Torture alla fidanzata per avere la password del cellulare. Le disse: «Da qui non esci viva»

Torture alla fidanzata per avere la password del cellulare. Le disse: «Da qui non esci viva»
di Mario DILIBERTO
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Martedì 7 Novembre 2023, 20:35

Picchiò selvaggiamente la fidanzata, dopo averla legata prima ad una sedia e poi al letto. Pretendeva che la donna gli rivelasse la password di accesso al suo cellulare per trovare le prove di un tradimento. E poi la minacciò con un eloquente «Di qua non esci viva». 
Le fasi della terribile aggressione sono state raccontate ieri mattina in camera di consiglio dalla vittima, che ha ripercorso quanto avvenuto ad aprile dello scorso anno. 
Sott’accusa un 32enne di Taranto, chiamato a difendersi dalle gravissime contestazioni di tortura, maltrattamenti in famiglia, sequestro di persona, lesioni e rapina. Il procedimento è sbarcato all’attenzione del giudice Pompeo Carriere. Il giovane imputato, che è difeso dagli avvocati Rosario Orlando e Maira Palombella, infatti, ha scelto di definire la sua posizione con il ricorso al rito abbreviato. Nell’appuntamento in camera di consiglio, quindi, è toccata alla malcapitata, oramai ex compagna del 32enne, ripercorrere i momenti di quel terribile pestaggio ad opera dell’uomo al quale era legata sentimentalmente da anni. Stando a quanto si è appreso, la donna ha spiegato che sino a quel giorno il fidanzato non l’aveva mai picchiata. Ha spiegato che la vita di coppia era turbata da litigi che spesso sfociavano in confronti piuttosto accesi dal punto di vista del linguaggio, ma che mai l’uomo aveva alzato le mani.

L'aggressione

Il 17 aprile scorso, però, le cose andarono in maniera decisamente diversa. A scatenare la furia incontenibile del tarantino il desiderio di trovare le prove del tradimento della compagna, dopo che la donna aveva ricevuto un messaggino sul cellulare. Il 32enne voleva a tutti i costi la password dell’apparecchio e per questo avrebbe picchiato brutalmente con calci e pugni la malcapitata. Poi l’avrebbe legata con una corda ad una sedia e successivamente, stando a quanto si legge nel capo di imputazione, l’avrebbe “incaprettata” stendendola sul letto. E avrebbe ripreso il pestaggio urlando alla vittima che da quella casa lei non sarebbe uscita viva. A salvarla, però, fu il papà del suo aguzzino. 
L’uomo arrivando a casa si trovò dinanzi ad una scena surreale. E riuscì a legare la vittima che fuggì in strada. A quel punto scattò l’allarme e il tarantino venne arrestato dagli agenti della Polizia.
La donna, come si è detto, ieri mattina ha ricordato quei drammatici momenti in balia dell’ex compagno e ha sostanzialmente confermato tutte le accuse riportate nella sua dettagliata denuncia. 
Una volta esaurita la sua deposizione, l’imputato ha chiesto e ottenuto di fornire la sua versione dei fatti. Stando a quanto filtrato dalla camera di consiglio, ha ribadito di non aver picchiato in alcuna occasione la compagna prima di quel giorno, in cui avrebbe perso letteralmente la testa.
Una volta conclusa anche la sua testimonianza, il giudice ha deciso di rinviare il procedimento.

Nella prossima udienza, quindi, spazio alla requisitoria del pubblico ministero e alle arringhe dei difensori dell’imputato, ma anche del rappresentante di parte civile. La vittima, infatti, si è costituita in giudizio mediante l’avvocato Diego Maggi e ha formalizzato una richiesta di risarcimento del danno quantificata in centomila euro.

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