Manifestazione per la pace a Bari: «Noi, metà ucraini e metà baresi»

Manifestazione per la pace a Bari: «Noi, metà ucraini e metà baresi»
di Enrico FILOTICO e Domenico BARI
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Venerdì 25 Febbraio 2022, 08:00 - Ultimo aggiornamento: 10:48

Ieri tutto il paese si è svegliato con la paura che l'Europa potesse tornare a essere settant'anni dopo un contingente di guerra. Fin dalla prime ore del mattino tutti i mezzi di comunicazione hanno annunciato l'attacco armato della Russia in Ucraina, atto finale di una tensione internazionale che da giorni aveva reso il confine tra i due stati uno dei posti maggiormente attenzionati dalle diplomazie internazionali. Dopo l'esplosione dei primi ordigni, le mobilitazioni e i messaggi di solidarietà si sono susseguiti in maniera costante. Bari non ha fatto eccezione, spinta anche da quella vicinanza alla Federazione di Putin nel nome del Santo Patrono San Nicola.

In queste ore 2.500 persone in piazza

Circa 2500 tra agricoltori, pescatori e allevatori - secondo le stime degli organizzatori - stanno partecipando a Bari, in piazza Libertà, alla protesta nazionale indetta da Coldiretti contro la guerra in Ucraina «che affossa l'economia» e contro l'ippenata dei prezzi del carburante che non permette agli operatori economici di coprire i costi di produzione.

Domani incontro di preghiera

Si terrà dunque domani un incontro di preghiera, davanti alla tomba di San Nicola, per chiedere la pace in Ucraina.

L'iniziativa è stata voluta dall'arcivescovo di Bari, monsignor Giuseppe Satriano che a poche ore dall'offensiva russa ha invitato a partecipare anche il rettore della Chiesa Russa di Bari, Padre Viacheslav Bachin.

«La drammatica escalation delle ultime ore mette ancora una volta a dura prova la vita di molte persone di questa nostra Europa, che mostra di aver smarrito memoria storica e comuni radici cristiane. Il cuore è gravido di dolore e credo che, nonostante l'apparente fallimento dei vari tentativi diplomatici messi in atto per fermare questa tragedia, sia importante non dimenticare l'appello che proprio da un vescovo di questa nostra Puglia, don Tonino Bello, fu gridato più volte: In piedi, costruttori di pace! - ha detto Monsignor Satriano -. L'incontro di preghiera presso la tomba di San Nicola di Myra, pensato per la sera di domani, rimane un punto luminoso intorno a cui raccogliere quanti credono nella forza della preghiera come strumento capace di disarmare l'inimicizia. Quanto Cristo ha insegnato rimane per noi strada privilegiata per innervare fermenti di speranza e lucidità di coscienza. Insieme al Rettore della Chiesa Russa di Bari, Viacheslav Bachin, e a quanti prenderanno parte all'orazione di pace, desideriamo invocare il dono dello Spirito su chi, attraverso la diplomazia, è impegnato a operare per il bene comune, ma, allo stesso tempo, desideriamo vivere una forte intercessione per coloro che, drammaticamente, sono i protagonisti di questo momento storico: i civili e i soldati sul campo».

Poi il vescovo di Bari conclude: «Questo gesto non sia interpretato come puro irenismo, ma sia letto come presa di posizione contro ogni forma di guerra. Inoltre, le lampade che porremo sulla tomba di San Nicola vogliono essere segno di un impegno personale e di un'invocazione comunitaria che sale da questo lembo del Mediterraneo per attestare vicinanza a quanti si ritrovano nella paura e nella sofferenza. Il solo pensare alle possibili conseguenze che tale conflitto può innescare porta angoscia ai cuori di tutti. Pertanto auspico che il buonsenso e il dialogo prevalgano su queste ore buie».

«Siamo pronti»

Parole attraverso cui traspare tutta la condivisione del dolore che il mondo cattolico ed ortodosso vogliono testimoniare nei confronti della comunità Ucraina presente nella città di Bari, la terza per popolosità dopo albanesi e romeni. «Siamo tutti pronti, ci aspettavamo questo scenario. Però così è brutto, l'attacco durante la notte mentre la gente dorme e i bambini sono a letto non dovrebbero arrivare le bombe racconta una signora ucraina scesa a manifestare in piazza prefettura, in dosso un foulard con i colori della bandiera della sua nazione -. Non possiamo condividere quello che sta succedendo. Il garante di pace in Ucraina è il primo a cominciare ad invadere il nostro terreno».


Poi la donna continua: «Sono a Bari da tanti anni, però ho le mie radici in Ucraina. Sono riuscita a sentire i miei familiari fin dalle prime ore dell'invasione. All'inizio non potevano comunicare, ora sembra che la situazione stia migliorando dato che possiamo parlare telefonicamente». Le voci della piazza sono tante, un uomo con bandiera giallo-blu in mano ci tiene a raccontare la sua di storia, «prima di invadere l'Ucraina i militari in pensione hanno scritto a Putin di dimettersi da presidente, attaccare il nostro paese farà cadere a pezzi anche il popolo russo. Ci sono parecchi che sono contro la guerra in Russia. Gli oppositori ci sono, hanno paura e non scendono in piazza. Ma ci sono. Si nascondono, però parlano tanto. Questo ci distrugge, noi siamo collegati alla Russia e molti di noi hanno le famiglie lì. Io vivo in Italia da 12 anni, faccio lo scaffalista nei supermercati e vengo da un paese al confine con la Moldavia. Ho lasciato in Ucraina mia sorella e i miei nipoti, hanno 10 e 15 anni, mentre il marito di lei è obbligato a stare lì in riserva. Dovessero mai averne bisogno».
 

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