Mafia a Bari, i tre commissari tornano al Viminale con una prima relazione

Mafia a Bari, i tre commissari tornano al Viminale con una prima relazione
di Nicola MANGIALARDI
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Sabato 6 Aprile 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 8 Aprile, 09:53

Sono tornati a Roma per fare un primo punto con il ministro al Viminale: i tre ispettori della commissione di accesso, nominati per verificare l’esistenza di possibili infiltrazioni mafiose o condizionamenti della pubblica amministrazione locale barese, in seguito ai fatti emersi all’operazione antimafia “Codice interno”, hanno fatto una prima e breve relazione verbale.

La vicenda

I commissari sono stati nominati dopo che, lo scorso 26 febbraio, furono eseguite 137 ordinanze di custodia cautela, con accuse a vario titolo di associazione per delinquere con l’aggravante del metodo mafioso e la messa in regime di amministrazione giudiziale dell’Amtab, la municipalizzata che gestisce il trasporto urbano di Bari.

Al termine dell’indagine sono finit agli arresti domiciliari, con l’accusa di aver beneficiato di voti provenienti dalla malavita organizzata, anche una consigliera comunale, Mari Lorusso, moglie dell’ex presidente di un’altra azienda del comune di Bari, la Multiservizi spa, l’avvocato Giacomo Olivieri, portato in carcere. Secondo indiscrezioni, i tre componenti della commissione dopo una prima serie di acquisizioni e consultazioni a Bari, sono tornati momentaneamente nella Capitale per iniziare a definire i contorni giuridici della vicenda che riguarda la gestione della cosa pubblica. Intanto, sulla tempistica di nomina della commissione, che aveva sollevato alcune polemiche politiche, fonti del ministero hanno fatto sapere che in tanti altri casi i tempi di nomina della commissione sono stati molto più ristretti. Sempre secondo il ministero, infatti, «la prefettura di Bari lo stesso giorno dell’operazione della Dda ha comunicato al ministero dell'Interno gli arresti domiciliari di una consigliera del Comune, e il giorno successivo ha inviato note integrative fornendo ulteriori elementi informativi. Il 4 marzo il Viminale, a fronte dei gravi elementi emersi dall'indagine giudiziaria, tra i quali il commissariamento, ai sensi del Codice antimafia, dell'Amtab, azienda partecipata al cento per cento dal Comune, ha chiesto al prefetto del capoluogo di avviare una specifica attività di monitoraggio, sui cui esiti lo stesso riferiva con nota del 15 marzo, chiedendo di valutare il conferimento della delega per l'esercizio del potere di accesso ispettivo. Il prefetto di Bari - continua la precisazione - nell'esercizio della delega, poi conferitagli, il 22 marzo ha nominato la commissione di accesso, dopo 25 giorni dall'esecuzione dei provvedimenti cautelari». Per i funzionari del ministero dell’Interno, dunque, «non si tratta di tempi record. In casi analoghi, a fronte di rilevanti operazioni giudiziarie che hanno interessato altri Comuni, le tempistiche sono state in alcuni casi, anche, più brevi», riportando come esempi le tempistiche utilizzate per altri comuni, come i 4 giorni per i comuni di Anzio e Nettuno, i 9 per il comune di Lamezia Terme, i 22 giorni per Reggio Calabria, 14 giorni per Melito di Napoli e Moio Alcantara, i 15 per Rende, le tre settimane per Castiglione di Sicilia e i 24 giorni Sparanise, nel casertano. Senza considerare che il consiglio comunale di Caivano è stato direttamente “sciolto”, senza accesso ispettivo. Intanto, sul fronte dei lavori della commissione parlamentare antimafia le audizioni inizieranno ascoltando, mercoledì 10 aprile prossimo, alle 13,30, la presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Bari, Giulia Romanazzi. Poi, a seguire, nei prossimi giorni, verranno convocati a palazzo “San Macuto”, tra gli altri, anche, il sindaco di Bari Antonio Decaro e il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.

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