Bari, Laforgia attacca: «Non mi ritiro, siano partiti e associazioni a decidere sul mio nome»

Bari, Laforgia attacca: «Non mi ritiro, siano partiti e associazioni a decidere sul mio nome»
di Elga MONTANI
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Martedì 9 Aprile 2024, 19:53 - Ultimo aggiornamento: 20:31

Affondo durissimo al Partito democratico e una dichiarazione che non suona affatto come una resa, ma come un rilancio al tavolo di questa difficile partita delle Comunali a Bari, dopo l'annullamento delle primarie di domenica scorsa e le inchieste che hanno scatenato un terremoto fra città e hinterland arrivando fino in Regione. Michele Laforgia ha riunito giornalisti e sostenitori nel suo comitato di via Melo, al quartiere Murat. Un discorso di poco più di 14 minuti che riportiamo integralmente:

Il discorso di Michele Laforgia:

«A settembre scorso, nel corso di un incontro pubblico, ho dichiarato la mia disponibilità a mettermi al servizio della convenzione per Bari 2024, costituita da molte associazioni e movimenti progressisti in vista delle Amministrative di giugno e dell'intera coalizione di centrosinistra. Mi sono quindi dimesso da presidente de “La Giusta causa". La convenzione mi ha chiesto poi di candidarmi a sindaco, mentre il Pd ha candidato nel corso del tempo tre suoi esponenti, poi ritirati, a favore di Vito Leccese, capo di gabinetto in carico dell'attuale sindaco Antonio Decaro. Il Movimento 5Stelle, all'opposizione del Comune di Bari che per convergere aveva chiesto un nome civico, indipendente dai partiti e dall'amministrazione uscente, ha deciso di sostenere la mia candidatura. Nelle settimane successive non sono mai state chiarite le ragioni per cui il Partito democratico, o meglio la maggioranza del Partito democratico, ha posto il veto sul mio nome, peraltro definitivo nel contempo come “un valore aggiunto”. Lo ha chiesto più volte il presidente Conte, senza ricevere risposta. Nessuno ha mai spiegato perché sarei divisivo, il Pd ha chiesto ripetutamente un altro nome, purché non fossi io. Essere trattato come nemico del popolo e artefice di una spaccatura non piace a nessuno, soprattutto a me che per tutta la vita ho lavorato per unità e affermazione del centrosinistra. Ma siamo andati avanti sempre con spirito costruttivo e mai volendo arrivare a rottura. Nel frattempo sono successe molte cose. Un'inchiesta della magistratura ha portato in carcere un candidato alle primarie del centrosinistra del 2014 e posto agli arresti domiciliari una consigliera eletta nel centrodestra e poi passata in maggioranza, facendo emergere una diffusa pratica di voto di scambio, anche politico-mafioso. E' stata commissariata una importante azienda del Comune, Amtab, perché infiltrata dalla criminalità organizzata.

Nei giorni successivi è stata insediata la commissione d'accesso, come richiesto dai parlamentari del centrodestra, per verificare se a Bari vi siano i presupposti per lo scioglimento del Consiglio comunale e il commissariamento. Il sindaco ha reagito duramente e una affollata iniziativa popolare ha protestato per quanto stava avvenendo. Nel frattempo dopo la vana ricerca di regole restrittive e concordate, er mia personale volontà e su mia iniziativa, abbiamo accettato di fare le primarie rimettendo interamente al Pd la potestà di decidere le regole del gioco. Cosa che è stata accettata dalla Convenzione e dal Movimento, che pure si era detto ripetutamente e in più scenari indisponibile. Eravamo insomma tutti d'accordo. Senonché, a 72 ore dal voto, dopo aver mobilitato tutti i nostri elettori per una grande manifestazione per convincerli a votare in massa, una seconda inchiesta ha decapitato uno dei più strutturati gruppi politici di Bari città, Sud al Centro, in maggioranza al Comune con un assessore in Giunta, due presidenti di municipio e la consigliera comunale arrestata nella prima inchiesta, che ha incontrato entrambi i candidati e avrebbe preso parte alle primarie non a mio sostegno. L'accusa, fra l'altro, è di associazione per delinquere finalizzata alla compravendita di voti, in relazione alle Regionali 2020 e per i Comuni di Grumo e Triggiano».

