Incidente bus Mestre, inferno in 34 secondi. L’ipotesi: malore dell’autista. Nessun segno di urto o frenata. Faro sul guardrail

Riconosciuti i 21 morti (9 ucraini). Salvini: riflettere sui motori elettrici

Incidente bus Mestre, inferno in 34 secondi. L’ipotesi: malore dell’autista. Nessun segno di urto o frenata. Faro sul guardrail
Incidente bus Mestre, inferno in 34 secondi. L’ipotesi: malore dell’autista. Nessun segno di urto o frenata. Faro sul guardrail
di Nicola Munaro
5 Minuti di Lettura
Giovedì 5 Ottobre 2023, 09:31

Trentaquattro secondi per raccontare l’inferno. Trentaquattro secondi che sono - al momento - l’unico video del bus navetta caduto dal cavalcavia Rizzardi, tra Mestre e Marghera, portando con sé 21 vite e ferendo altre 15 persone. Trentaquattro secondi nei quali adesso la polizia locale di Venezia, i carabinieri e la polizia stanno cercando una spiegazione al dramma. Ed è in quei 34 secondi che il procuratore Bruno Cherchi e il sostituto Laura Cameli provano a far luce puntando sui quattro buchi neri che risucchiano le domande sulla tragedia del bus: cos’è successo all’autista Alberto Rizzotto? Cos’è che gli ha fatto perdere il controllo del mezzo? È a norma il guardrail che costeggia il vuoto sulla rampa Rizzardi? Ci sono stati guasti al mezzo, nuovo e con poca vita, e come si sono comportate le batterie al litio che facevano da propulsore? E poi, qualcuno ha toccato l’autobus sulla fiancata sinistra, spingendolo verso il baratro? Le prime risposte sono già arrivate e sono così solide che il procuratore capo Cherchi le chiama «punti certi, o quasi certi». E cioè che non ci siano stati tamponamenti con altri mezzi e che il bus abbia deviato a destra appoggiandosi per 50 metri sul guardrail e poi cadendo, una volta trovato un buco nella barriera di sicurezza. 

Il video

Più delle parole, le immagini. Quei trentaquattro secondi aperti sulla bocca dell’inferno, altro non sono che la ripresa fissa e immobile della telecamera di sicurezza installata per controllare il traffico in uno degli snodi viari principali. Sono le 19.38 quando il bus di La Linea - una società privata che gestisce alcune tratte in subappalto ad Avm e che stava riportando turisti ucraini, tedeschi, croati e spagnoli nel camping di Marghera - imbocca la rampa del cavalcavia. Pochi secondi dopo lo si vede affiancare nella corsa un altro mezzo, superarlo a destra (come prevede la viabilità in quel tratto) e poi cadere nel vuoto.

Video

«È stato aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio stradale plurimo - ha detto ieri il procuratore capo di Venezia - Intanto stiamo dando priorità agli accertamenti medico legali sulle 21 vittime», tutte identificate successivamente. Un processo che, aveva spiegato Cherchi, «non sarà così semplice». «Molti non avevano i documenti» e la polizia scientifica ha dovuto fare ricorso ai test del Dna. Intanto sono già iniziati i primi interrogatori dei feriti. «I racconti dei superstiti - ha aggiunto Cherchi - collimano con quei punti certi che abbiamo finora raccolto. Ovvero che non hanno sentito alcun colpo sul lato sinistro della fiancata, permettendoci al momento di escludere un incidente, e che si sono accorti di uno spostamento progressivo verso destra. Ma ci hanno detto che non hanno fatto in tempo a rendersi conto di niente». Sull’asfalto «non risultano segni di frenata» ha precisato Cherchi.  

I punti fermi

I primi racconti dei superstiti e i rilievi sul cavalcavia della Vempa hanno dissipato almeno i dubbi sulla dinamica. «Sono emersi alcuni particolari certi: l’impatto del bus con il guardrail è avvenuto 50 metri prima rispetto a dove è avvenuta la rottura della barriera di protezione - ha aggiunto Cherchi -. Sembra che il bus si sia accostato al guardrail, lo abbia seguito per 50 metri, poi abbia avuto un’ulteriore sterzata, o un appoggio, a destra e in quel momento sia caduto. Le fiamme? Non c’è stato un vero e proprio incendio, ma c’è stata una fuoriuscita di gas dalle batterie di litio una volta che il bus è caduto a terra, di guasti precedenti alla caduta non abbiamo avuto riscontri al momento». Sulle batterie al litio del mezzo ibrido e sul loro funzionamento, la procura ha disposto accertamenti una volta che saranno rese inerti, e ci vorranno alcuni giorni. E su questa tema il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini dice «bisogna riflettere su questi dispositivi». 

L'autista

Già oggi potrebbe essere il giorno per il conferimento dell’incarico dell’autopsia sul corpo di Alberto Rizzotto, l’autista del bus, unico italiano vittima della tragedia. Disposto anche il sequestro del telefonino dell’autista. Anche perché è sempre valida l’ipotesi che Rizzotto abbia avuto un malore. Sotto sequestro anche il mezzo, rimosso solo all’alba di ieri dal punto di caduta. «Ha la scatola nera ma non siamo ancora intervenuti a estrarla - ha detto ieri mattina Cherchi - È certo che verrà fatta una perizia sullo stato del mezzo e la manutenzione. Entro settimana è attesa in procura anche la relazione sulla velocità tenuta dal bus che comunque «non può essere stata alta». 

Il guardrail

Ciò che potrebbe rappresentare il nucleo dell’inchiesta è il luogo dell’incidente e in particolare il guardrail del cavalcavia. «Abbiamo messo sotto sigilli tutta l’area coinvolta: il guardrail, il parapetto in ferro ulteriore e il terreno - ha concluso Cherchi - dall’inizio in cui si nota i punti di scarrocciamento fino al punto di caduta».

E c’è una domanda a cui la procura dovrà rispondere: se quel buco che ha fatto impennare e cadere il bus non ci fosse stato?

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