalle lezioni affinché fosse ripristinato il riscaldamento nelle classi. Poco più di due settimane fa, invece, un pezzo del controsoffitto di un laboratorio cade fortunatamente senza grossi danni a cose e persone. Sarebbe questa la routine che si vive in alcune scuole secondarie di secondo grado di Bari.

Una situazione a quanto pare «generalizzata» che viene condivisa spesso dai ragazzi sui social ma che «i dirigenti scolastici cercano di minimizzare», almeno stando a quanto riferisce il coordinatore Puglia, e da qualche giorno anche Sud, di Sbam, Daniele Bretone, 20 anni e da poco proiettato verso la sua personale carriera universitaria.

L’acronimo sta per “Studenti, Buonsenso, Autonomia e Merito”, ovvero ciò che questa associazione di studenti chiede su tutto il territorio nazionale e che a Bari ha collegamenti in tutti gli istituti attraverso una chat in cui i rappresentanti di istituto si scambiano idee e episodi accaduti nelle strutture.

Il sit-in

Gli studenti hanno deciso di organizzare un sit-in domani davanti all’ufficio scolastico. Il problema più frequente, a quanto sembra, pare essere uno e uno soltanto: l’edilizia scolastica. «Strutture fatiscenti e non al passo con i tempi, poco moderne e lasciate da tempo in balia di sé stesse», continua Bretone. E così capita che, come è successo la scorsa settimana nella sede centrale dell’Istituto Istruzione Superiore Statale “Romanazzi”, i ragazzi si astengano volutamente dalle lezioni perché in classe fa troppo freddo e non si riesce a stare: «Molti alunni – racconta il 20enne – hanno scioperato per tre giorni. In classe è proprio difficile starci. Mi hanno riferito gli studenti che dalle finestre arrivano degli spifferi che rendono davvero impossibile la permanenza».

E allora, tre giorni di sciopero che non sarebbero andati giù al dirigente scolastico. Ma l’ironia – amara - si spreca sui social dove i ragazzi della scuola di Ragioneria – come si definiva una volta – appaio con coperte addosso e taggando località sciistiche che fanno riferimento alla cinematografia zaloniana con l’ormai celeberrima battuta «Si mamma, fa freddo più di Roccaraso», quando il protagonista della pellicola che inneggia al posto fisso arriva al Polo Nord. Ma questo non è un film. E le immagini raccolte dagli studenti non possono che confermare anche la caduta di un pezzo del controsoffitto nei bagni della scuola. A onor del vero, va detto che ora quel servizio igienico del Romanazzi è inagibile. Non sarebbe inagibile, invece, un laboratorio del liceo classico Socrate. Nella storia pubblicata su Instagram dai ragazzi si legge «La sicurezza prima di tutto» con tanto di emoticon dalle mani giunte e una foto che parla chiaro.

Anche altri casi

Ma situazioni simili ci sarebbero un po’ in tutte le scuole della città metropolitana. Per questo gli alunni – dal “Giulio Cesare” al “Marco Polo”, dal “Cirillo” al “Fermi” all’”Amaldi” - hanno deciso di manifestare il loro dissenso davanti alla sede di via Castromediano dell’Ufficio Scolastico Regione, domani mattina. «Non ci ascoltano – si lamenta Bretone -. Più di una volta abbiamo chiesto di parlare con i vertici dell’Usr ma non ci ricevono. Lo hanno fatto solo una volta nell’era della didattica a distanza e nulla più. Abbiamo il diritto di andare a scuola al caldo e in sicurezza», asserisce con fermezza il portavoce della Sbam. E in alternativa all’Usr? Nulla o poco più: «Quello dell’edilizia scolastica – continua il 20enne – è un tema che dovrebbe riguardare la Città Metropolitana ma con loro è difficile interfacciarsi”. L’ente di via Spalato, una volta Provincia di Bari, dovrebbe gestire la delega ma, stando a quanto riferiscono i ragazzi, «si sarebbero interessati davvero poco a questo tema. Non ci ricevono e non ci ascoltano». E il Comune di Bari? Tecnicamente non ha potere in merito ma potrebbe dare una mano: «Se serve siamo pronti a relazionarci anche con il sindaco e gli assessori per risolvere – conclude Bretone – questa annosa questione».

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