Antonio Decaro: «Io alle Europee? Se il partito vorrà, sarò disponibile. Ma intanto faccio il sindaco. Bari è cambiata»

Antonio Decaro: «Io alle Europee? Se il partito vorrà, sarò disponibile. Ma intanto faccio il sindaco. Bari è cambiata»
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Domenica 31 Dicembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 10:11

Farà il sindaco fino all’ultimo giorno e poi? Antonio Decaro si racconta in una intervista al Nuovo Quotidiano di Puglia, tra elezioni amministrative, sempre più imminenti, e le aspettative per la sua città. «Spero che in futuro nessuno più possa meravigliarsi di trovare in Bari una città moderna, efficiente, dinamica», commenta.

Tra meno di sei mesi si conclude la sua lunga missione da sindaco, la rivedremo tra i seggi del Parlamento europeo? Si candida?
«Intanto le mie intenzioni sono quelle di fare il sindaco fino all’ultimo giorno come sto facendo anche in queste settimane. Per quanto riguarda le elezioni europee come ho già detto, se la mia esperienza sarà ritenuta utile dal mio partito nella compagine che dovrà affrontare questa sfida, io sarò disponibile. Credo oggi ci sia da ricostruire totalmente il rapporto tra i cittadini e l’istituzione europea e in questo i sindaci e gli amministratori presenti sui territori possono dare una mano».
Senza di lei il centrosinistra sembra non riuscire a stare insieme e a trovare un candidato unitario. Come si esce da questa impasse? Primarie sì o no?
«Sapremo fare sintesi.

La discussione e il dibattito interno, se fatto in maniera trasparente, e i giornali riportano quotidianamente l’ampia discussione in corso, non sono un demerito. Anzi, io credo sia un valore quello di avere all’interno della coalizione più persone che si vogliono candidare e misurare con questa partita. Significa che in questi anni è cresciuta una classe dirigente che ha tanto da offrire alla città. Meglio discutere pubblicamente e avere tanti candidati in corsa che cercare di convincere qualcuno a rappresentare la coalizione nel segreto di poche stanze».

È preoccupato che si possa arrivare a una spaccatura? Serve un intervento romano?
«Io non sono abituato a sottovalutare niente e nessuno e quindi avere una spaccatura nel centrosinistra mi preoccuperebbe e mi dispiacerebbe. Ma siamo abituati a risolvere i problemi sul territorio, discutendo, confrontandoci, senza farci imporre candidature da Roma».
Dopo 20 anni di governo di centrosinistra teme che il vento possa essere cambiato in vista delle Comunali?
«Io credo che i cittadini abbiano sotto gli occhi ogni giorno la città amministrata da 20 anni dal centrosinistra e dalle persone in carne e ossa che in questi anni hanno lavorato insieme per raggiungere i traguardi. Il centrosinistra si presenterà alle elezioni con un programma sul futuro di Bari e su quello chiederemo la fiducia dei cittadini. Come le altre tornate elettorali hanno dimostrato, le elezioni amministrative non sempre seguono i flussi della politica nazionale. Detto questo, come ho già detto prima, io non sottovaluto niente e nessuno».
 

Se la legge lo avesse permesso, si sarebbe candidato per il terzo mandato?
«Non l’ho mai nascosto, fare il sindaco è l’esperienza umana e politica più importante che mi sia mai capitata nella vita. Se fosse stato possibile mi sarei certamente ricandidato per il terzo mandato, ci sono troppe cose che mi sarebbe piaciuto seguire e veder crescere. In questi dieci anni abbiamo provato a disegnare la Bari del 2030».
Cosa spera per la città di Bari per questo 2024?
«Alla mia città auguro di volgere lo sguardo sempre verso il futuro avendo fiducia nelle proprie potenzialità, senza mai guardarsi indietro. In questi anni i baresi hanno vinto tante battaglie contro i luoghi comuni, contro la scarsità delle risorse, contro le barriere sociali e culturali. Avendo sempre fiducia in noi stessi e in quello che siamo. Tante volte in questi anni ho ascoltato la frase : “Non sembra di stare a Bari”. Spero che in futuro nessuno più possa meravigliarsi di trovare in Bari una città moderna, efficiente, dinamica che ha tutte le carte in regola per diventare una capitale nel Mediterraneo».

In questi dieci anni cosa secondo lei avrebbe potuto fare di più per Bari? Qual è ad esempio un problema che non è riuscito a risolvere?
«Ci sono tante questioni aperte e la Bari di oggi non è certamente la città del 2014 quando sono diventato sindaco. Quella di oggi è una città certamente più moderna, più attrattiva per i giovani e per i turisti, più efficiente ma con tante domande nuove a cui dare una risposta. Penso alle nuove povertà, alle giovani famiglie che vengono a vivere a Bari grazie alle tante aziende che qui si sono insediate, penso al trasporto pubblico, così come alla richiesta di asili nido, di occupazione. Noi certamente abbiamo avviato un lavoro sui servizi digitali, sull’ammodernamento del trasporto, sulla qualità della vita nei quartieri con servizi di prossimità, sulle politiche per fronteggiare l’emergenza abitativa e le marginalità ma ci sono ancora tante cose da fare. Dai problemi più grandi alle emergenze quotidiane, come la manutenzione delle strade che ancora oggi ci fa litigare con i gestori dei sottoservizi per scarsa programmazione».
Come è cambiata la sua visione su Bari in questi dieci anni?
«Non è cambiata. Io ho sempre creduto che questa città avesse le carte in regola per crescere e per superare i limiti che, molte volte anche a causa dei pregiudizi, ci erano stati posti. Se non avessi creduto nelle possibilità di questa città e dei suoi cittadini non avrei fatto tante cose. Quando ho chiuso la città vecchia alla circolazione delle auto, quando ho immaginato la pista ciclabile di viale unità d’Italia, quando abbiamo buttato giù il primo muro della caserma Rossani, quando abbiamo aperto i primi park&ride o quando abbiamo candidato il progetto di Costa Sud al finanziamento del Pnrr io ho sempre creduto nella mia città e nelle sue capacità. Bari è una città che può e deve raccontare ancora tanto, rispetto a quello che è stata e a quello che potrà essere».
 

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