Bari, allarme reati ecologici nell'area metropolitana. C'è la mappa: 63 siti inquinati

Bari, allarme reati ecologici nell'area metropolitana. C'è la mappa: 63 siti inquinati
di Lucia SCHILARDI
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Giovedì 2 Settembre 2021, 09:48 - Ultimo aggiornamento: 12:39

Oggetto di discussione da tanti, troppi anni, gli atti di violenza contro la natura si fanno sempre più incalzanti. L'intero territorio regionale risente profondamente dell'inquinamento causato dall'uomo, soprattutto in termini di reati ambientali collegati ai rifiuti; una «emergenza non emergente», così come la definì anni fa il procuratore Renato Nitti, pm specializzato proprio in reati ambientali. A tal ragione, l'associazione barese Gens Nova ha realizzato una mappa interattiva delle zone inquinate, presenti nell'intera area metropolitana di Bari, e consegnata al ministero della Transizione ecologica per mezzo della prefettura di Bari.

I siti inquinati


Un lavoro che ha individuato ben 63 siti, tra strade provinciali e statali, diventati deposito illecito di rifiuti, per due dei quali è stato richiesto un immediato intervento di bonifica. In particolare, un gruppo di lavoro di volontari di Gens Nova per la prevenzione dei fenomeni a danno dell'ambiente e della salute pubblica ha censito tutta l'area, corredando il dossier con descrizioni dettagliate e rilievi fotografici. «L'attività - spiega il presidente di Gens Nova, l'avvocato Antonio La Scala - è stata svolta nell'ultimo anno, ogni domenica, nell'ambito di attività di interesse generale e per la promozione della legalità e ha portato alla scoperta di siti in cui sono presenti rifiuti speciali anche pericolosi e nocivi.
Ed è per questo motivo che l'associazione ha attivato (nel giugno di quest'anno, ndr) la richiesta di intervento dello Stato così come previsto dal Codice dell'Ambiente. «Il Ministero - continua - si è prontamente attivato e ha già chiesto all'Arpa Puglia e agli enti territoriali di fornire informazioni sulle aree e di comunicare se c'è contaminazione».

Ad oggi, il Ministero, avanzando l'ipotesi di danno ambientale, ha chiesto a Regione, Città metropolitana e Comune di Bari di dar seguito alle verifiche di propria competenza».

La nota

 

Così, proprio in questi giorni, in una nota inviata al governatore regionale Michele Emiliano, il presidente pugliese Anci (l'associazione nazionale dei Comuni italiani), Domenico Vitto, ha chiesto a nome di tutti i sindaci pugliesi l'immediata attivazione di un tavolo operativo permanente che coinvolga la Regione, l'Anas, l'Anci, l'Upi, la Città Metropolitana di Bari e anche le Forze dell'ordine. Per il presidente Anci Puglia: «è necessario e urgente affrontare con decisione quella che è ormai divenuta una vera e propria emergenza ambientale, che interessa specialmente le strade provinciali, devastate e sommerse da cumuli di rifiuti abbandonati. All'evidente disastro ambientale - continua - si aggiunge quello economico, con gravissime ripercussioni negative per il sistema turistico pugliese. Il turismo di qualità si muove in funzione della salubrità dei luoghi, pertanto, è inammissibile vedere tutte le strade interne trasformate in discariche d'asfalto».
Secondo Vitto, inoltre, è importante che l'intervento preveda attività congiunte e programmate, e un rigoroso monitoraggio che coinvolta effettivamente tutti i soggetti chiamati a rispondere a questa grave situazione, evitando di gravare esclusivamente sui Comuni.
È degno di nota il fatto che su un territorio così bello, denso ma anche molto problematico, esistano realtà attivamente coraggiose, come l'associazione Gens Nova che si è prodigata per una efficace collaborazione istituzionale in difesa dell'ambiente. «Gli ecoreati - hanno commentato i volontari della Onlus - stanno divenendo sempre più una piaga del nostro territorio, aggredito e violentato da individui senza scrupoli, che traggono vantaggio e profitto a discapito della salute pubblica. In questo anno abbiamo visto scene raccapriccianti. Le immagini realizzate non rendono la gravità dello scempio consumato e perpetrato, uno stupro senza eguali al quale servono azioni concrete, e non certamente palliativi, per risolvere una questione divenuta atavica e non più sostenibile, sia per i danni che produce nell'immediato, sia per gli effetti sulla salute nel medio e lungo termine, poiché il timore è che questi rifiuti, come spesso accade, siano dati alle fiamme».

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