Delitto Sarah Scazzi, conto alla rovescia: zio Michele vede la libertà. Ma insiste: l'ho uccisa io/La cronistoria

di Mario DILIBERTO
Sabato 13 Gennaio 2024, 06:49 - Ultimo aggiornamento: 14 Gennaio, 11:48 | 1 Minuto di Lettura

Cosa disse

Spiegò di aver strangolato la ragazzina dopo un approccio respinto e dopo aver avvertito un forte calore alla testa. Versione che si rimangiò una settimana dopo, infilando sulla scena del delitto la figlia Sabrina, all'epoca 22enne. Sabrina giurò per ore di essere innocente, ma finì in carcere e da allora non è più uscita, nonostante le ritrattazioni del papà.

Gli investigatori e tre gradi di giudizio, in ogni caso, hanno scritto una verità processuale diversa da tutti i racconti di zio Michele. Ad uccidere la piccola Sarah, recita la sentenza definitiva, furono Sabrina e sua madre Cosima. A scatenare il delitto un crogiolo di veleni e sentimenti contrastanti. Michele sarebbe entrato in azione solo dopo la morte della nipote. Sarebbe stato chiamato dalle donne di casa per far sparire il corpo ancora caldo della 15enne. Una missione che lui avrebbe eseguito diligentemente, dopo aver caricato il cadavere in macchina. Fedele al mandato ricevuto da moglie e figlia, ha stabilito anche la Cassazione, sarebbe volato in campagna per scaraventare il corpo in quella cisterna interrata, utilizzata per la raccolta delle acque piovane. Poi avrebbe custodito per quaranta giorni il segreto nel suo cuore, sfuggendo a investigatori e cronisti.

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