Neonata nella culla dell'accoglienza, parla il parroco che l'ha trovata: «Il mio regalo di Natale»

Neonata nella culla dell'accoglienza, parla il parroco che l'ha trovata: «Il mio regalo di Natale»
di Nicola MANGIALARDI
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Domenica 24 Dicembre 2023, 10:05 - Ultimo aggiornamento: 11:29


Non nasconde la commozione per il ritrovamento, ieri mattina, della neonata nella "culla dell'accoglienza", il parroco barese della parrocchia di San Giovanni Battista di Bari, il 60enne Don Nicola Ruccia, sacerdote da 36 anni. Un sacerdote d'esperienza, docente presso la facoltà di teologia e vicario zonale della IV vicaria diocesana che, appena ricevuto l'alert sul cellulare e verificato che in quella incubatrice, davanti alla sua chiesa, c'era la piccola bambina si è commosso.

Le parole del parroco

«È un segno e un dono del Signore, ho provato quello che prova una mamma quando nasce un bambino, un'emozione indescrivibile - ha commentato, spiegando che al momento del ritrovamento stava lavorando all'omelia di Natale subito dopo le Lodi mattutine. «Ho visto quegli occhi vispi, udito i gemiti del pianto e l'ho presa in braccio per portarla in chiesa da dove ho chiamato il 118»- continua nel suo racconto il prelato - poi ho voluto mettere a conoscenza dell'accaduto, per condividerne la grandezza del segno, la mia comunità parrocchiale, e ho scritto e inviato un messaggio whatsapp dicendo loro "Un'altra bambina abbandonata nella culla termica"». È stata certo una mattinata particolare quella vissuta da don Antonio. «L'ho subito voluta chiamare Maria Grazia, perché Maria, è il nome della madonna, la madre di tutti noi credenti e quindi, anche, di questa creatura e Grazia per voler mettere in risalto il prodigio del ritrovamento e la gratitudine al Signore per aver consentito a questa figlia di Dio, appena nata di non andare incontro ad un peggior destino.

Questo è il regalo di Natale che il Signore ha deciso di farmi quest'anno».

L'ultimo ritrovamento tre anni fa


In realtà, non è questa la prima esperienza del genere per il sacerdote che, sempre in quella culla, il 19 luglio del 2020 trovò un altro neonato di otto giorni, il piccolo Luigi anche lui affidato alle cure del professor Nicola Laforgia, direttore della neonatologia del Policlinico. Quella esperienza Don Antonio, qualche mese dopo, la raccontò in un un libro: "È vita! Storia di un bambino scartato, abbandonato... affidato", edito da "Il pozzo di Giacobbe". Oggi, anche, alla luce di quella esperienza, il sacerdote diocesano è preoccupato per le sorti di Maria Grazia: «Spero che questa volta, a differenza di 3 anni fa, quando il trovatello fu affidato ad una nuova famiglia nell'arco di 10 giorni, la piccola possa trovare una famiglia che le voglia bene». La termoculla, una sorta di versione moderna della antica "ruota degli esposti", è stata messa davanti alla chiesa vicino a un cartello che spiega la sua funzione e come poterla utilizzare con questo messaggio: «Nessun bambino è un errore. Se sei in una situazione difficile e non riesci a prenderti cura del tuo bambino, lascialo nella culla termica. Nel più completo anonimato, sarà accolto e assistito».


L'incubatrice funziona con un sistema intelligente che segnala la temperatura corporea del bambino che la occupa e avverte telefonicamente il parroco e i medici del reparto di neonatologia del nosocomio barese, in collaborazione con il quale la culla, fruibile e aperta 24 ore al giorno, viene gestita dal 24 giugno del 2014. Intanto, tra i parrocchiani e in città fermentano i commenti divisi tra quanti ringraziano il padreterno per questo dono e quanti, invece, chiedono discrezione e non capiscono cosa possa giustificare un gesto di tale portata da parte dei genitori.
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