Agnelli, giallo sull'eredità. L'accusa della figlia Margherita: «sparite» 636 opere d'arte per centinaia di milioni

Da alcune ville dell'Avvocato mancherebbero tele di De Chirico, Balla e Monet. La replica dei fratelli Elkann: "Quei beni appartenevano a Marella"

Margherita Agnelli (a sinistra) e i tre figli John, Lapo e Ginevra Elkann con il padre Alain Elkann
Margherita Agnelli (a sinistra) e i tre figli John, Lapo e Ginevra Elkann con il padre Alain Elkann
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Sabato 14 Ottobre 2023, 14:22

Tele di Claude Monet, ma anche opere di Giorgio De Chirico, Jean-Léon Gérôme, Giacomo Balla e molti altri. Una pinacoteca da centinaia di pezzi (636, pare), dal valore di centinaia di milioni di euro, apparentemente spariti nel nulla. È questo l'ultimo capitolo della "guerra" sull'eredità di Gianni Agnelli, il patron della Fiat scomparso nel 2003 che vede contrapposti la figlia Margherita e i tre nipoti (figli del primo matrimomio di Margherita con Alain Elkann) John, Lapo e Ginevra Elkann. 

La battaglia

Una battaglia già finita al centro di una disputa al Tar del Lazio, poiché le opere potrebbero avere un interesse culturale di rilievo pubblico, motivo per cui il ministero dei Beni culturali ha chiesto di rendere "ostensibile" a terzi l'elenco di quel patrimonio.

Ma l'ultimo capitolo della saga, al centro di un'inchiesta di Report che andrà in onda domenica 15 ottobre, riguarda un altro aspetto della contesa milionaria tra Margherita Agnelli e i tre figli: la presunta "sparizione" di centinaia di tele e opere d'arte rimosse dall'elenco dei beni presenti in tre case appartenute all'Avvocato, passate in usufrutto alla moglie Marella alla morte di quest'ultimo (nel 2003). 

Gli immobili in questione sono quelli di Torino e Roma: Villa Frescot, Villar Perosa e un grande attico a due passi dal Quirinale, come ricostruisce il Corriere. Abitazioni che, in base a quanto stabilito da Agnelli nel testamento del 1999, alla sua morte sarebbero andate «per l’usufrutto vitalizio a mia moglie Marella e per la nuda proprietà ai miei due figli Margherita e Edoardo», poi morto suicida nel 2000. La figlia Margherita però nel 2004 firma a Ginevra un accordo transattivo sull’eredità del padre e un patto successorio con la madre, rinunciando alla sua futura eredità in cambio di circa 1,4 miliardi di euro. E alla morte di Marella, nel 2019, entra in possesso delle tre abitazioni, nel frattempo concesse in uso a  ai figli.

Gli "ammanchi"

Dagli immobili, però, secondo i legali di Margherita «risultavano ammanchi di beni di ingentissimo valore di proprietà del padre»: quadri di Balla, De Chirico e Gérôme a Roma; Monet e due Bacon a Villar Perosa e Villa Frescot. Replicano i fratelli Elkann: «L’inventario dei “beni contenuti nell’immobile di Roma”, firmato da Marella e da Margherita, e confluito dell’allegato 2A dell’Accordo Transattivo, non contiene volutamente la pagina 75, espunta, nella quale erano stati indicati tali quadri». Il motivo? Le opere, sostengono gli Elkann, appartenevano a Marella che le aveva acquistate, e non a Gianni: motivo per cui, come stabilito dalla consorte dell'Avvocato nel suo testamento, avrebbero dovuto passare in eredità ai tre nipoti. Una ricostruzione che però viene contestata da Margherita. 

 

Un caso attualmente al centro anche di un'indagine della procura di Milano, che punta a fare luce sulla presunta "sparizione" (all'estero?) di opere appartenute al patron della Fiat. E la questione, come accennato, potrebbe vedere entrare in campo anche il ministero della Cultura, che potrebbe aver interesse a porre sotto tutela alcune opere per impedire eventuali trasferimenti o vendite all'estero. 

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