 

Poi un passaggio sull'ordinanza, «testuale» sottolinea Laforgia: «L'ordinanza datata 25 marzo 2024, individua la qualità delle esigenze cautelari anche “nel rischio che tali iniziative possano degenerare e tradursi in altri e più gravi analoghi contegni, in vista di futuri contesti elettorali”. Gli indagati sono tutti innocenti, ma queste parole pesavano e pesano come pietre. Sin dalle notizie di stampa apprese il 4 aprile era del tutto evidente che non vi erano più le condizioni minime per votare alle Primarie in sicurezza. Quanto accaduto dopo la diffusione del contenuto dell'ordinanza, lo ha ampiamente confermato. Ho proposto di sospenderle ben prima dell'intervento del presidente Conte. Mi è stato risposto con una specie di dichiarazione di guerra a mezzo stampa: “Regoleremo i conti a giugno”. Il resto della storia è noto. Intorno al caso Bari si è determinata la rottura nazionale fra Pd e M5S, si è detto che è stato Conte ad annullare le primarie, si è aggiunto che l'inchiesta non riguarda Bari, si è chiosato che se non si poteva votare alle primarie non si sarebbe potuto farlo nemmeno alle secondarie, cioè a giugno, senza rendersi conto che la posta in gioco è proprio questa. E che servirebbe prudenza con le parole, se proprio non ci si riesce con i fatti. Nelle ore successive si è chiesto a me e Vito Leccese di incontrarci, individuare un terzo uomo o donna che evitasse la spaccatura del centrosinistra. Mi sembra una sesquipedale sciocchezza, per tre ragioni. La prima: l'oscuramento del gravissimo rischio che corre la città, lo scioglimento del Consiglio comunale e il commissariamento. A parte il vulnus per la democrazia sarebbe una catastrofe per la nostra reputazione, l'economia e il futuro. Rischio concreto considerate le iniziative prese dal Governo, la conferma del voto a giugno e i rumors di ulteriori possibili iniziative della magistrature delle prossime settimane. Pare che invece delle candidature si possa decidere a prescindere senza misurarsi affatto con questo inquietante scenario. La seconda ragione sta nella polarizzazione del conflitto che vede al centro del dibattito pubblico non più la città, bensì il duello fra i partiti del centrosinistra, ciascuno con un proprio candidato. Lo ha detto Conte, io non posso disporre del Movimento né il Movimento di me. Io non sono candidato del Movimento. Non sono io a dover risolvere il conflitto. La terza ragione è la personalizzazione della politica, patologia del dibattito pubblico. Non solo a bari e non solo in Italia. Parlo per me. Non mi sono candidato per ambizione, come qualcuno continua a insinuare, ma per ragioni politiche che ho spiegato più volte. Pensavo e penso che a Bari si è concluso un ciclo ventannale, con molte luci e qualche ombra, e che sia necessario un nuovo inizio con un profondo rinnovamento classe dirigente. Non sono io a dovermi riunire in conclave con Vito Leccese per trovare una soluzione e men che meno un altro candidato. E' compito delle forze politiche trovare una soluzione, le stesse ch ci hanno candidato e che ci chiedono di compiere passi danza, non si capisce verso dove né come. Non siamo noi e di certo non  sono io, bollato come divisivo sin dal primo momento, a dover ricomporre specificando anche, magari, di chi dovremmo fare a meno. Dicono che ho un cattivo carattere e non sono disposto a compromessi, non so se sia vero, ma di certo non sopporto da sempre l'ipocrisia e la fuga dalle proprie responsabilità. Sono allergico agli ultimatum per pubblici proclami, specie se non accompagnati da solidi argomenti. Credo sia arrivato momento di rimettere la mia disponibilità a candidarmi a sindaco alle stesse forze politiche che me l'hanno chiesta e l'hanno sostenuta, cioè alla Convenzione per Bari 2024 e al M5s, saranno loro a decidere cosa fare, come e con chi. Quanto a me non ho nessuna intenzione di ritirarmi a vita privata. Resto al servizio del centrosinistra e in attesa di sapere se e a quali condizioni mi sarà chiesto un impegno per le Amministrative. Dopo di che deciderò cosa fare insieme a chi mi è stato accanto in questi mesi». 

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