CasaPound, odio razziale, la procura sequestra il palazzo: «Ora lo sgombero»

CasaPound, la procura sequestra il palazzo: «Ora via gli occupanti»
CasaPound, la procura sequestra il palazzo: «Ora via gli occupanti»
di Michela Allegri e Alessia Marani
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Giovedì 4 Giugno 2020, 10:52 - Ultimo aggiornamento: 5 Giugno, 13:23

CasaPound dovrà lasciare il palazzo occupato abusivamente dal 2003 nel Centro storico in via Napoleone III. Non un ordine di sgombero, ma ieri è arrivato il sequestro preventivo dell'immobile disposto dal gip della Procura di Roma su richiesta del pm Eugenio Albamonte nell'ambito di una maxi-inchiesta sul partito della tartaruga e che vede indagata una decina di esponenti, tra cui alcuni vertici del gruppo.

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Due i fronti delle indagini: da una parte l'occupazione abusiva, appunto, e dall'altra l'istigazione a delinquere. In pratica per gli inquirenti il palazzone dell'Esquilino è il quartier generale di un'associazione che «propaganda l'odio razziale e istiga a delinquere, per motivi di discriminazione etnica e religiosa».  Sono i reati contestati dalla Procura di Roma, nell'ambito di un'inchiesta su Casapound, nei confronti, tra gli altri, dei vertici del movimento di estrema destra Gianluca Iannone, Andrea Antonini e Simone Di Stefano.


Il provvedimento di sequestro ora dovrà essere eseguito, vale a dire che all'edificio di proprietà del Demanio andranno apposti i sigilli e gli occupanti dovranno andarsene via. Ma come? Ieri c'è stato un incontro tra alcuni degli esponenti dell'occupazione e la polizia. Adesso la parola passerà al comitato per la sicurezza e l'ordine pubblico in Prefettura. CasaPound non è in cima alla lista delle occupazioni da sgomberare nella Capitale, operazioni ormai a netto rilento, ma adesso rischia seriamente di perdere la sede storica del movimento.

LE ACCUSE
All'interno di quel palazzo, secondo la Procura, sarebbero state messe a punto le strategie che hanno portato ad alcune manifestazioni culminate con minacce ed episodi di violenta intolleranza nelle periferie romane, a partire dagli scontri nei quartieri di Torre Maura e Casal Bruciato, in cui l'ultradestra aveva soffiato sulla rivolta anti-rom dei cittadini.

L'inchiesta su CasaPound era partita da due esposti, uno dell'Anpi, relativo all'istigazione a delinquere, e l'altro, per l'occupazione cominciata senza conseguenze nel 2003, dell'Agenzia del Demanio. Dell'indagine sull'odio aizzato nelle borgate si è occupata la Digos. Sul palazzo di via Napoleone III, l'agenzia del Demanio era stata circostanziata: l'occupazione abusiva va avanti da troppo tempo e ha già avuto come conseguenza un buco milionario nelle casse dello Stato, in termini di canoni di locazione mai incassati. La Corte dei Conti ha calcolato un danno erariale di 4,6 milioni per omessa disponibilità del bene e mancata riscossione dei canoni. Ieri si era diffusa la notizia di una notifica di sgombero arrivata a CasaPound. «So solo che c'è stato un incontro con i poliziotti in Questura - dice Davide Di Stefano, responsabile romano del movimento - ma non ci è stato notificato alcuno sgombero».

Nei giorni scorsi la sindaca Virginia Raggi aveva preso carta e penna e inviato due lettere al ministro della Difesa Lorenzo Guerini e a quello dell'Economia Roberto Gualtieri chiedendo lo sgombero di due occupazioni abusive di Casapound Italia. L'inchiesta della Procura nel frattempo, però, marciava per suo conto e ieri il gip ha fatto la sua mossa. La sindaca ha twittato: «Ripristiamo la legalità». Interviene anche il viceministro dell'Economia Laura Castelli: «Dovete lasciare lo stabile».

LE REAZIONI
«Siamo contenti che questa iniziativa sia stata assunta. Ora aspettiamo l'evoluzione dal punto di vista giudiziario». Così l'Anpi commenta la notizia. «Esprimiamo viva soddisfazione per il provvedimento che era stato richiesta dalla procura sulla base della nostra denuncia», ha sottolineato il vicepresidente, Emilio Ricci.

«Grazie al lavoro dei magistrati e della Procura di Roma, alla Questura della Capitale si ristabilisce la legalità e finalmente Casapound dovrà fare le valige e restituire l'immobile di via Napoleone III. Togliamo la macchia nera a Roma e soprattutto si fanno rispettare le regole». Lo scrive in un comunicato il segretario del Pd Lazio, senatore Bruno Astorre. «Grazie ai cittadini che hanno sempre portato avanti questa battaglia di legalità, evitando di cadere - aggiunge Astorre - negli slogan della sindaca Raggi che come al solito ha assistito dal balcone del suo Facebook».

CASAPOUND
Intanto pare calma la situazione in via Napoleone III dove da Casapound non commentano la notizia del sequestro preventivo dello stabile anche perchè «noi non abbiamo ancora ricevuto nulla - dicono - e aspettiamo». Fuori dal palazzo solo giornalisti Nella palazzo di sei piani in via Napoleone III vivono dal 2003, da quando cioè Casapound lo ha occupato, 19 nuclei familiari per un totale di 70 persone. Ottenuta la rimozione della scritta Casapound sul portone d'ingresso, dove resta però l'impronta lasciata dall'impianto, ieri si è diffusa la notizia di un primo avviso orale di sgombero, parzialmente smentita dalla questura che, questa mattina, senza aggiungere ulteriori dettagli, ha diffuso la notizia dell'ordinanza di sequestro firmata dal Gip a conclusione di indagini svolte dalla Digos.

Da una finestra del primo piano del palazzo di via Napoleone III occupato da Casapound, è stata montata una potente cassa acustica che diffonde l'inno nazionale.
Fuori si sono ritrovati una ventina di giornalisti e cineoperatori.





 

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